Capitolo 4

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Una persona quando deve trasferirsi in una nuova casa, fa gli scatoloni, tanti scatoloni, si dispera, ci mette giorni, settimane o mesi. C'è poi quell'eccitazione nel cambiare vita e routine.
A me è bastato piegare i pochi vestiti che avevo in una valigia e aspettare che Oliver suonasse alla porta.
Aspettai sul letto e sperai che le cose potessero andare bene d'ora in avanti. Sono sempre stata sola e ce l'avrei fatta da sola.
Dopo colazione finalmente sentii l'eco del campanello di casa. Mi misi in allerta, presi la mia valigia e la borsa dirigendomi verso la porta. Quando l'aprii andai contro mio padre. "Vedo che hai fretta ad andartene" indietreggiai e cercai di non farlo arrabbiare. "Pensavo che potevo scendere, ecco" mi guardò. Di lui, a parte il colore dei capelli e la carnagione olivastra, non avevo preso nulla. Non mi ha mai insegnato nulla, non mi ha trasmesso nessun valore. Non che mia madre dall'altro canto avesse fatto qualcosa. È come se io stessa non mi conoscessi.
"Ti avverto Lidya. Uno sbaglio e ti farò vivere l'inferno. Non voglio casini e non voglio lamentele né dal Consiglio né dai Castillo. Altrimenti considerati morta" tremai, nel vero senso della parola. Perché se fossi riuscita a scappare, di nuovo, questa volta mi avrebbe uccisa.
Annuii, fece lo stesso anche lui e si fece da parte per farmi passare.
Scesi le scale trascinando la mia valigia e vidi, quello che doveva essere Oliver, davanti alla porta d'ingresso.
"Buongiorno Miss Rodriguez" mi salutò con un sorriso sincero che ricambiai. Era vestito uguale agli uomini che scortvano Aiden, solo che mi sembrava più gentile di loro.
Prese la mia valigia e guardò dietro alle mie spalle "Vuole che la aiuti con le altre cose?" lo guardai imbarazzata "No, io ho solo questo. Siamo apposto" volevo andarmene da lì. Sentii il rumore dei tacchi di Anastasia e mi gelai "Te ne vai senza salutare?" Guardai Oliver "La aspetto fuori" mi disse.
E di rimando volevo chiedergli di non lasciarmi sola. "No, ti avrei chiamata. In fondo ci rivedremo presto" Ed era vero,li avrei comunque rivisti al matrimonio.
Si avvicinò a me "Fammi dire due parole, poi ti lascerò andare" inizió con un sorriso gelido "Tu sei uguale a tua madre. Il destino vuole che sei uguale a lei fisicamente e anche nei modi" capii subito dove volesse andare a parare "Rubare gli uomini delle altre deve essere nel DNA degli Utzco. Ma sai una cosa, tua madre voleva essere me, voleva avere ciò che avevo io ma non ci è riuscita ed è rimasta la povera drogata che è. Tu, cara, vuoi essere come mia figlia, uguale a lei, avere il suo successo. Ma non succederà mai. Aiden Castillo è troppo per te, si vede poverino che è stato costretto a scegliere la spazzatura" Mi ferii, tanto anche. Mia madre non voleva essere lei, mia madre voleva i soldi per procurarsi la prossima dose che l'avrebbe stordita. Odiavo che fossi la sua copia, perché pagavo le conseguenze anche per questo. Ma io non volevo essere Jasmine, non volevo avere ciò che possedeva e non volevo neanche Aiden Castillo. Io volevo la libertà. Era ben diverso. Ma nonostante il suo discorso amaro e pieno di veleno, le sorrisi e le dissi "Ciao Anastasia"
Uscii dalla porta e sperai che fosse l'ultima volta. Sperai, davvero, di non vedere mai più quella casa e le persone che la abitavano.
Oliver mi aprii la porta della macchina e mi sentii a disagio. Salii e partimmo.
Dopo quelle che sembrarono ore di viaggio, arrivammo davanti a un grande cancello, Oliver parlò nel citofono, questo si aprii lentamente. Percorso il vialone, l'auto svoltó a sinistra davanti a una villa moderna con grandi vetrate. Davanti al grande portone c'erano due donne e cinque uomini con completi neri in fila.
