Capitolo 8.

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“Ci sono dei sentimenti così intraducibili che ci vuole la musica per esprimerli.”
- Fonte: André Esparcieux

"Guarda qua" Matteo mi indica un esercizio sul libro di matematica e io gli lancio un'occhiata confusa "facciamo questo, Madi"

"Matteo, pensavo fosse l'ultimo quello che ho appena finito" mi lamento con voce quasi da bambina, mentre lo fisso con sguardo dolce. È da più di due ore che facciamo matematica, quando gli ho detto che ho dei problemi in questa materia si è offerto di darmi ripetizioni e, dopo un po' di esitazione, ho accettato, ma ora sono veramente esausta.

Odio i numeri e passare così tanto tempo a studiarli mi fa venire il mal di testa. "Dai, Madi, un ultimo sforzo e poi usciamo da qua e andiamo a prenderci qualcosa di buono al bar"

Siamo seduti nella biblioteca comunale, visto che stiamo uscendo solo da due settimane e non ci sembrava ancora il caso di andare a casa di uno dei due. Molto meglio se per il momento ci andiamo piano, almeno su questo fronte, visto che l'intensità dei sentimenti non la riusciamo a controllare.

Ormai passiamo ogni ricreazione insieme e spesso e volentieri ci vediamo anche nei pomeriggi, a parte quando lui va agli allenamenti di calcio. Fra tre giorni avrà una partita in casa e mi ha invitato a partecipare, sono molto emozionata all'idea di vederlo giocare con la maglia del Monza per la prima volta. Essere presente mentre gioca in una buona squadra che potrebbe dargli l'opportunità di realizzare uno dei suoi sogni, è un onore per me.

"Per oggi non ne posso più. Usciamo di qua." giro appena la testa per vedere se qualcuno dei pochi presenti sta facendo caso a noi, poi avvicino il viso al suo orecchio per poter sussurrare "Voglio baciarti, mi manchi"

Mi allontano e gli sorrido con timidezza, osservando il suo viso che cambia. Arrossisce leggermente, e questo lo fa sembrare ancora più bello ai miei occhi, poi chiude il libro ed annuisce. "Va bene, Madi, ma solo perché ho lo stesso tuo pensiero in testa già da un po'."

Annuisco appena e velocemente ritiriamo le nostre cose, sistemando tutto dentro gli zaini. Poi lui mi prende per mano e, dopo aver fatto un saluto cordiale alla bibliotecaria, usciamo fuori.

Respiro immediatamente l'aria pulita e fresca, ripulendomi i polmoni dall'odore di chiuso e vecchio della biblioteca, poi Matteo mi attira a sé, facendomi sbattere delicatamente al suo petto.

Io alzo automaticamente il viso per far incrociare i nostri sguardi e sorridiamo entrambi, osservandoci. Ho lo sguardo incollato al suo, non riesco a guardare nient'altro se non il suo viso che mi guarda con tanta dolcezza, ma anche se riuscissi non lo farei. È così bello che lo guarderei ore e ore senza stancarmi mai, non ho mai provato nulla di tutto ciò prima d'ora.

Non serve nemmeno parlare quando l'ho difronte, sento che comunichiamo anche solo con gli occhi. Sento tante emozioni anche solo quando mi guarda o sorride.

"Ciao, Madi. Posso baciarti ora, finalmente?" sfiora il mio naso con il suo e avvicina leggermente la bocca alla mia

"Ehi, Teo, e me lo chiedi pure? Non aspetto altro" mi alzo leggermente sulle punte e lui elimina la poca distanza rimasta. Accarezza appena le mie labbra con le sue e le mie farfalle nuovamente iniziano a svolazzare impazzite, da una parte all'altra.

Con una mano mi accarezza le punte dei capelli, mentre l'altra la tiene ferma sul mio viso. Sento i brividi percorrermi completamente, tra le sue carezze e il bacio. Mi sento come se stessi volando, come se non avessi più la terra sotto i piedi, come se fossi posata su una nuvola.

Appena il fiato ci viene a mancare, ci allontaniamo piano piano. Apro gli occhi lentamente e lo osservo mentre si morde le labbra e trattiene un sorriso. "Non immagini come mi sento ogni volta, con te è tutto così bello e semplice. Mi sembra di conoscerti da una vita, ma non voglio correre"

Quando nasce un amore|| Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora