Un pezzo mancante

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03 novembre, 12:15 p.m.

Lily

"Cazzo!".

Harry saltò dalla sua sofisticata sedia in pelle quando, inciampando nei miei stessi tacchi, rovesciai il cappuccino bollente sulla sua camicia e i pantaloni neri.

"Mi perdoni!". Mi affrettai a racimolare qualche fazzoletto dalle tasche della mia gonna, ma i miei gesti tremanti e bruschi contribuirono solo a peggiorare la situazione.

La macchia del cappuccino si era spaventosamente allargata sulla sua camicia e dalle smorfie di sofferenza sul viso di Harry, intuii che la bevanda fosse davvero bollente.

In altre circostanze, dopo il suo atteggiamento maleducato nei miei confronti, avrei provato un sadico piacere a vederlo in quelle condizioni. Ma non in quel momento.

Harry mi aveva offerto un lavoro, retribuito nonostante l'accordo iniziale non prevedeva affatto che mi pagasse, e aveva anticipato tutta la somma della retta universitaria. Io, invece, da due settimane continuavo a fare disastri.

All'inizio Mary, la segretaria sexy, spigliata e rossa dello studio legale, mi aveva gentilmente proposto di aiutarla a sistemare le pratiche dei diversi casi seguiti da Harry, ma io ero un disastro con i computer e già il primo giorno avevo eliminato con un click sbagliato del mouse tutti i documenti relativi ad un caso di furto bancario, portando Mary ad urlare istericamente per ore.

Per fortuna, alla fine, Harry aveva salvato tutto su una pendrive.

Neanche con la fotocopiatrice avevo avuto successo e alla decima cartina bruciata, Harry aveva deciso fosse meglio allontanarmi da qualsiasi oggetto elettronico, persino il telefono, che Mary aveva iniziato a sorvegliare con più attenzione da quando mi aggiravo anche io nello studio legale.

Mi rimaneva, così, portare uno stupido caffè.

"Sono desolata", soffiai, con la faccia letteralmente in fiamme e le mani piene di fazzoletti sporchi.

Il bicchiere di carta era abbandonato vuoto sulla scrivania e Harry mi fissava con la bocca aperta, gli occhi spalancati e, per la prima volta, a corto di fiato e parole.

E ancora non si è accorto dei documenti schizzati di latte sotto il suo naso, mi fece notare maligna la mia mente e per poco non stramazzai al suolo.

"Posso passare a casa sua e recuperare una-".

"No!". Harry mi interruppe con urgenza, scuotendo insistentemente il capo, sicuramente terrorizzato dall'idea che avessi potuto dare fuoco al suo appartamento se mi avesse lasciato le chiavi per più di dieci minuti.

Deglutii rumorosamente. "Le ricomprerò la camicia... E i pantaloni ovviamente", balbettai, ma sapevo fossero il problema minore.

Harry semplicemente rimase a scrutarmi, ma non seppi se decifrare la sua espressione come attonita, curiosa o più probabilmente incazzata.

Volevo davvero diventare un avvocato, ma se avevo difficoltà persino ad azionare una fotocopiatrice, dubitavo che sarei potuta accedere ad un'aula di tribunale senza causare danni irreparabili.

"Sei... Incredibile". Harry, però, contro ogni aspettative, alla fine sorrise e si lasciò andare sorpreso contro lo schienale della sua sedia, mentre io rilassavo le spalle.

Mi ero aspettata un licenziamento in tronco e nell'eventualità anche una bella denuncia per essere maledettamente maldestra. Invece, sorrise solo.

"Sono inciampata. Presterò maggiore attenzione la prossima volta...". Lo guardai implorante. "La prego, mi faccia riprovare. Le porto il pranzo", mi offrii.

"Blue" [H.S.] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora