Capitolo 3

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La madre e la sorella di Aiden, una volta finito con la faccenda dell'abito mi riportarono a casa. Marina, durante il tragitto, mi parlò delle faccende del matrimonio: come volevo i fiori, il menù, il colore delle sedie... Le dissi che per me non faceva differenza poteva fare tutto il wedding planner, con questo mi guadagnai un'occhiata severa dalla mia futura suocera.
Mi sarei sposata a breve, con qualcuno che non conoscevo. Si aspettava che facessi salti di gioia?
Quando entrai in casa, sentii il ticchettio delle scarpe di Anastasia, era sempre conciata bene, come la figlia, mai un capello fuori posto. Mentre si avvicinava a me notai che aveva gli occhi rossi, aveva pianto. E quando Anastasia piangeva voleva dire che si era lamentata con mio padre, di me.
"Ben tornata" disse con un ghigno. "Chi? Lidya?" Domandò mio padre, prima di uscire dal suo ufficio.
Il cuore iniziò a battermi così forte che pensai di svenire.
"Nel mio ufficio Lidya. Subito!" Quando urlò l'ultima parola trasalii.
Lo seguii in silenzio e aspettai che chiudesse la porta. "Com'è andata la prova d'abito?" mi chiese, come se volesse iniziare una conversazione pacifica con me. "Ne ho scelto uno. Ma non è importante. Questo matrimonio per me non significa nulla." Speravo che credesse alle mie parole, così da non dover subire la sua rabbia. "Bene!" disse andando avanti e indietro per poi bloccarsi di colpo "E non ti è venuto in mente di chiedere ad Anastasia di accompagnarti? Hai avuto l'audacia di andare da sola? Con i Castillo?" Ero fregata. Se c'era di mezzo Anastasia, ero una persona morta. "Non mi è venuto in mente. Ti chiedo scusa e glielo dirò anche a lei." cercai di non tremare. Ma le mie scuse erano nulla per lui. Quando alzò la mano e mi colpì la guancia, non fui sorpresa della sua reazione, succedeva sempre. Ma faceva male, faceva sempre male."Sei andata a provarti l'abito senza neanche chiederle se volesse venire. Colei che si è sempre comportata da mamma con te." Non è mai stata una figura materna, ma questo non l'avrei detto. "Ti chiedo scusa" dissi di nuovo, ma invano. La sua mano prese i mie capelli, strattonandoli. Lacrime silenziose rigavano le mie guance "Sai cosa me ne faccio delle tue scuse?" mi domandò dopo avermi dato un altro schiaffo. "Niente, un bel ninete." Mi prese dalla mandibola e strinse forte "Non pensare che una volta fuori da questa casa potrai liberarti di me" disse prima di lasciarmi andare. Uscì dal suo ufficio lasciandomi a terra. Piansi in silenzio e andai in camera mia. Mi abbracciai e cercai di dormire nella speranza che il giorno dopo andasse bene.
Il mattino seguente, mi svegliò Adriana con la colazione. "Ti ho portato un po' di ghiaccio, anche se è tardi. I cerotti li hai ancora?" Mi chiese con voce triste. Nessuno di quelli che lavoravano per mio padre potevano dire qualcosa. Chi per paura di morire e chi per paura di perdere i propri cari. Sorrisi tristemente" Si! Grazie Adriana".
Andai in bagno, feci la doccia e mi guardai allo specchio. Avevo un livido sulla guancia che coprii con il fondotinta, coprii anche quelli che avevano lasciato le sue dita sul mio mento.
La giornata proseguì normale fino a quando Aiden Castillo non decise di presentarsi, di nuovo, a casa.
Negli anni passati non veniva mai, da come ne raccontava Jasmine pensavo stessero insieme e quindi mi aspettavo che venisse a prenderla a casa qualche volta, ma non è mai successo.
Mio padre, Anastasia e Jasmine erano seduti in salotto quando lui entró e disse che voleva portarmi fuori. Mi stava solo peggiorando la vita.
Sperai che mio padre riuscisse a convincerlo del fatto che non potevo uscire in quel momento. Iniziarono a battibecchiare e poi sentii mio padre dire ad Adriana di comunicarmi che dovevo prepararmi.
Magari se fossi uscita con lui, l'avrei convinto a non portare a termine questo matrimonio. Cazzo ci avrei provato in tutti i modi.
Quando scesi le scale e lo trovai accanto alla porta con Jasmine che gli parlava di non so cosa, cercai di evitare la sensazione strana che sentii nello stomaco.
