Al termine della narrazione l'annodarsi delle vetuste memorie doveva essersi compiuto, almeno per quanto era concepibile.
Ammesse quelle omissioni volutamente rese tali per non sconvolgere la sua ospite, quella di Todoroki Shouto rimaneva una verità incandescente come il nucleo della terra, un'attrazione magnetica dalla quale non si ergeva alcuna via di scampo.
Con ogni probabilità nulla di quanto esposto poteva essere scalfito dal seme del dubbio, né presentava ragione di essere confutato, poiché presto o tardi la stessa Izuku sarebbe riuscita a riordinare quella parte di sé al momento intricata in un vistoso ginepraio; ciò nonostante, dotto sul come l'ambiente circostante potesse ancora esercitare un certo qual peso sulla condizione della sua ospite, l'Immortale aveva fatto sì che ogni frase vibrasse nei contorni già marchiatisi con il primo approccio, dissolvendosi nell'attesa del ragguaglio più articolato.
- Quindi, siete veramente... - Izuku provò a non incespicare, ma la lingua non ne voleva sapere di collaborare.
Stava vivendo quell'innaturale condizione prolungata del tempo con le membra adagiate in un torpore terapeutico che il morbido coccolare del divano sosteneva silenziosamente, la certezza di aver appena distrutto ogni confine attuo a separare l'illusione dalla realtà a bagnare ogni fibra del suo essere con inaspettata calma.
No, forse la parola più corretta era consapevole.
Totalmente e definitivamente consapevole.
- Un mostro -, le venne incontro lui.
- Un pò troppo crudele come definizione. -
- E' la più adatta. -
- Suppone che io debba avere paura di voi. -
- Una persona con un minimo di buon senso ne avrebbe -, le fece notare.
- Ho troppi capogiri per lasciarmi influenzare da una simile stupidaggine -, fu il sospiro di lei nell'inspirare profondamente.
Pur non essendo più così frastornata si astenne dal coinvolgere la mente in un viaggio a ritroso, soprattutto laddove non era sicura di scongiurare il pericolo di essere fagogitata.
- E come siete...Si, insomma... -
- Sarebbe meglio che per simili risposte confidaste nelle vostre memorie -, le consigliò l'Immortale andando a attizzare il fuoco impigritosi fra i ciocchi bruciati.
- Perché? -
- La nausea come va? -
- Quasi passata. E' solo il martellio alla testa a darmi disagio. Cioè, meno di prima... -
- Riesce a focalizzare i suoi ricordi? -
- Cosa centra questo con...? - Izuku fece per rispondere, salvo poi arrestarsi.
Ne percepiva la consistenza, lo sprigionare delle emozioni sfilare lungo il corpo, con nomi e conoscenze ad abbigliare una realtà che nel negarsi come fattura finzionale ne stava emancipando l'essenza a lungo assopita malgrado il suo sforzo di focalizzarle persistesse nel restituirle un patchwork alquanto malandato.
- State tranquilla, non avete motivo di preoccuparvene: sono tutti lì, nella vostra mente, non abbiate fretta di attingervi. Nel giro di poco riuscirete a metterli tutti a nuovamente a fuoco, laonde per cui non è mia intenzione influenzarvi. -
- Credo che sforzandomi potrei mettere già a fuoco qualcosa. -
- Non sarebbe la scelta più saggia per la vostra salute. - Risollevate le fiamme, il Signore del castello si avvicinò al tavolino per radunare sul vassoio le porcellane del servizio da tè - Ormai non c'è più ragione di dubitare della loro natura, ma sarebbe imprudente sottovalutare l'impatto che questo luogo può ancora sortire su di voi. -
- Cosa intendete dire? -
Uno sgradevole sentore di disagio miscelato alla tensione emotiva viziò l'aria rendendola quasi irrespirabile.
- Intendo dire che per voi è giunto il momento di fare ritorno a casa -, la informò monocorde egli - Ho già preso accordi con il più vicino servizio taxi e prenotato a vostro nome una stanza all'hotel giù in città insieme al biglietto per il volo di rientro fissato per stasera. Sarà qui nel giro di quaranta minuti. -
- E avete preso questa decisione senza nemmeno interpellarmi? -
Stava accadendo tutto in fretta, a tal punto che Izuku non riuscì di nascondere la propria paura.
Paura di non capire, di non comprendere, di perdere nuovamente il valore di ciò che finalmente poteva reclamare suo.
- Ho preso questa decisione perché ho a cuore il vostro bene più del mio -, chiarì lui - il vostro legame con il passato non è circoscritto agli eventi accaduti unicamente nell'ala nord: se pernotterete ulteriormente anche il resto della mia magione detterà la sua influenza e fidatevi quando vi dico che i suoi effetti potrebbero spingersi molto più in là di un comune attacco di sonnambulismo. -
- Non è detto che accada. -
- Ma potrebbe. -
- E dopo? - Incalzò lei.
