Duello Draconico

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"Reo fu il dì in cui la mia bitch non mi diede la pussy".

Questa frase rieccheggiava nella mente dell'eroe più grande di tutti i tempi come suo motto, l'eroe più affascinante del regno di quaunzedodi ed è proprio lui l'eroe di cui vi sto per cantare le gesta, ovviamente senza alcun termine di critico dato che sono solo un umile bardo al servizio della conoscenza.

<<Ahi... ahi... che dolore... la testa...>> borbottava il cavaliere appena sveglio, nell'alzarsi tese la mano e finì per il toccare "accidentalmente" qualcosa di morbido di fronte a lui, alzando gli occhi li posò su una bellissima damigella seduta innanzi a lui; <<OH, Poffarbacco mi perdoni... Non era assolutamente mia intenzione, mia dama, porle tal disagio nel cor... Ma nella remota possibilità che l'accaduto sia gradito.. insomma... potrei restare cosi anche per ore>> disse terminando la frase con una risata tronfia e che lasciava ancora presumere che la sera precedente avesse abusato di Succo di Pera.

La dama era bellissima, capelli rossi come il fuoco appena nato nel camino adiacente, occhi grandi, castani come l'autunno e sfumature bionde come il miele, un viso dolce e leggiadro che riportava alla visione come un raggio di luce.

Essa si scostò rapidamente, ritraendo le mani e portandole a se posizionando le dita una contro l'altra indicandosi a vicenda e successivamente portò i piedi in posa timida come in difesa, solo dopo tutto ciò esclamò con voce sommessa:<<Io sarei sposata... le ho dato un letto la scorsa notte perché era molto ubriaco... non riusciva a camminare... non voglio che lei, Ser, pensi che io sia una... ecco... poco di buono>>.

Bofonchiando Bizzo espresse il suo disaccordo con la dama, come poteva rifiutare un tale cavaliere? <<Peggio per te!>> esclamò a gran voce.

<<Tornando a noi...>> disse la signorina che venne brutalmente interrotta da Bizzo:<<Fammelo conoscere! Che si presenti qui innanzi a me l'uomo che si è frapposto alla nascita del nostro amore e che io possa maledirlo.>> mentre la donna usciva visibilmente turbata, la fermò esclamando <<Mi perdoni, mia Cara, non le ho chiesto come dovrei soavemente apostrofarla, posso favorire il suo nome?>> <<Sbo...Sbocchia...>> rispose la dolce fanciulla timidamente.

Corse giù dalle scale presumibilmente per andare ad avvisare il marito che era appena stato chiamato a colloquio.

Bizzo si levò dal letto per specchiarsi nell'acqua all'interno del vaso per riempire i bicchieri, come al solito era biondo, alto, bellissimo con degli zigomi ben tracciati e... beh... un arnese insolitamente grande.

Ed ecco che entra in scena colui che vi sta raccontando questa storia.

Entrò nella stanza un uomo basso, trasandato e con una non indifferente chioma tale da farlo sembrare un cespuglio di bacche avvizzito con in mano uno strumento musicale ambiguo.

<<Piacere, sono Dondus il musico della taverna qua affianco, è un onore poterla ammirare da vicino mio cavaliere. Sono il marito di Sbocchia, mi ha... raccontato di ciò che è appena accaduto, la prego di non ripetersi sarebbe spiacevole per noi che il nostro idolo faccia del male alla mia povera piccola dolce Sbocchia.>>.

Sempre più seccato il cavaliere accettò, chiedendo però in cambio di poter far trasporre a me le sue gesta in canzoni, chi sono io per dire di no al lavoro gratis e a una moglie non stuprata? Dunque eccoci qui, a raccontar le gesta del cavaliere che ha attraversato mille mondi, sconfitto cento re e ucciso dieci bestie malvagie.

La prima delle canzoni che voglio narrarvi, è la più epica e leggendaria delle storie di draghi, un eroe contro un drago, una leggenda contro un mostro ancestrale, l'umanità contro l'ultraterreno, questo è il racconto del giorno in cui Bizzo misurò la sua forza contro un drago, il drago Onaitsirc.

Questa è una storia che in pochi conoscono, che pochi hanno il coraggio raccontare ma soprattuto che pochi vogliono raccontare.

Una maledizione è il prezzo da pagare per raccontare questa canzone, la maledizione del "pisellino sempre duro".