Se possibile era ancora più bello di ieri. Indossava una camicia nera, i pantaloni sartoriali abbinati e urlava sicurezza da tutti i pori. Quando i nostri sguardi si incontrarono, cercai di non vacillare mentre lui continuava a guardarmi impassibile.
"Vedo che ti fai desiderare, Rodriguez. Non vedo l'ora di sposarti così almeno evito di fare ste chiacchiere inutili ogni volta che ti devo vedere" Mio padre si irrigidì tutto. Non dissi nulla e Jasmine cercò di non perdere le staffe. "Cerca di non fare tardi" mi disse mio padre. Poteva sembrare una frase innoqua, fatta da un padre che si preoccupa per la sua figlia. Lui, però, non si è mai preoccupato di me. E ogni cosa che mi diceva, mi creava ansia. Così annuii e guardai Aiden "Andiamo?" Aprì la porta ed uscì, lo seguii e vidi gli uomini che erano con lui l'ultima volta. Lo seguii all'interno del SUV e cercai di non vomitare da quanto stavo male.
Si mise seduto davanti a me e cercai di non guardarlo, era un tipo che di sicuro non passava inosservato. Guardai fuori dal finestrino e cercai di formulare una frase sensata così da fargli cambiare idea sul matrimonio, ma mi sentivo osservata. Cercai di far finta di niente, ma non ci riuscii. "Cos'hai da guardare?" chiesi, spostando la mia attenzione dal paesaggio ai suoi occhi grigio come il metallo fuso.
"Perché c'è qualcosa di bello da guardare?" Beh, uno a zero per Castillo Junior. "Si può sapere dove stiamo andando?" Prese il cellullare e inizió smanettarci "Ti serve un anello, mia nonna ha insistito che dovessi accompagnarti io a sceglierlo" ne approfittai "Ma se per te è una tortura stare con me, fidati provo lo stesso, perché dobbiamo sposarci? C'è Jasmine che ti ama" alzò il suo sguardo dal telefono "Chi ti ha detto che Jasmine mi ama?" Chiese con la mascella rigida. Se possibile mi schiacciai ancora di più contro il sedile. "Da come ti guarda, ho percepito questo" "Si vede allora che non vedi bene" annuii, era in vena di complimenti.
Una volta scesi dal SUV, ci scortarono all'interno del negozio. "Aiden Castillo. Sono abituato a vedere le donne di famiglia di solito. È un evento speciale" Disse un signore sulla quarantina. "Mi ci hanno costretto" disse con una risata amara. Il tipo mi guardó e mi sentii in imbarazzo. "Allora è vero. Ti sposi. Beh non pensavo esistesse una bellezza del genere." Alla frase dell'uomo, Aiden si girò a guardarmi, ricambiai con uno sguardo di sfida. "Siamo venuti a scegliere il suo anello" "Oh ma certo, ti farò vedere tutti i nostri pezzi esclusivi" disse rivolgendosi a me con un sorriso a trentadue denti. "Vi faccio accompagnare di sotto" Scendemmo le scale che portavano a una saletta privata. Mi sedetti sul divano, mentre Aiden faceva avanti e indietro. "Quanti anni hai?" gli chiesi. Ghignó "Ventott'anni" OK. "Cosa mai farebbe un uomo, con una ragazza di ventun'anni come me?" Chiesi alzando le spalle. Aveva più esperienza di me, quello di sicuro. A me la possibilità di farle non mi è mai stata data. Si avvicinò a dove ero seduta, si abbassò così che i nostri visi fossero allo stesso livello e mi disse" Ascoltami Rodriguez, io... "" Mi chiamo Lidya, non Rodriguez. Lidya" mi dava fastidio che continuasse a chiamarmi con un cognome che io odiavo. Fece un mezzo sorriso, facendo spuntare una fossetta sulla guancia destra. Cercai di ignorare i miei battiti cardiaci che aumentavano. "Rodriguez, non mi interessa di quello che pensi, tanto meno di come ti chiami." Lo ammetto, mi ferì. "Faremo sto matrimonio così da non avere più il Consiglio attaccato al culo. Ciò non vuol dire che dentro le mura di casa dobbiamo fare quello che fanno le coppiette sposate e felici. Quindi scegli un cazzo di anello e andiamocene" "Eccomi" tornó l'uomo di prima con vari vassoietti con dentro, altrettanto diversi, gli anelli.
Aiden si scostò e io rimandai indietro il magone che mi si stava formando in gola.
