Cercai di alzarmi dal letto su cui ormai ero stesa da giorni.
Dopo la mia risposta Giulia aveva cominciato un interrogatorio ma si era interrotta quando aveva capito che non avrei più aperto bocca. Quel giorno era uscita (forse per andare al lavoro) e finalmente ero rimasta da sola. Era la mia occasione per andarmene.
Avevo provato solo una volta a stare in piedi ma le gambe non mi reggevano e ricadevo sempre sul materasso. Giulia mi aveva chiesto come mai non riuscivo a camminare ma io avevo liquidato la domanda con una scrollata di spalle.
Ogni giorno la ragazza mi portava del cibo, ma quella roba che mi dava era nauseante: io ero abituata a mangiare pesce, mentre questi umani ingurgitano schifezze inimmaginabili.
Riuscii a mettermi seduta e appoggiai la schiena al muro: solo quel piccolo movimento mi aveva tolto il fiato.
Appoggiai i palmi alla parete dietro di me e spinsi il mio corpo in avanti fino a quando le mie gambe non si piegarono e i miei piedi non toccarono il pavimento freddo.
A quel punto smisi di spingere e mi aggrappai alla scrivania che avevo accanto. Con enorme sforzo riuscii a trarmi in piedi.
Le ginocchia presero a tremare e la presa sul legno si fece sempre più debole.
Al piano di sotto sentii una porta aprirsi e la voce squillante di Giulia gridare <<Sono tornata!>>.
Ma che bello! Mi fa un tale piacere!, pensai scocciata e mi lasciai ricadere all’indietro sui cuscini.
Sentii la ragazza posare delle buste e poi i suoi passi su per le scale.
Era strano ma da quando mi trovavo fuori dall’acqua avevo tutti i sensi amplificati.
La porta si aprì e la rossa entrò.
<<Ciao, come stai? Hai provato di nuovo ad alzarti?>> mi chiese con un sorrisetto, vedendo la mia postura: una gamba penzoloni e la schiena appoggiata al muro.
Non ricambiai. <<Sì, problemi?>> risposi.
<<No>> disse stupita dalla mia aggressività <<Solo…è pericoloso visto quanto sei instabile>>.
Non aveva tutti i torti, ma odiavo sentirmi debole.
<<Vuoi riprovare?>> mi chiese ad un tratto.
<<A fare che cosa?>> chiesi.
<<Ad alzarti>>.
La guardai per un attimo poi annuii.
Lei mi si avvicinò e mi tese la mano destra, io la afferrai e mi tirò su. Quando tutto il mio peso finì sulle gambe vacillai ma non ricaddi nuovamente sul letto. Giulia mi passò una mano attorno alla vita e mi tenne in equilibrio.
Cominciavo a sentirmi affaticata, così appoggiai una mano sulla sedia che la ragazza posizionava puntualmente affianco a me quando veniva a trovarmi.
<<Ce la fai?>> mi chiese.
<<Sì…>> risposi. Provai a staccare un piede dalle mattonelle fredde e persi momentaneamente l’equilibrio così lo appoggiai frettolosamente davanti all’altro. Mi fermai un attimo e ripetei l’operazione con l’altro piede. Non ci ero mai riuscita prima d’ora e quando arrivai al quinto passo ero così eccitata che non mi accorsi del tappeto davanti a me e scivolai.
Giulia mi prese al volo, trattenendomi nonostante la statura minuta.
<<Bè, direi che è un miglioramento, contando che fino a tre giorni fa non ti mettevi neanche seduta da sola.>> mi disse sorridendo.
Invece di riportarmi al letto prese la sedia con le rotelle che si trovava accanto alla scrivania e la mise sotto di me. Io mi lasciai cadere di peso.
Avevo un po’ di fiatone ma ero soddisfatta di me.
<<Grazie>> dissi dopo un momento.
<<Di niente>> la rossa mi fece un sorriso a trentadue denti che ricambiai incerta.
<<Ora scendo a preparare la cena: dopo vuoi che ti porto di sotto o facciamo un’altra volta?>>
<<Meglio la prossima volta>> risposi sbuffando.
Lei mi fece l’occhiolino e sparì oltre la porta.
Sospirai e guardai fuori dalla finestra. Il sole si specchiava sul mare.
Il mare.
Mi mancava da morire e passavo le giornate ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e che scivolavano sulla spiaggia.
Sospirai nuovamente.
Poi mi diedi la spinta con le mani e mi avvicinai lentamente al letto su cui mi stesi e chiusi gli occhi.
Mi trovavo di nuovo sott’acqua: che sollievo! Agitai la mia coda e le lanciai uno sguardo affettuoso, mi era mancata. Poi notai che sulla sabbia c’era un piccolo oggettino blu iridescente. Nuotai fino ad esso e lo raccolsi, spolverandolo. Era il Corallo Blu.
Un brivido mi attraversò la schiena. Un ombra si posò su di me.
Alzai lo sguardo e rimasi impietrita.
Mia madre si dimenava con l’arpione infilzato nella coda.
Mi riscossi e mi precipitai ad aiutarla. Afferrai l’arma e la strattonai squarciando ancora di più la carne a cui si era aggrappato. Qualche squama verde saltò via. Finalmente riuscii ad estrarre l’asta dalla coda della mamma.
Lei si girò verso di me e lanciai uno strillo.
Quella non era mia madre. Gli occhi di solito viola si erano fatti rosso brace e i capelli arancioni, sbiaditi nel corso degli anni, erano verde fango. Aprì la bocca e vidi la lingua violacea e biforcuta che si contorceva tra gli affilatissimi denti.
Cacciò un urlo acutissimo e si lanciò su di me.
<<NOOO!>>
<<Arya! Svegliati! Arya!>>
Aprii di scatto gli occhi e una cascata rossa mi piovve in faccia mentre due occhi verdi mi scrutavano preoccupati.
<<Stai calma! Era solo un incubo>> cercò di tranquillizzarmi Giulia.
Ero madida di sudore, i capelli si erano appiccicati al viso e gli occhi mi bruciavano.
<<Si, solo un sogno>> risposi, respirando affannosamente.
Il cuore mi batteva all’impazzata.
Fissai il soffitto cercando di non pensare agli occhi di mia madre e alla sua espressione feroce.
Vidi un fazzoletto comparirmi davanti al volto.
<<Grazie>> dissi prendendolo e soffiandomi il naso.
<<Ti capita spesso? Di fare quest’incubi?>> mi chiese la rossa, preoccupata.
<<No. Non mi era mai capitato>> risposi con un filo di voce.
<<Ti va di parlarne?>>
<<No.>>
<<Vuoi almeno magiare?>>
<<No, grazie.>>
Avevo lo stomaco contratto in una morsa di ferro.
<<Sei sicura di star bene?>>
<<Si.>>
Lei mi guardava ancora sospettosa, così le sorrisi per rassicurarla e lei, dopo aver ricambiato un po’ incerta, uscì dalla stanza lanciandomi ancora un’occhiata penetrante.
Quando la porta si chiuse tornai a fissare il soffitto.
Una lacrima solitaria scese sulla mia guancia.

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La Sirena
FantasyArya è una sirena. Ha 17 anni e come tutte le sue coetanee deve studiare. Non le interessa particolarmente ma è obbligata. Non ha amici. Infatti (per una sirena) è fuori dall'ordinario: i suoi capelli non sono blu oltremare o verde alga, sono neri e...