Fu proprio per questa maledizione che anni orsono gli fu lanciata da una strega, che partì alla ricerca del suddetto drago.

Non sapeva ancora quale dolore lo aspettava nel mentre che andava ad affrontare la belva ancestrale, si preparò al meglio che potè; si armò di una spada magica Enale e inoltre preparò uno scudo sul quale ripiegare nel caso fosse necessario, Zadinli.

Le due armi non erano in conflitto, almeno fino al giorno della battaglia.

Enale innanzi al grande drago Onaitsirc perse la fiducia nel cavaliere che la brandiva, portandosi nel fodero e comunicando tramite la sua magia col drago, consigliando i punti deboli di Bizzo.

Al tempo stesso lo scudo Zadinli era non potè fare altro che tornare nella forma orignaria di donna e correre da quello che era il uso cavaliere precedente, Bartet.

Senza più armi, erano ormai poche le speranze di vittoria di Bizzo, era spaventato, intimorito ma non aveva intenzione di arrendersi, il furore e l'orgoglio gli imponevano di continuare; abbandonare ora significava rinunciare al guarire dalla maledizione e soprattutto al perdere l'onore innanzi a tutti i suoi concittadini.

Non poteva permetterlo, doveva continuare.

Avanzò, raccolse la spada che si trovava su un masso poco più sulla destra, presumibilmente di un cavaliere caduto.

A quel punto iniziò lo scontro, il Drago partì all'offensiva scagliandosi in volo contro di lui che schivò per un soffiò, la tensione era palpabile, Bizzo continuava a schivare non riuscendo nemmeno ad avvicinarsi al Drago; come poteva fare a vincere uno scontro tanto serrato, il Drago scagliò delle fiamme nella sua direzione, le schivò per poco più di un soffio.

Il respiro del drago era bruciante, bollente come cento soli, il dolore che avrebbe provocato al solo tocco era inimmaginabile.

Bizzo continuava a schivare e schivare, rotolato a sinistra, salto a destra e cosi vià per almeno due ore, non poteva continuare così iniziava a stancarsi lo scontro poteva durare massimo altre due/tre ore, così scelse di andare lui all'offensiva rischiando tutto.

Attese finchè il drago non si fermò per atterrare prese a correre verso il sasso dove aveva trovato la spada, corse talmente veloce da sembrare una saetta prontqa a sterminare tutto sulla sua strada, fu allora che sferrò il colpo, salì sulla roccia e con tutto lo slancio possibile spiccò un salto altissimo, quasi ad andare a sfiorare le vesti della divinità dei venti, nel tornare verso terra Bizzo preparò la sua spada al meglio che poteva, il drago accorgendosi della situazione si accorse che era ormai tardi per schivare, scelse di spiccare il volo nuovamente per volare dritto contro Bizzo.

La scena fu epica un Drago leggendario e una saetta si scontrarono alla velocità della luce, scaturendo una tempesta che oscurò tutto il regno in ogni angolo, e così continuarono, stoccata dopo stoccata, soffio dopo morso, il combattimento infuriava nel cielo del Regno, alla vista sembrava quasi uno scontro tra dei, tant'è che i contadini scambiarono Bizzo per il Dio della Luce.

Poi ad un tratto, il drago e Bizzo erano ormai sfiniti, Bizzo sapeva di avere poche energie, allo stesso modo però sapeva che il drago ne aveva altrettante, così si pose sulla cima più alta del regno, il Comine, raccolse nei suoi polmoni tutta l'aria che il mondo poteva offrirgli in tributo e urlò: <<Onaitsirc, Drago Ancestrale. Sono qui per batterti, finiamo questo combattimento e giudichiamo così chi tra noi due debba essere maledetto con la maledizione del pipo duro perenne.>> il Drago reagì alla provocazione e attaccò con tutte le sue forze, Bizzo caricò con la sua spada ormai al limite della sopportazione da quanto le energie spirgionate dallo scontro fossero state forti.

Bizzo nella carica riuscì a schivare il morso di Onaitisirc, infilzandolo nel fianco obbligandolo così ad atterrare e subito dopo continuò la sua carica tagliandogli la testa.

La testa ad oggi è conservata all'interno dell'Iatsn, ovvero il luogo in cui tutto le reliquie di Bizzo sono conservate.

Così termina il primo dei racconti che Bizzo mi ha permesso di cantare in sua vece.

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