Dimenticarsi il cellulare a casa in una giornata del genere fu una vera sfortuna.
Livia aveva le lacrime agli occhi dal nervoso, mentre seduta sul bus, attraversava il centro fiorentino resistendo alla tentazione di mangiarsi le unghie. I capelli, ancora mezzi in piega dalla sera precedente, scappavano da una coda malfatta che le ricadeva sulle spalle doloranti. Cadere dalle scale a causa dei giocattoli sparsi ovunque di quella peste di suo fratello era stato un pessimo inizio... Sua madre aveva sminuito la cosa, perché ormai era risaputo, a Gianfranco era concesso tutto. Gianfranco non si poteva brontolare. Gianfranco...
Ma perché sua madre aveva chiamato il suo fratellino Gianfranco?
Livia strizzò forte le palpebre poi prese a massaggiarsi le tempie. Se non avesse avuto il compito di latino alle prime due ore, sarebbe tornata indietro di corsa per recuperare quello che ormai per lei era come un pezzo di cuore. Nel cellulare c'era tutto: foto, canzoni, contatti, numeri, il messaggio di Cosimo...- Cogliona. -
- Certo che tu sei proprio la persona più adatta con cui parlare, eh Duccio? -
- Cogliona comunque. – borbottò l'amico, sedendosi accanto a lei.
- La cogliona è mia madre, che da quando è nato quello sgorbio ha perso la testa. –
- Ma come hai fatto a dimenticarti il telefono? -
- Eh... nulla. Ieri ho fatto tardi. La sveglia è suonata e mi sono addormentata di nuovo. A cinque alle otto sono schizzata fuori da letto, mi sono vestita alla rinfusa perché non avevo preparato niente per stamattina. Non ho fatto colazione e quando son tornata in stanza per recuperare il telefono, non l'ho più visto sul comodino. Ho pensato di averlo già messo nello zaino e invece, sicuro, Gianfranco deve averlo fatto cadere sotto il letto perché l'ho beccato a gattonare in camera mia. Poi son caduta dalle scale e per non litigare con mia madre, son scappata via il prima possibile. -
- Cogliona tre volte. -
- Fottiti. -A guardarli dal fondo del bus, Livia e Duccio sembravano i personaggi di un illustrazione fantasy.
Entrambi avvolti in giacche color cinabro, dialogavano con le tipiche smorfie accattivanti di quei personaggi nati per incantare il lettore. Il volto di lei, magro e a diamante, non temeva di avvicinarsi a quello di lui, regolare e mascolino. Lui si tirava di tanto in tanto i corti ricci dorati che gli definivano la fronte alta mentre lei smaniava con le gambe lunghe e secche, rese ancor più magre da calze arancioni e anfibi neri.
Duccio vestiva largo e amava le felpe con il cappuccio, soprattutto se nere.
Avevano entrambi gli occhi grigi e il viso caratterizzato da leggerissime efelidi e nasini all'insù.- Di nuovo, quei due sono fratelli. – sussurrò Alice, rivolgendosi a Lucrezia, quasi invisibile al suo fianco. La ragazza, con la sciarpa di ciniglia rossa sempre più alta sul viso, scoccò un'occhiata decisa alla porta.
- Prima scendiamo, Ali. Se quel pazzo mi vede, minimo mi da di puttana anche qui. –
- Va bene, tanto non manca molto a scuola. – disse Alice, decidendo di scendere prima e di sostenere la sua migliore amica.
- Allora, che cosa volevi dirmi, Ali? -
- Duccio. La conosci la storia di Duccio e di Livia?-
- No. -
- Beh, non c'è molto da dire. Sembra che il padre di Livia si diverta molto, quando va in trasferta per lavoro e pare che per un periodo, la madre naturale di Duccio abbia battuto il marciapiede. Duccio non ha idea di chi sia suo padre genetico ma come sappiamo tutti, lui è nato a Torino. E fra il 2003 e il 2004, il padre di Livia ha trascorso molti mesi a Torino per lavoro. –
Lucrezia ascoltò molto attentamente quel racconto bisbigliato, poi si prese qualche istante. Camminando sul marciapiede stretto, portò le mani alla cerniera del piumino e ci giocherellò poi iniziò a parlare con espressione concentrata. Sembrava cercare di portare sé più ricordi possibili.- Alex è sempre stato molto grato al padre di Livia. Sai, è stato lui a mettere i soldi per trasformare parte del loro garage nell'attuale sala prove della band. Io qualche volta sono andata da Livia per sentirli ma ammetto che mi ha sempre dato un po' noia stare lì. Non ho mai pensato che Livia avesse delle mire su Alex o che a lui piacesse lei, però lei è... è così dentro che la sua presenza era forse più fastidiosa di una dichiarata rivale! Inoltre, Livia è davvero carina anche se lei non sembra rendersene conto o tenersi particolarmente. -
- Quelle come lei mi fanno molta rabbia.- ammise Alice, portando una lunga ciocca di capelli neri dietro le spalle – Io mi sveglio almeno mezz'ora prima per trucco e capelli. -
- Quindi non sei sua amica per questo? -
- Ora, dire che non sono sua amica è troppo. Ma è da quando la sua famiglia si è trasferita nel mio palazzo che la percepisco antipatica a pelle. Non so. Anche quello che dice e come lo dice. Mi urta. Forse la mia è solo una grossa, grossissima mega invidia, ma nessuno mi obbliga a frequentarla. -
- No, anche se forse ti svegli mezz'ora prima anche per non beccarla in ascensore, dico bene?- ridacchiò Lucrezia, poco prima di evitare un pizzico dell'amica. - ... E prendi pure l'autobus due fermate dopo! -
- ...E tu sei uscita di nuovo con Brandon solo per vederlo strisciare! -
- Assolutamente sì! - gongolò Lucrezia, poco prima di irrigidire davanti all'espressione cupa di una faccia piuttosto nota, dall'altra parte della strada.
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Media Love Story
RomanceQuanto possono influire i commenti rilasciati sotto un video di YouTube? I membri di una band talmente emergente da aver iniziato a suonare insieme senza neanche aver pensato a un nome, si troveranno travolti dalle parole dei propri followes. Battu...