- Dopo? -
- Si, dopo -, rincarò seccata, alzandosi con decisione dal divanetto per marciargli incontro - Dopo che mi avrete impacchettata e rispedita a casa, dopo che vi sarete liberato di questo posto, quali sono i vostri progetti? Spero nulla che contempli il proseguimento della vostra reclusione in qualche altra roccaforte millenaria o l'ennesimo sonno secolare perché se avete intenzione di liquidarmi senza dare peso a quanto accaduto nell'ultimo periodo siete in errore. -
- Giunti a questo punto sarebbe semplicemente egoistico misconoscere l'importanza dell'intera faccenda... -
- Ma avete ugualmente intenzione di comportarvi come se ciò non vi avesse toccato quando invece la realtà dei fatti mi restituisce un'evidenza totalmente diversa! -
- Signorina Midoriya... -
- No! Niente Signorina Midoriya! Adesso tocca a voi ascoltarmi! - In men che non si dica gli fu di fronte con il dislivello delle reciproche altezze sminuito del suo potere - Io dovrei essere terrorizzata a morte da tutto questo! Sarei già dovuta fuggire, anzi: non avrei mai dovuto mettere piede in questo posto sin dal principio e invece l'unica cosa che sento scorrermi nelle vene è l'obbligo di arrogarmi la pretesa di alzare la voce per il vostro volervi annullare in un'ostinata solitudine! Non potete pensare al mio bene come a un qualcosa di disgiunto al vostro! Io sono saltata da quel balcone facendo un torto alla vostra anima! Io...Vi ho condannato a questa vita...! -
- Non osate addossarvi una simile colpa! - Fu il turno dell'Immortale ad adirarsi, a sua volta infervorato nella morsa che le mani operarono attorno gli avambracci di lei - L'anno che ho passato in vostra compagnia ha restituito un senso alla mia esistenza più dei secoli che già recavo sulle mie spalle! Siete stata mia amica, mia confidente...! -
- Allora permettetemi di rimanere! Lasciatemi restare! - Si impuntò lei.
- Non è così semplice come credete -, tentò di dissuaderla, sospirando nel leggero calare delle palpebre.
- Con tutto il rispetto, lo credo eccome -, si intestardì di rimando la ragazza - A che scopo concedermi di rimanere per tutto questo tempo se non per porre fine alla vostra attesa? -
- Vi ho dato il mio beneplacito unicamente perché non c'era alternativa valida -, tornò serio il giovane - Il peso di una vita passata è in grado di sollevare conseguenze imprevedibili se abbandonata all'incuria e come proprietario del luogo che ha visto la vostra dipartita non potevo estraniarmi dal prendermi a carico la mia fetta di responsabilità. Tutto qui. -
- Quindi lo ammettete di avere paura e di starvi comportando come un vigliacco. -
- Se questo vi garantirà una vita lunga e piena allora sì, sono un vigliacco -, attestò baritonale.
Ora più di prima, era arduo non guardarla dopo aver defraudato i particolari inerenti alla sua ricordanza, ignorare l'istinto al quale aveva attinto dacchè una divinità a lui ignota lo aveva scelto come nuovo balocco per i suoi sollazzi.
Cercava di non farlo, Shouto Todoroki: di non indugiare troppo a lungo sulla figura di fronte a sé, di non rimuginare su come fosse realmente davanti a lui e non in veste di proiezione, l'ennesima della mente, lì adiacente a lui, senza nessuna forza ultraterrena a dividerli come negli ultimi secoli.
Per Izuku risultò fin troppo facile accogliere nella stretta delle nocche sbiadite la proibizione imposta alle labbra di confessare il progredire del suo tormento, l'inadeguatezza e l'impotenza di quell'alma imprigionata nella recrudescenza della propria condanna.
Lo percepiva su pelle, come la prospettiva di l'essere suo indiretto carnefice stesse alimentando in lui quella pallida imitazione della vita piuttosto che il concedersi un'altra occasione.
- Signorina Midoriya... -
- Io ho mentito -, parlò nuovamente ella, imprigionando le mani di lui nelle sue - Quando ci siamo incontrati...Vi ho detto che avevo preso il posto del mio collega perché impossibilitato. Era una bugia. Ho chiesto personalmente che mi fosse affidato questo incarico. C'era una vostra foto nella pratica e mi è bastata vederla per capire quale fosse la scelta più giusta da prendere. Farei un torto a me stessa, ma a voi più di chiunque altro, accondiscendendo a una simile decisione, non quando vi saprei sicuramente in balia della sua condanna. Potete opporvi, continuare a ripetermi che è per il mio bene o anche incantarmi per farmi prendere quel dannato aereo: tanto troverò comunque il modo di tallonare la vostra ombra ovunque decidiate di rintanarvi, che a voi piaccia o meno -, sentenziò - Quindi farete bene a riconsiderare i vostri piani futuri perché col cavolo che vi permetterò di mettere piede in una bara. Parola mia. -Note di fine capitolo:
Un capitolo più parlato e meno descrittivo, ma soprattutto un capitolo che non ha dovuto attendere un secolo prima di vedere la luce.
Siamo praticamente alla fine e la cosa mi emoziona un pochino, come tutte le storie che scrivo, perchè arrivare in fondo e dire "ce l'ho fatta" è sempre un traguardo che, almeno per me, mantiene il suo effetto.
Cosa accadrà nel finale è già deciso, e spero di non farvi attendere troppo - riuscire a pubblicare prima della fine dell'anno sarebbe grandioso, ma mi conosco troppo bene e quindi mi astengo dal fare promesse troppo audaci -.
Alla prossima!
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Soulbound.
RomanceUn'incarico particolarmente redditizio per l'agenzia presso cui lavora, conduce Izuku Midoriya a supervisionare la vendita di un antico castello appartenente a un cliente alquanto singolare: un giovane di salute cagionevole, la cui impossibilità a e...