La rottura fra Alex e Lucrezia non poteva arrivare in un momento più sfortunato.
A poche ore dal congeniato piano di Livia per dare visibilità alla band, il vocalist del gruppo si era miseramente rintanato in camera propria, a giocare alla play. Chiuso in un mutismo infantile, ignorava il telefono da un po', concentrandosi solo sul gioco. Livia, a metà fra il non perdiamo le staffe e adesso ammazzo tutti, aveva chiamato Giovanni, il bassista del gruppo, chiedendogli di andare da lui di persona. Giovanni abitava a due portoni di distanza da Alex e fra tutte le persone coinvolte nel progetto "band... ma siamo proprio convinti?" era l'unico a poter fare una cosa del genere alle undici di sera. Era sempre stato un tipo sveglio e maturo, così pur decidendo di assecondare Livia, non esitò nel dirle:- Lo faccio. Ma lo faccio più per te che per lui. L'ha presa male e lo capisco. Non mi aprirà, lo conosco. Ha bisogno dei suoi tempi. Piuttosto, quello da fermare è Duccio. -
Duccio era una vera e propria bomba a orologeria. Piccolo e cazzuto – come amava definirsi – aveva fatto impazzire gli assistenti sociali dacché era arrivato a Firenze. Diviso dalla famiglia d'origine, aveva già cambiato tre case, fermandosi solo una volta scoperta la passione per la batteria. A portarlo alla scuola di musica del Trillo era stata la sua quarta madre – come la chiamava lui – e da allora, a furia di battere a tempo, tutta la rabbia aveva iniziato a poco a poco a scemare, permettendogli di scoprire il mondo una seconda volta. Ma era stato il suo incontro con Alex, Giovanni, Neri, Livia e Antonio a fargli tornare la voglia di investire nel prossimo. Quei ragazzi erano la sua seconda casa, la famiglia che si era scelto, di conseguenza, nessuno doveva osare anche solo pensare di far loro del male.
- Vieni fuori e fatti vedere, puttana! - urlava rabbioso alle porte di un ristorante del centro. Nella penombra di Piazza Santa Croce, turisti e residenti avevano già iniziato a fermarsi per scoprire la fonte di tanto insolente baccano. Duccio; i pugni serrati e lo sguardo dritto oltre la vetrata illuminata del locale, sembrava deciso a non demordere. – Molli il mio amico per messaggio, e poi scopro che sei tornata con quel delinquente del tuo ex?! Quello dal quale eri scappata perché ti metteva le mani addosso?! Ma che merda hai nel cervello! –
- Ma ci vogliamo dare una calmata?! – vociò il padrone del locale, affiancato da due camerieri. – O ti levi di torno o chiamo la polizia! –
- Lei non si intrometta! Quella neanche si merita di mangiare in un posto buono come questo! -
- Ragazzino, ti avverto... Adesso chiamo! –
- No, no... lo scusi! Davvero! - esclamò trafelato un ragazzone muscoloso, che s'era appena fatto di corsa tutta la piazza per fermare l'amico. – Cose fra ragazzi, davvero. Ora ci scusi. Ce ne andiamo. -
- Scusa un cazzo, Toni! – ringhiò Duccio
- Scusati e falla finita tu, cazzo! - sovrastò Antonio, riuscendo a imporsi con sguardo e voce. – No, dico, sai meglio di me cosa significa finire nei guai! - proseguì a muso duro, facendogli abbassare lo sguardo. – Capisco benissimo quello che senti, che cosa credi, sono incazzato anch'io. Ma vociarle addosso insulti in pubblico non aiuterà nessuno. –
- Hm.- sbiascicò calmandosi, poco prima di incrociare lo sguardo del proprietario, tirarsi il cappuccio fin sulla cima del naso e sbottare uno stizzito – mi scusi! –Antonio era il più grande nonché il più responsabile del gruppo. Primo di quattro fratelli, era stato costretto a imparare la preziosissima arte di tenere a bada i bambini. Diplomatico e astuto, riusciva a incastrare nelle giornate mille impegni. Quella sera, appena ricevuta la disperata telefonata di Helena, sorellastra di Duccio, si era precipitato in Piazza Santa Croce. Abitava da quelle parti dacché aveva iniziato l'università, trasferendosi dall'empolese. Divideva la casa con altri quattro ragazzi con i quali si era trovato piuttosto bene, una volta stabilite un paio di norme comportamentali, come quella di – evitare di fare confusione quando si hanno degli ospiti – e probabilmente quella sera lui ne avrebbe avuto uno piuttosto ingombrante...
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Media Love Story
RomansaQuanto possono influire i commenti rilasciati sotto un video di YouTube? I membri di una band talmente emergente da aver iniziato a suonare insieme senza neanche aver pensato a un nome, si troveranno travolti dalle parole dei propri followes. Battu...