Il locale risuonava del repertorio dei Beatles, il rock più romantico del mondo. Quel romanticismo che gli dava la nausea, come i cuori di ketchup che veniva rigorosamente disegnato sopra ogni piatto fornito di cibo spazzatura, accompagnato dal nome del cliente. Era il piatto di Claudia quello che adesso Fabrizio stava trasportando, lì al tavolo 4, dove una formosa donna mozzafiato non aveva scollato gli occhi di dosso al cameriere nemmeno per un secondo.
«Ecco a lei... Claudia. Buona cena» disse Fabrizio con un sorriso appoggiando il piatto al posto che gli spettava, davanti la cliente. «Grazie a te...» rispose la donna civettuola, il suo sguardo carico di mascara vagò qualche secondo sul viso del ragazzo per poi andare alla ricerca del cartellino con il nome «... Fabrizio» aggiunse trovandolo. Fabrizio sbuffò divertito di una routine ormai consona. Non ebbe bisogno di alcuna parola, la musica sopra di loro risuonava forte: "All you need is love" il pezzo che, ci avrebbe scommesso, faceva scintillare di lussuria lo sguardo della sua cliente.
Così, con aria rassegnata ma con estrema nonchalance, Fabrizio in un ormai abile gesto della mano si allungò per afferrare il bicchiere di vetro della ragazza rivelando sul suo polso un tattoo con la scritta "Mi salvi chi può", non aveva idea di che canzone fosse, ma di certo non era una dei Beatles.
«Mi scusi, è sporco, gliene porto uno pulito» disse cordiale. Claudia, che era venuta lì con l'unico scopo di trovare la sua anima gemella, non si lasciò sfuggire l'occasione per sbirciare il polso del ragazzo che aveva colpito la sua attenzione, rimanendone però estremamente delusa. Fabrizio non portava al polso il suo stesso tatuaggio, niente Beatles e niente Love. Improvvisamente lo scintillio del suo sguardo perse tutto l'interesse poco prima provato, e i suoi ringraziamenti persero del tutto il tono civettuolo che la caratterizzavano, amareggiata e abbastanza risentita dal rifiuto non diretto non le restò che dedicarsi al suo panino.«Amico, che spreco» constatò Andrea, collega di lavoro e uno degli amici più fidati di Fabrizio, aveva osservato tutta la scena dal bancone in cui decorava i piatti prima di servirli.
«Tu che puoi dovresti approfittarne, io lo farei. » continuò passandogli i prossimi piatti da servire, probabilmente una coppia, per fortuna.
«Ho chiuso con le sveltine» rispose Fabrizio totalmente disinteressato.
«Sicuro di esserti iscritto al conservatorio e non al convento? Forse ti sei confuso con i nomi» ridacchiò l'amico sfottendolo.
«Stai attendo André, ricorda che so bene dove abiti»
Roma era enorme, ma fonte di grandi occasioni. Andrea aveva conosciuto Fabrizio in Calabria, la sua terra natia, durante una vacanza con la promessa sposa Lidia, e tra di loro era nata una splendida amicizia. Quando Fabrizio aveva comunicato loro che sarebbe venuto a Roma per studiare la sua passione trovando il coraggio necessario per abbandonare il lavoro che non lo rendeva felice, Andrea non si fece scrupoli ad ospitarlo per qualche tempo finché non fosse riuscito ad ottenere una borsa di studio e scalare la graduatoria per ottenere il suo posto sudato nelle residenze universitarie, nel mentre aveva pure trovato un posto per lui nel pub in cui lavorava.
«Non dirlo a Lidia» rispose lui punto sul vivo «Scherzavo!» urlò dietro alle spalle di Fabrizio una volta che questi si voltò per servire l'ordine. Si guardò il tatuaggio sul polso leggermente preoccupato ma con il sorriso stampato sul volto, amava prendere in giro il suo amico semplicemente perché sapeva che prima o poi la sua anima gemella si fosse rivelata esattamente come lo era stato per lui, andava sempre così.
