Alle sei del pomeriggio
-alle diciotto per i più precisi-
cosa può offrire
fuori dal suo ordinario
la già straordinaria Roma dei sette colli?
Un centurione
con un corpo di cinquant'anni
una veste di duemila
ed un cuore senza età.
Anacronisticamente
lui è lì, sotto al Vittoriano
come a reclamare un antico dominio
sul nuovo.
Ma non parla latino
non lo sa neanche
si esprime in romano
quello vero e d'una volta
quello che appartiene al cuore della città.
Si trovano sotto quella corazza
non i tatuaggi dei galeotti
o la pelle consumata del carcere
ma valori puri e scaduti
nella società della fretta
e dell'anonimo
che non sa più conservarli.
Diverte per innata ironia
per la simpatia che caratterizza la sua
la nostra
razza
noi che i problemi li sappiamo
e siam capaci a riderci sopra
e nelle nostre risa
riecheggia la consapevolezza
d'un passato più grande
della stessa attualità che vi fa tanto penare.
Il centurione nel mondo in cui ci si vende
per il potere
per comandare
non ha davvero padrone
è libero e semplice
con una spada di legno ed un sorriso diverso
sotto al cielo mutevole ed i marmi di Roma,
davanti allo scorrere dei secoli
che si rincorrono e sfidano
sulle facciate dei palazzi e sulle rovine
della città
ch'è eterna come l'anima sua.