Capitolo 3

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Mi svegliai, intontita. Senza ricordare niente. Non avevo un solo pensiero per la testa. La prima cosa che avvertii era la forza di gravità che mi schiacciava verso il basso.

Ma era forte. Troppo forte. 

Sentivo il mio corpo pesante e non riuscivo a muovermi. Presi una grosso respiro...Cosa? Aria?

Dov'era finita l'acqua? Aprii lentamente gli occhi. Non riuscivo a vedere niente, era completamente buio. Provai a tirare su una mano per capire dove mi trovavo, ma mi resi subito conto dell'assenza della pressione dell'acqua sulla mia pelle. I capelli non mi svolazzavano più intorno al viso e non sentivo più le mie branchie lavorare sul collo.

A quel punto ricordai e spalancai gli occhi, presa dal panico.

Dove diavolo mi trovavo? E come facevo a restare fuori dall'acqua?

Cominciai a tremare. Rimasi immobile per non so quanto tempo fino a quando un cigolio assordante catturò la mia attenzione.

Uno spiraglio di luce si posò proprio sopra i miei occhi, che strizzai per il fastidio.

Girai con lentezza e con grande sforzo la testa verso la porta che si era appena aperta. Vidi un'occhio verde che mi scrutava, poi una figura minuta si fece avanti e pigiò su un bottoncino che fece inondare il luogo in cui mi trovavo di una nuova luce. Questa però era meno bella, era più spenta. Non aveva niente a che fare con quella del sole o della luna. Era artificiale. Finta

Appena i miei occhi si furono adattati a quell'improvviso cambiamento mi girai verso la personcina che mi veniva cautamente incontro.

Era una ragazza. Doveva avere più o meno la mia stessa età. Aveva i capelli di un rosso molto intenso e verso le punte si schiarivano leggermente. Gli occhi verde smeraldo facevano un contrasto magnifico. Le sue sopacciglia erano leggermente aggrottate e la bocca era una linea perfetta. Sembrava quasi preoccupata.

Quando fu a qualche passo da me prese una sedia e si accomodò accanto al letto su cui mi accorsi di essere stesa.

Aprì la bocca e pronunciò delle parole, ma fu troppo veloce e non la compresi.

E che cavolo! Ma perchè non studio di più?!

La fissai stranita per qualche istante, poi mi concentrai e cercai di ricordare come si pronunciavano quelle parole per me così strane.

<<Non c-capisco molto b-bene la tua l-lingua. Puoi parlare p-più lentamente?>> pronunciai tutto con estrema lentezza e subito notai che la mia voce, anche se roca per il troppo tempo rimasta in silenzio, era più acuta e cristallina che sott'acqua.

Lei mi fissò con sguardo basito poi ripetè la sua domanda più lentamente di prima e finalmente capii quello che mi aveva detto.

<<Ti senti bene?>>

Se mi sentivo bene? Ma che cavolo di domanda era?! Mi ritrovavo in un posto a me sconosciuto, respiravo senza l'aiuto delle branchie e tutti i suoni erano più acuti del normale.

No che non mi sentivo bene. Era meglio se restavo dov'ero prima e non mi avvicinavo alla riva.

<<Non lo s-so>> risposi.

Ci fu un attimo di silenzio in cui lei guardò meravigliata i miei occhi gialli e io invidiosa i suoi capelli rossi.

<<Dove mi trovo?>> domandai.

<<Oh, sei a casa mia. Vivo da sola sulla costa...i miei genitori invece sono in un'altra città. Sai il lavoro...>> nei suoi occhi in quel momento ci fu posto solo per il dolore, che però scacciò subito via.

<<Come ti chiami?>> mi chiese.

<<Arya, tu?>>

<<Giulia...scusa ma porti le lenti a contatto?>> si capiva che quella domanda  la stava logorando.

Rimasi confusa per un attimo: che cosa erano le lenti a contatto?

<<Che cosa sono?>>

Giulia rimase un po' spizzata dalla mia domanda <<Non sai che cosa sono?>>

Scossi leggermente il capo.

Il suo sguardo mi infastidiva così mi affrettai a cambiare discorso, rispolverando ciò che avevo imparato <<Da quanto tempo sono quì?>>

<<Circa tre giorni. E' stata una fortuna che io fossi di passaggio o saresti annegata. A proposito perchè eri lì da sola?>>

E adesso? Che cosa le dico? "Sai stavo facendo una nuotata verso la riva quando la coda mi e sparita e...".

Non finii il pensiero. La mia coda. L'avevo vista squarciarsi sotto i miei occhi e ne avevo avvertito il dolore.

Non risposi e cercai di tirare su il busto, ma rimasi bloccata. Sentivo ancora quella strana sensazione. Mi sentivo troppo pesante. Come quando si resta schiacciati sotto ad un masso.

Afferrai con le dita il tessuto che era stato steso sopra il mio corpo e realizzai che le mie mani non erano più palmate. Feci forza e mi alzai di qualche centimentro, ma ricaddi pesantemente sul letto.

La ragazza, che aveva osservato i miei sforzi, mi venne in aiuto e, messa una mano dietro la schiena, mi sollevò e fece appoggiare la mia testa contro la parete.

Subito presi ad osservarmi le braccia: le squame sul polso erano sparite, mentre sulla spalla restava ancora una bella chiazza, non c'erano più le creste sui miei gomiti, ma solo una piccola sporgenza, come un'osso spostato.

Ma la cosa che mi spaventò più di tutto il resto era la coperta che, invece di formare una sola collinetta ne creava due.

Allungai una mano con estrema fatica e sollevai il lenzuolo: la coda era sparita. Non c'era più. Era stata sostituita da due gambe, lisce, senza squame.

Rimasi attonita mentre lasciavo ricadere la mano e i due arti veniva coperti.

<<Tutto bene?>>

La voce di Giulia mi fece sobbalzare.

<<No>>.

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