Certo, lui era stato graziato dagli dei e aveva trovato la sua anima gemella proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno, quando sul polso iniziava a comparire il tattoo che lo avrebbe legato alla sua lei. Il tutto fu molto bizzarro in quanto accadde durante la scelta dei brani per la festa che avrebbe dato a breve, insieme alla sua amica di infanzia, cui compleanno era da poco passato. Non era di certo compito facile scegliere la musica per le due fazioni di invitati.Il tattoo non appariva alla nascita pur essendo dalla nascita legati a qualcuno di specifico, questo perché quel qualcuno poteva nascere lo stesso anno o magari già aveva compiuto i suoi primi anni o ancora ancora non era venuto al mondo. I diciotto anni erano non solo gli anni della maggiore età ma la conferma dell'esistenza al mondo del tuo lui/lei, l'anno più importante, atteso ed elettrizzante per il genere umano.
Quella volta, mancavano pochi minuti a mezzanotte:
«Questa!» disse la ragazza, Lidia, puntando il dito sulla lista delle varie tracce musicali «È la canzone che stavo ascoltando quando tu e i tuoi siete arrivati a bussare alla porta di casa, con una torta di mele in mano a presentarvi come nuovi vicini»
«Me lo ricordo» rise Andrea «Quando tua madre ha aperto la porta non ricordo di aver sentito le sue parole, ero troppo concentrato a vedere te ballare come una scatenata alle sue spalle a suon di "I Want To Break Free"»
«Era impossibile altrimenti, lo richiedevano le pulizie di primavera» si giustificò lei scrollando le spalle.
«Dai, ascoltiamola» disse Andrea con il dito già pronto a cliccare sul tasto play nello schermo. È così che accadde, cantarono a squarciagola buona parte della canzone finché uno dei due non si accorse che la mezzanotte fosse già scattata da un pezzo.
«Auguri di buon compleanno» disse lei non riuscendo a trattenere un sorriso e un rossore troppo vivo, il suo sguardo vagava emozionato tra il volto del ragazzo e il suo polso. Andrea come percorso da una scossa elettrica si ricordò del tattoo che ancora pensava di non avere, e invece eccolo lì, marcato di un nero che non ammetteva repliche diceva: "I Want to break free". Era incredulo e il suo volto lo dimostrava non sapendo che guardare, chi, o cosa fare. Una vocina nella sua testa però continuava a dirgli: Lo sapevo.
«Lo sapevi?» le chiese invece per conferma, Lidia sembrava parecchio meno sorpresa di lui, aveva l'aria di chi aveva puntato tutto sul cavallo vincente e aveva appena ricevuto l'esito della corsa.
Lei per tutta risposta rivelò il suo tattoo del tutto identico al suo. Aveva compiuto diciotto anni pochi giorni prima ma non aveva festeggiato, era una loro abitudine farlo insieme perciò nessuno si era disturbato di chiederle cosa fosse apparso nel suo polso e se anche lo avessero fatto, lei era abile nel declassare i discorsi.
«Non mi serviva questo per capire che eri tu» rispose lei annuendo «Non sapevo se lo stesso valeva per te»
«Hai fatto in modo che me lo ricordassi» constatò lui «ma anche io lo sapevo, non poteva essere qualcun altro» disse poggiandole una mano sulla guancia, si sentiva bene adesso che era libero di farlo senza temere la rottura di un'amicizia.
«Avevo paura che tu fossi la mia anima gemella, ma che io non fossi la tua. Quando è apparsa quella canzone, sapevo che non poteva esistere nessun altro incontro come il nostro ad avere la stessa colonna sonora, non sarebbe mai vibrata dentro al mio cuore allo stesso modo del ricordo che ho di quel giorno»
«Felice di sapere che le tue paure fossero infondate. Mi basta stare con te per dimenticare l'esistenza di questi tatuaggi, che altra prova mi serve?» disse prima di baciarla e sigillare così la loro unione.

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Metamoro || Soulmate
FanfictionMetamoro AU Fin dalla nascita gli esseri umani sono legati alla propria anima gemella. C'è chi dice che esista un filo rosso del destino a legarli, quello che loro sanno però è che esiste qualcosa di ben più visibile a prendersi quel ruolo: Un tatu...