Capitolo 1 | L'arte dell'oscurità

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Quella notte, comprendemmo due lezioni fondamentali.

La prima, era che dovevamo installare assolutamente un sistema d'allarme. La seconda, era che doveva essere tanto efficiente da sopperire all'intervento inutile delle forze dell'ordine. Avevamo chiamato la polizia locale avvisando dell'effrazione e il risultato era stato bizzarro ed imbarazzante. 

L'agente mandatoci sul posto, il pigro, anziano e baffuto Joe, che non faceva altro che sollevarsi i pantaloni cadenti sulla generosa pinguedine, aveva frettolosamente esaminato la casa per accertarsi che non ci fossero intrusi. Con la sua mini torcia che continuava a spegnersi ed accendersi e la fronte costantemente sudata, sembrava più spaventato di me, Walt e Mimì messi insieme.

Alla fine era tornato sul portico, lì dove lo aspettavamo, zuppo e col fiatone, usando il colletto della camicia per asciugarsi la faccia. Aveva tirato le somme così: «Siamo vicino ad Halloween, ai mocciosi piace scherzare e voi siete i nuovi arrivati! Non è il caso di alzare un polverone, su, siete ragazzi cresciuti!» Avevo lanciato un'occhiata furente a Walt, che mi tirava per le braccia per trattenermi. «Tornate in casa a fare i piccioncini e non ci pensate più!» 

A quel punto stavo letteralmente per scoppiare. Non m'importava se fosse risultata come un'aggressione a pubblico ufficiale. Ero pronto a saltare addosso all'omino Michelin in divisa. Ma anche allora, mio marito mi avvolse alle spalle, incastonando il mento nella curva del mio collo. Il suo respiro caldo contro alla pelle mi riempiva di dolci brividi. «Lascia perdere, è troppo stupido, non vale la pena passare dei guai.»

Aveva ragione. Walter trascorreva metà della sua vita a dire cose per cui io, alla fine, gli davo sempre ragione. A volte era snervante, se si poteva provare del nervosismo positivo.

Concluso quel siparietto sgradevole, avevamo deciso di accamparci alla bell'e meglio in una delle stanze che erano state lasciate intonse dal vandalo minaccioso - come avevo rinominato il colpevole nella maniera meno scurrile che mi veniva in mente. Prevedibilmente, non era stata una notte tanto piacevole. Il mio personalissimo piano di fare "dell'ottimo fiki fiki" la prima notte nella nostra nuova dimora era andato in fumo, mi ero svegliato col mal di schiena e avevamo anche scoperto che il vicino era un gran nottambulo. 

Non eravamo nemmeno in una stanze delle adiacenti all'edificio altrui, ma riuscivamo comunque a sentire tonfi, passi pesanti e porte che sbattevano. Se avessi sentito della musica avrei pensato ad un rave. 

Per fortuna, quella mattina si rivelò decisamente migliore della giornata precedente: il camion dell'agenzia di trasloco ci aveva portato i nostri mobili - cucina e bagno a parte, che erano già accessoriati. Due addetti nerboruti ci avevano anche dato una mano a sistemare all'interno la maggior parte dei nostri averi. Soddisfatto dai successi della mattinata, proprio adesso immergevo il rullo dentro al barile di pittura ecru. Il vandalo minaccioso aveva pensato bene di ricoprire di scritte rosso sangue anche alcune stanze del piano di sopra: per la precisione, quelle dotate di grandi finestre che regalavano una vista panoramica sulla casa diroccata del vicino.

Trovarmi in una stanza piena di minacce scritte così ripetutamente, come l'opera spasmodica di un folle, mi faceva venire i brividi. Ora che ci facevo caso, non erano semplici parole pittate sulla parete: sembrava che qualcuno le avesse incise dentro all'intonaco, graffiandole o usando un coltello. Era uno scherzo davvero di pessimo gusto, ben congegnato per far scappare qualcuno, dovevo ammetterlo.

«Sammy...» sussurrò Walt, accarezzandomi le spalle gentilmente. Strizzai le palpebre, scuotendo la testa per scacciare un tremore improvviso.

«Mi ero perso nel mio mondo.» biascicai, scompigliandomi la zazzera chiara e spinosa come gli aculei di un riccio. 

«Lo vedo bene.» Mi accarezzò la guancia con un pollice. «Ma se non mi aiuti, chi lo farà? Sei tu il pittore professionista!» Non era una bugia: per un po' di tempo, da ragazzino, avevo perseguito il sogno di diventare uno stilista. Poi mi ero reso conto che la mia passione non era tanto disegnare abiti, quanto... Creare arte in generale.

Piccoli occhi | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora