Capitolo 1

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Una cosa che vorrei tanto visitare è il mare. Camminare a piedi scalzi sulla riva, chiudere gli occhi e sentire il rumore delle onde.
In ventun'anni di vita non ne ho mai avuto la possibilità.
La gente dice che sono come Rapunzel: chiusa in una torre e tenuta al sicuro. Se solo sapessero cosa si nasconde nella torre.
Sono la figlia protetta, quella che viene nascosta alle persone per paura che venga corrotta dalla malavita, così dicono le persone in giro. Che Rodriguez, mio padre, non mostra più la figlia minore in giro per paura che le succeda qualcosa. Non sanno, però, che da quando ho compiuto 15 anni di cose, a me, ne sono successe tante.
Il liceo, per esempio, dovav essere il periodo più bello della mia vita. Non avevo tanti amici, ma quelli che avevo, seppur pochi, mi andavano bene.
Poi dicono che al liceo ti crei i primi amori, le prime storielle, i primi baci e le prime uscite.
Quando avevo 13 anni un ragazzino, di nome Lucas, mi invitó a mangiare un gelato, lo aspettai e non si presentó. Quando il giorno dopo gli chiesi come mai non fosse venuto, mi disse che Jasmine, la mia sorellastra più grande di quattro anni, gli sconsiglió di uscire con me. Così successe con tutti i ragazzini che cercavano di avvicinarsi a me fino ai 15 anni.
Essere figlia di un mafioso che tutti rispettano ha i suoi pro e contro: c'erano i ragazzi che volevano avvicinarsi perché sapevano chi eri e quindi si sentivano forti, e quelli che ti evitavano per paura di sparire.
Non ho mai voluto essere notata, soprattutto quando la gelosia di Jasmine nei miei confronti aumentò.
Dicevano che ero bellissima, alcuni mi hanno definita "la perfezione". Sarà che assomiglio a mia madre. Caterina Utzco, di origini russa, era una modella per la quale gli stilista di moda facevano a botte per averla. Alta, capelli biondi, occhi color smeraldo, con la sicurezza di un ghepardo, sapeva come attirare l'attenzione su stessa anche in una sala gremita di gente.
Sono uguale a lei, la sua fotocopia con i capelli mori e la pelle olivastra ereditata da mio padre ispanoamericano.
Mio padre, nonostante fosse sposato quando la vide, ne rimase così colpito da lasciare tutto, moglie e figlia, e seguirla. Non sapeva che mia madre era solo alla ricerca di soldi facili, che aveva problemi con la droga e che Mario Rodriguez era l'esca perfetta.
Rimase incinta di me subito e mi usò per attingere altri soldi a mio padre.
Quando capì che Caterina era solo una cacciatrice di dote, ci lasció per tornare alla sua vita e dalla sua famiglia. Quando compii 10 anni, mi disse che dovevamo cercare mio padre. Non è poi stato così difficile trovare il mafioso più potente di Clairkinss.
Quando mia madre capì che Mr Rodriguez non la voleva più e aveva affari più importanti di me e lei, decise di abbandonarmi con lui e sparire. Non la rividi più, non si fece più sentire e con gli anni cercai di dimenticarmi di lei, ma ogni volta che mi guardo allo specchio, la vedo e questo me lo ricorda anche mio padre.
Guardando le nuvole grigie dalla finestra cercai di non pensarci, di non pensare a come la mia vita è un inferno, di come mi sento vuota e persa.
L'urlo del mio nome mi fece accapponare la pelle. È qui. E io se non morirò oggi, morirò domani.
"LIDYA!" Tremai quando sentii di nuovo mio padre urlare il mio nome. Non feci nulla. Rimasi in camera tutto il giorno. Possibile che Anastasia, sua moglie, gli abbia detto qualcosa? Cercai di non iniziare già a piangere e uscii dalla mia camera.
Vidi Anastasia sulle scale "Cosa hai fatto questa volta?" mi chiese. Come se tutte le altre volte io abbia fatto qualcosa. Non dissi nulla e scesi la grande rampa di scale che si estendeva sull'ingresso di marmo verde della casa. Davanti alla porta c'era mio padre, l'uomo più temuto, quello che non accetta mezzi termini, vestito con uno smoking nero, la cravatta allentata e con le mani sui fianchi. Mani che anni fa mi accarezzavano e oggi mi procuravano solo lividi.
"Si?" dissi cercando di non tremare. Alzò la testa di scatto quando mi vide e il suo sguardo mi fece paura. Mi fa sempre paura quando mi guarda.
"Tu!" mi disse puntandomi l'indice contro, mentre veniva verso di me. Io d'istinto indietreggiai.
Una mano forte mi afferrò i capelli da dietro, inspirai dal dolore e dalla paura che cresceva dentro di me.