Oliver mi aprii la porta "Benvenuta Signorina Rodriguez" "Grazie Oliver, posso chiederti una cosa, spero di non sembrare maleducata" chiesi a bassa voce mentre le teste sulla scalinata ci guardavano. Oliver annuii "Qualsiasi cosa" "La porta della macchina preferirei chiuderla e aprirla da sola. Mi sento a disagio farti fare una cosa del genere. Lo vedo irrispettoso nei tuoi confronti." Sorrise sollevato "Ma questo è il mio lavoro Signorina Rodriguez, ma se si trova a suo agio così, faremo ciò che vuole" ricambiai il sorriso "La ringrazio".
Preso la mia valigia, mi guidò verso il personale. "Ecco qui, Signorina Rodriguez le presento la nostra squadra" disse rivolgendosi ai cinque uomini "Loro si accupano della sicurezza della villa, hanno occhi ovunque, quindi non ha nulla di cui preoccuparsi" Sono proprio un idiota, pensavo davvero di scappare, di nuovo, dalla casa di un mafioso?! Volevo ridere, ma di quelle risate isteriche.
"Piacere di conoscervi" dissi "Loro invece, sono Maria" disse indicando la donna più giovane che ricambió con un sorriso sincero. "E poi c'è Grace" disse indicando l'altra donna, sembrava avesse sui quarant'anni. "Grace si occupa di tutto, qualsiasi cosa ti serva, chiedi a lei" Grace non sorrise a differenza di Maria, mi guardò dall'alto verso il basso e tornò a fissare Oliver.
"Le porto la valigia in camera, Maria le farà vedere il resto della casa" "Grazie mille"dissi in fine.
"È davvero un piacere conoscerla signorina Rodriguez" disse Maria una volta dentro. La casa era magnifica. L'ingresso era gigante e sulla destra si aprivano le scale che portavano al piano superiore.
"Le mostro la sua camera" la seguii su per le scale che davano sul giardino, la vista era bellissima. Al piano superiore c'erano le camere "Questa, per adesso, è la sua" disse lei imbarazzata. Evitai di dirle che la camera non l'avrei condivisa con nessuno, le sorrisi e basta.
La camera era gigantesca, con cabina d'armadio e bagno privato. Il letto era altrettanto gigante. La vetrata prendeva un muro intero, permettendomi di vedere il giardino dietro casa, quello con la piscina.
Aiden si trattava bene.
"Vuole riposare o fare un giro della casa?" "Dammi pure del tu Maria. Certo facciamo pure il giro" la seguii per il resto della casa.
Quando mi fermai a farle alcune domande sulle guardie che circondavano la casa, il campanello suonò. "Maria invece di stare lì a chiacchiere, potevi aprire la porta." Disse acida Grace. "Scusami io..." "Niente faccio io" disse lei interrompendola.
Dal portone entrò una donna bellissima con un tubino blu notte, i capelli neri a caschetto e con un sorriso a trentadue denti. Doveva avere più o meno l'età di Marina e Jasmine .
"Mi dispiace disturbarvi ma ho una missione oggi" "Il signor Aiden non c'è" le disse Grace fermandola sulla porta "Lo so mia amata Grace, infatti sono qui per altro" Guardò oltre la sua spalla e i suoi occhi azzurri puntarono i miei. Una volta individuata, oltrepassó una Grace irritata e corse verso di me sul suo tacco 15. "Ecco per chi sono qui. Per la futura sposa" Si avvicinò con in mano quello che sembrava un iPad e stese la sua mano ben curata verso di me "Io sono Laila, la stylist della famiglia Castillo. Se hai visto qualche outfit sulle donne Castillo e se hai invidiato qualche abito, beh dietro a quel lavoro ci sono io" Disse spostandosi le ciocche corte dietro la spalla in un modo teatrale che mi fece sorridere "Invece quella testa di rapa di Aiden, non si fa vestire da nessuno. Per questo ha pessimo gusto" questa volta risi, risi di cuore. La adoravo già. Strinsi la sua mano e mi presentai "Io sono Lidya, è un piacere" "Tesoro fattelo dire sei di una bellezza mozzafiato, mi stai facendo dubitare della mia sessualità" risi dimenticando che la bellezza che avevo, l'ho ereditata da una donna che non mi ha mai voluta. " Ti ringrazio. Anche tu, sei incantevole " le dissi. "Oh grazie tesoro. Vieni che ci sediamo in salotto. Maria mi porteresti, per favore, un thé ai frutti rossi?" chiese mentre mi prendeva a braccietto "Subito. Lei signorina Rodriguez?" "Lidya, chiamami Lidya, Maria. Sono apposto così, grazie."
