«Thòmas, per l'amor di Dio, rispondi a questo dannato telefono!» dico imprecando contro al telefono e camminando sempre più veloce.
Ormai non so più che fare.
«Thòmas, maledizione, rispondi almeno tu! Ho davvero bisogno di aiuto! Ti prego Thòmas, c'è un tizio che mi sta seguendo da quando sono uscita dalla palestra e sto facendo tutto il possibile per raggiungere casa di uno di voi ma non so dove cazzo sono! Thòmas sei l'ultimo che può aiutarmi, ho chiesto aiuto perfino ad Ava, nonostante il nostro brutto rapporto, ma oggi nessuno sembra volermi aiutare!» dico, registrando l'ennesimo messaggio nella segreteria di Thòmas.
Me lo sentivo.
Sentivo nell'angolo più profondo della mia mente, quello offuscato dal senso della ragione e della logicità, che oggi sarebbe andato tutto male.
«Cazzo!» mi lascio sfuggire urlando quando noto che il tizio ha cominciato a velocizzare il passo.
Vorrei tanto sapere come sono finita qua, in mezzo ai campi e in una strada piena di gallerie ad essere rincorsa da un uomo.
L'unica cosa che mi resta da fare é correre, correre senza fine e senza una meta, poiché sarebbe impossibile stabilirla.
Sono spacciata. Qualunque cosa mi suggerisce che io sia spacciata: l'assenza di case, la batteria del telefono quasi morta, il mio respiro pesante, le suole dell'uomo che sbattono contro l'asfalto. Siamo circondati da campi di pannocchie, che potrebbero essere la mia salvezza.
Utilizzo tutte le mie forze e corro più forte, per poi girare bruscamente a destra e immergermi tra le pannocchie.
Sento l'uomo urlare un "Bastarda!" prima di sentire un fruscio, segno che anche lui è entrato in questo assurdo labirinto.
Ancora correndo, apro velocemente la telecamera del telefono e comincio a registrare tutto.
«Sono Lisenne, Lisenne Renters. Non so esattamente dove mi trovo, ma sto scappando. Fanculo! Ho una paura matta, sto correndo in un campo di pannocchie nel tentativo di scappare da un uomo, la cui identità mi è ignota. Penso abbia su per giù trent'anni ed è molto agile, ma non ho avuto e non ho ora il tempo di osservarlo. Fanculo! Pannocchia del cazzo! Ok, vedo una strada laggiù e spero non sia la stessa di prima, altrimenti sono altamente fottuta.»
«Dove cazzo pensi di scappare, mocciosa? Non puoi!» vengo interrotta dall'uomo che urla furioso.
«Merda! Mi sa che questi sono i miei ultimi minuti in vita. Spero venga ritrovato il mio corpo, o almeno il mio telefono. Non lo so, diamine! Ma quanto cazzo bisogna correre per arrivare alla strada? Dio mio, questo è il karma! Mi viene da ridere. Per favore, se il mio telefono viene ritrovato e se viene ritrovato dalla polizia, fatelo vedere a Thòmas Santiago. Ecco, Thòmas, ascoltami. Se ipoteticamente, con una percentuale del 15%, riuscissi ad uscirne viva e non ho ancora fatto ritorno a casa, ti prego di venire ad Ersk. Sai dov'è, cercami. Se non sono lì, se non tornerò mai lì, mi dispiace ma probabilmente ho perso. Mi dispiace tantissimo. Mi sembra un videogioco e... Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo!» cado bruscamente al suolo, nel tentativo di saltare per raggiungere la strada. Ci riprovo e il Signore sembra per un attimo volermi bene poiché ci riesco.
«Sto bene, forse. È tutto un grande forse e lo è sempre stato. Amavo scrivere cose del genere e il pensiero che io non possa più farlo mi ammattisce. Non penso di poter correre ancora a lungo, sono sempre stata una schiappia nella corsa e tra poco non riuscirò più a respirare! Merda, è dietro di me!»