"Hai qualcosa di grande?" gli chiese Aiden. Il tipo mi guardò e mi sorrise "Sua sorella ha chiamato sta mattina e mi ha detto di mostrare alla futura sposa solo anelli fini ed eleganti" Guardai i vassoietti e ne pescai uno a caso. "Questo va bene" il sorriso dell'uomo vacilló, soprattutto quando vide alzarmi dal divano pronta ad andare. "Così di fretta? Non vuole guardare bene i modelli?" Non me ne fregava niente. "No, mi piace" non l'avevo manco guardato bene. "Lo provi" insisté lui. "Provalo" mi disse Aiden. Appoggiai la borsa sul divano e gli misi davanti la mia mano. "Questo lo lascerò fare al suo futuro compagno di vita" Aiden mi guardò, guardò il tipo come se volesse strozzarlo, poi si mise davanti a me. Prese l'anello e quando appoggió la sua mano sotto la mia, sentii come una scossa, ma feci finta di niente.
Fece scivolare l'anello sul mio anulare e notai che aveva un diamante al centro piccolo con attorno altri più piccoli. "L'anello è di Cartier in oro bianco, il diamente al centro è il Diamante Flowless, ovvero privo di difetti. Ti sta divinamente" Guardai la mia mano e sentii il peso di quell'anello. Alzai lo sguardo e incontrai quello di Aiden. Mi accorsi solo in quel momento che stavo trattenendo il respiro. "Vi lascio un momento da soli" disse il tipo.
Sfilai la mia mano da quella di Aiden e tolsi l'anello. "Siamo apposto. Possiamo andare" dissi "Non avrei mai pensato che una Rodriguez ci avrebbe messo così poco a scegliere un gioiello" disse sarcastico. Lo fulminai con lo sguardo "Infatti hai scelto la Rodriguez sbagliata". Si voltò verso di me e non mi sfuggì la mascella serrata "Dovrai imparare con il tempo a conoscermi. Ma ecco la tua prima lezione Rodriguez" si avvicinò a me facendomi arretrare, non mi fidavo di lui. "Io, Aiden Castillo, non sbaglio mai". Non so da dove raccolsi la forza, gli dissi "Staremo a vedere" Quando si bloccò con la mano sulla maniglia della porta, mi accorsi che forse dovevo stare zitta. Si voltò lentamente "Mi stai sfidando Rodriguez?" Il panico mi serró la gola. Non dissi nulla, qualcosa nel suo sguardo cambiò e il suo corpo divenne rigido.
"Andiamocene" mi disse. Lo seguii cercando di tornare a respirare normalmente. Comprò l'anello, duecentomila dollari di anello.
Una volta saliti sul SUV mi passó la scatolina rossa con la scritta in oro di Cartier. Lo guardai accigliata "Indossalo, buttalo, fai quello che vuoi. Basta che te lo tieni tu."mi disse seccato." Hai pagato una somma così alta solo per dirmi poi che potrei buttarlo?" Mi guardò dritta negli occhi. Odiavo quando lo faceva perché è come se potesse leggermi nell'anima."Questo è perché non me ne frega di quello che ti riguarda" Cercando di non mostrargli che mi stava ferendo gli dissi "Sei molto in vena di complimenti oggi, lo terrò a mente. Grazie" detto ciò tornai a guardare fuori dal finestrino. Sembrava che il mio scopo in questa vita fosse solo quello di pagare per gli altri. Mia madre mi ha messo al mondo per estorcere i soldi a mio padre. Mio padre mi mette le mani addosso perché mia madre l'ha preso per il culo. E Aiden mi sposa perché il Consiglio vuole una tregua tra le due famiglie. Peccato che lo stronzo poteva tranquillamente scegliere Jasmine e non me.
Una volta arrivati davanti al cancello della casa di mio padre, il silenzio venne riempito dalla sua voce, stranamente, roca. "Domani ti mando Oliver. Sarà la tua ombra ovunque deciderai di andare e ti aiuterà a prendere la tua roba." In che senso? Pensai di aver parlato nella mia mente ma poi lui disse "Da domani ti trasferisci a casa da me, velocizziamo sta cagata del matrimonio. Così mi levo questo problema dai piedi" Io ero il problema del quale parlava.
Mi salii l'ansia al pensiero che dovevo trasferirmi in una casa, con uno sconosciuto che mi odiava.
Ma ha detto che potrò andare ovunque voglia. Ciò vuol dire che potevo uscire. Avrei sopportato il suo odio, l'avrei fatto finché non sarei riuscita a scappare.
Non avevo idea di dove sarei andata, ma di sicuro lontana da mio padre, dai Castillo e da tutto.

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