"Come fai a conoscere quello stronzo dei Castillo?" mi chiese mentre continuó a strattonarmi i capelli. Una lacrima rigó la mia guancia. "Non so di cosa stai parlando" e davvero non lo sapevo, non uscivo mai. Da quando ho compiuto 18 anni, non uscivo.
"Mi stai mentendo" disse facendomi cadere a terra e tirando più forte i capelli. Iniziavano sempre così quei momenti con lui. Ero io che lo faceva arrabbiare, ero sempre io. E quindi si sfogava, davanti ad Anastasia, che era sempre compiaciuta, fin dei conti sono la figlia della stronza che gli aveva rubato il marito, e davanti a Jasmine. Nessuno di loro due mi ha mai salvato dalle grinfie di mio padre.
Mi strattonó un ultima volta per poi spingermi via. "Cosa sta succedendo? Cosa c'entra Aiden Castillo?" chiese Anastasia.
Mio padre più furioso che mai mi guardó in cagnesco facendomi indietreggiare con le mani sul pavimento.
Conoscenvo i Castillo. Ma solo di nome. Erano la famiglia rivale dei Rodriguez dai tempi dei bisnonni di mio padre. Sono loro che decidono sul mercato e sono loro che dettano le regole. Mio padre cerca di farsi valere e loro fanno altrettanto.
"È venuto nel mio ufficio, quel figlio di puttana e mi ha detto che vuole sposarla".
Alzai la testa di scatto. "Cosa?" chiese in pratica urlando Anastasia. "Il Consiglio ha deciso che le due famiglie si devono unire in un matrimonio combinato per placare le rivalità, lo stronzo ha detto che vuole lei" mi puntò il dito contro senza guardarmi e disse quel "lei" quasi vomitando.
Non volevo sposarmi. La mia vita non poteva andare peggio di così.
"Come fa a conoscerti?" mi chiese con rabbia Anastasia. "Io non lo conosco, lo giuro" dissi tra le lacrime. Mio padre si avvicinò e mi diede uno schiaffo violento sulla faccia. "Ha detto che vuole te. È fermo sulla sua decisione. Come fa a conoscerti così bene? Ha a che fare con Jasmine non con te. Quindi, ripeto un'ultima volta. Dove l'hai conosciuto?" Non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, non l'ho mai visto. Ma potevo stare lì tutto il giorno a provare il contrario, non mi avrebbero creduto." Ti giuro" dissi tra i singhiozzi "non lo conosco" "Bene" disse mio padre prima di prendermi per i capelli e trascirnami verso la mia camera. Stavo per rivivere uno di quei momenti. Dove tutto si faceva buio.
Con il corpo dolorante e la faccia addolorata, rimasi sul letto a piangere in silenzio in posizione fetale.
Mi abbracciai cercando di darmi forza ma mi sentii andare in pezzi, come sempre.
La porta si spalancò e dallo spavento mi misi subito seduta.
Jasmine entrò come una furia, con gli occhi azzurri rossi e il trucco sbavato dalle lacrime. "Tu come hai potuto!" disse urlandomi contro. Anastasia corse subito dietro a sua figlia e chiuse la porta della mia camera. "N-non so di cosa stai parlando" rise, una risata isterica e poi tornó seria. Si avvicinò a me e mi disse "Tu Aiden non lo puoi sposare. È mio!" "Io non lo voglio sposare Jasmine, puoi farlo tu". Mi guardó "Peccato che è fermo sulla sua decisione" urlò. "Sei come tua madre, amate rubare gli uomini delle altre" mi disse in lacrime. "Aiden domani verrà qui e tu li dirai che non vuoi sposarti" mi puntó il dito contro mentre si avvicinava e sua madre cercava di calmarla. "Mi hai capito?" mi domandó urlando. Annuii e indietreggiai sul letto.
Uscì dalla camera lasciando dietro di sé sua madre. Mi guardó schifata e mi disse "Tu non potrai mai essere all'altezza di nessuno" detto ciò, giró i tacchi e uscì chiudendosi la porta dietro.
Abbracciai le mie gambe e piansi in silenzio. Non sono mai stata all'altezza di questo mondo, sono troppo rotta e debole.
Se solo riuscissi a scappare, un'altra volta. Ma ogni volta che ci penso mi sale l'ansia a come è andata l'ultima volta che ci ho provato. Chiusi gli occhi e cercai di non far caso al corpo che urlava di dolore, probabilmente avevo pure qualche livido in faccia.
Domani avrei convinto il figlio dei Castillo a non sposarmi, c'è la devo fare. Devo tirare fuori la parte più forte di me, quella che si dimostra sicura, quando di sicuro non ho ninete. Manco la mia vita. Perché se non rousciró a convincerlo del contrario, sarò una persona morta.
....
