Aprii gli occhi e le mie pupille contornate dalle iridi gialle fissarono il soffitto della grotta marina in cui mi ero rifugiata.
Erano passate due settimane dalla morte di mia madre e io ero rimasta in quel pozzo di oscurità da allora. Nessuno era venuto a cercarmi, chi l'avrebbe mai fatto? Ero la sirena più stramba che fosse mai esistita e mia madre era stata trasportata in superficie dagli umani. Potevo portare solo disgrazie.
Mi passai la mano fra i capelli, mi alzai per la prima volta da giorni e uscii dalla grotta. Vidi uno squalo nuotare sul fondo sabbioso, ma non gli prestai molte attenzioni.
Nuotai verso la luce della luna e tirai la testa fuori dall'acqua, facendo bene attenzione a lasciare le branchie sul collo immerse per poter respirare.
Osservai le stelle e una strana calma scese su di me. Poi cominciai a nuotare verso la riva.
Non sapevo perchè stavo andando proprio lì, ma ne sentivo il bisogno. Mi accostai ad uno scoglio che si trovava ad una decina di metri dalla spiggia e vidi in lontananza un'enorme distesa di luci.
Mi avvicinai acora di più. Adesso riuscivo a toccare con la punta della coda la sabbia.
Vidi una figura che passeggiava a un centinaio di metri di distanza da me.
Mi balenò in mente il viso di mia madre che mi sgridava. Avevo nove anni e mi ero spinta sulla riva in pieno giorno, mentre la spiaggia era affollata. Mi ero stesa su uno scoglio per vedere se qualcuno riusciva ad avvistarmi: ero curiosa della sua reazione. Quando mia mamma l'aveva scoperto mi aveva fatto una ramanzina indimenticabile e non ero potuta uscire per settimane.
Questa volta non mi importava niente. Finalmente capii perchè mi ero spinta fin lì: volevo morire, per raggiungere la mamma.
La furia si impossessò di me mentre ricordavo il modo in cui la coda verde smeraldo veniva lacerata dall'arpione e gli occhi viola si riempivano di paura.
Una fitta al fianco mi mozzò il respiro e mi costrinse a immergere il viso nell'acqua per riprendere fiato.
Passato il dolore riemersi e fissai la figura che si stava pian piano avvicinando. Aspettai il momento in cui il suo campo visivo mi avrebbe raggiunto e feci per balzare fuori dall'acqua ma un'altra fitta mi costrinse a fermarmi.
Un forte formicolio si impossesso della mia coda e della mia gola.
Sentii un dolore così forte da spaccarmi le ossa e comincia ad urlare, richiamando così l'attenzione dell'essere umano che passeggiava.
Mi allontanai di qualche metro dalla riva e cominciai a dibattermi in acqua. Mi presi la gola tra le mani e sentii che le branchie scottavano, così come la coda.
Le squame cominciarono a ritirarsi e lasciarono la mia coda nuda, contemporaneamente questa cominciò a spaccarsi in due e le branchie si ritirarono definitamente nel mio collo lasciandolo liscio.
Aprii la bocca e l'acqua mi entrò nei polmoni, soffocandomi.
Spalancai gli occhi. Com'è possibile?
Avevo bisogno di aria.
Cercai di ritornare in superficie ma i due arti che avevano sostituito la mia coda si muovevano scompostamente. Comincia a sentire tutto più attutito e la vista mi si annebbiò.
Una mano si chiuse attorno al mio gomito.
Sentii la sabbia della spiaggia strofinarsi contro il mio corpo.
Aprii gli occhi e osservai la sagoma che avevo davanti, poi tutto si fece nero.
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La Sirena
FantasíaArya è una sirena. Ha 17 anni e come tutte le sue coetanee deve studiare. Non le interessa particolarmente ma è obbligata. Non ha amici. Infatti (per una sirena) è fuori dall'ordinario: i suoi capelli non sono blu oltremare o verde alga, sono neri e...