Il sole filtrava dalle ampie finestre della camera. Stanza che per anni è stata la zona di salvezza all'interno di un posto buio e senza luce. L'ho sempre immaginata come un barattolo, che devovo tener chiuso per bene per non far entrare tutta la parte negativa della mia vita, ma un giorno qualcuno ha deciso di aprirlo quel barattolo e renderlo un posto dove farmi male.
Mi alzai, sistemai il letto e entrai in bagno per farmi una doccia.
Mi spogliai e guardai la figura pallida e piena di lividi che mi fissava nello specchio.
Di mia mamma dicevano che era forte e io di quella forza non presi manco la metà. Perché se fossi stata almeno forte quanto lei, in questo momento non sarei in questo stato.
Abbassai lo sguardo per terra e cercai di non pensare a come la mia vita non è mai cambiata, non mi sono realizzata, il diploma l'ho preso a fatica tra schiaffi, botte, punizioni e parole sputate in faccia.
Ogni giorno mi sveglio e penso "domani andrà meglio". Prima lo dicevo con convinzione e ci credevo, nell'ultimo anno lo ripetevo giusto per autoconvincermi.
Mi docciai e m mi vestii con dei pantaloni della tuta e una maglia a maniche lunghe per coprire i segni lasciati da mio padre sulle braccia. Presi il fondotinta e coprii il livido sopra al sopracciglio e quello accanto al mio labbro inferiore, raccolsi i capelli ancora bagnati in una coda e uscii.
Nell'esatto momento in cui uscii dalla mia camera vidi Jasmine arrivare impeccabile nella sua gonna a tubino verde, abbinata a una camicia bianca e tacchi a spillo.
Mi prese dal braccio e mi strinse "Ascoltami stronza! Aiden è arrivato, manda a puttane tutto e sarò io ad ucciderti." con uno strattone tolsi il mio braccio dalle sue mani e le dissi "Non voglio sposarlo e non lo sposerò." e scesi le scale.
Con il cuore che batteva e una vicina dentro di me che mi ripeteva che ero solo un fallimento, cercai di non tremare mentre raggiungevo quella che per la famiglia Rodriguez, me esclusa, era la sala da pranzo.
Appena girai l'angolo vidi una figura rivolta verso la finestra con le mani in tasca. Ancora prima che si girasse, notai che le sue spalle divennero rigide e poi si voltò.
Credo che nell'esatto momento in cui si giró il mio cuore smise di battere forte e forse smisi pure di respirare.
Un metro e novanta di altezza, capelli neri, un po' più lunghi sopra e corti ai lati, erano ben tirati indietro, mascella squadrata e sguardo grigio che in quel momento sembrava volesse uccidermi, era tutto ciò che sono riuscita a captare di Aiden Castillo. Era come lo descriveva Jasmine "bello come il peccato" la sentii una volta affermare.
Le sue labbra si piegarono in quello che doveva essere un ghigno e mi disse "Finalmente ci conosciamo signorina Rodriguez" si avvicinò con le mani sempre in tasca, vestito tutto di nero e aggiunse "Signorina ancora per poco" lo disse in un modo che mi fece tremare. Con l'ansia che cercava di serrarmi la gola, indietreggiai. "Non sono interessata, non voglio sposarti" alla mia affermazione rise, una risata per nulla divertita e poi tornó serio. Mi fece paura, tanta paura. "Dimmi Rodriguez" inzió "Te l'ho per caso chiesto?" Confusa non seppi cosa dire e lui con voce dura ripeté "Te l'ho per caso chiesto?" Cercai di mostrarmi sicura e non cedere "No. Non me l'hai..." "Esattamente. Perché io non ho chiesto. È stato il Consiglio che ha deciso e io ho solo scelto la mia compagna di vita." Da quello che sentivo lui si frequentava con Jasmine, innamorata persa di lui, allora perché ha scelto me e non lei? "Credo tu abbia sbagliato compagna allora" Si avvicinó talmente tanto che sentii il suo profumo e cercai di non chiudere gli occhi. Alzai la testa dal mio metro e sessanta così da non spezzare il contatto visivo e lui, con il solito ghigno, disse "Io, Rodriguez, non mi sbaglio mai e se dico che ho scelto, sapevo bene chi ho scelto" "Io non sono obbligata a sposarti, devi sposare una delle due figlie dei Rodriguez, io mi sono rifiutata, quindi credo che la tua scelta ricadrà su Jasmine" dissi conservando le braccia. Quando vidi la sua mascella contrarsi cercai di non andare nel panico, si stava arrabbiando "Il Consiglio mi ha permesso di scegliere quella che sarà la futura cognata dei Castillo, lo sarai tu. Non voglio casini, la tua famiglia già me ne crea tanti. Domani tieniti pronta che passa mia madre a portarti per la prova dell'abito. Con questo ti lascio, mia futura sposa" detto ciò se ne andò seguito dai suoi uomini e lasciandomi in prenda a una crisi.
Ero morta.

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