Laila mi fece sedere sul divano in camoscio nero e si accomodó accanto a me, accendendo il suo iPad. "Quella testa di cazz... Perdonami, se mi dovesse sentire Teresa, mi licenzierebbe subito. Quel gran pezzo di figo e testa di cazzo di Aiden. Ok così va bene. Mi ha comunicato che sta sera c'è la festa per presentarti alla sua famiglia" Risi e poi tornai seria "Festa?" "Non ne sapevi nulla? Doppiamente testa di cazzo. Si cara, quindi io ho poco tempo per trovarti un abito da sera, delle scarpe e una make up artist decente, perché l'ultima che avevo l'ho licenziata sta mattina." Si alzò e mi mimó di fare lo stesso, mi disse di girarmi." Ho un abito di seta di Dior che potrebbe starti divinamente. Ok chiamo a rapporto la mia squadra." Detto ciò prese il cellullare e sparì lasciandomi in piedi impalata. Una festa? Per conoscere il resto della famiglia? Mi veniva da vomitare. Non mi ha detto nulla. Ti aspettavi che sua maestà Aiden comunicasse con te? Sbuffai e cercai di non dare a vedere il mio disagio a Laila. "OK! Nel pomeriggio si recherà qui la mia squadra. Tu cara mia non dovrai fare nulla se non rilassarti" Non sapevo cosa volesse dire rilassarsi da quando? Manco me lo ricordavo.
Laila mi raccontò che la sua famiglia è quella dei Castillo sono amici d'infanzia, quindi per lei è stato bello crescere assieme a Marina e Aiden. Una volta finito il suo thé, prese le sue cose e mi salutò con la premessa che ci saremmo viste dopo.
Non avendo nulla da fare decisi di esplorare fuori casa. Una volta fuori, due guardie si girarono appena aprii la porta. "Signorina Rodriguez, deve andare da qualche parte?" Mi sentii a disagio "Faccio un giro nei dintorni della casa. È un problema?" I due si guardarono e poi si voltarono verso di me facendo un passo indietro "No, nessun problema" "Grazie".
Girai attorno alla villa e vidi che lo spazio che portava al cancello principale era abbastanza lungo, due guardie erano posizionate nella parte posteriore della casa. Mi mancava una guardia. Sempre se fossero solo cinque e non altre nascoste.
Stavo giocando non con il fuoco ma con la morte. Mio padre, l'ultima volta che ho provato a scappare non ci ha pensato due volte a dire alle guardie di spararmi. Aiden non sarà da meno.
Un volta concluso il giro arrivai giusto in tempo per vedere arrivare Aiden. Nel suo completo, rigorosamente nero, gli occhiali da sole e la sicurezza di dominare il mondo scese dalla sua macchina. Abbottonó la sua giacca, tolse gli occhiali e puntó il suo sguardo nel mio. "Vedo che ti stai già abituando" Si avvicinò con le mani nelle tasche "Stavo facendo un giro, questo non vuol dire che mi sto abituando". Guardò la mia mano e mi disse "Dov'è l'anello?" Seguii il suo sguardo "Nella camera". Avevo la sensazione che ogni volta che mi guardasse, potesse leggere i miei pensieri. Mi terrorizzava come cosa. Cercai di sembrare tranquilla "Non mi avevi detto che c'era una festa sta sera" Mi guardò dall'alto verso il basso e non riuscii a decifrare il suo sguardo "Perché? Devi prepararti al meglio per il tuo futuro marito?" Decisi di voler giocare al suo stesso modo, così con un leggero sorriso sulle labbra gli dissi "Quando mi importerà abbastanza di te, mi preoccuperó di come devo prepararmi" Non seppi da dove presi tutta quella sicurezza, ma mi piacque. Lui rise e mi disse "Se solo fossi all'altezza delle donne con le quali esco forse in questo momento, dopo la tua frase, mi sarebbe venuta un erezione" Mi morì il sorriso sulle labbra e notó che mi aveva colpita e affondata con quella frase. Girò sui tacchi ed entrò in casa. Anastasia mi diceva sempre che non sarei mai potuta interessare a un uomo, ero bella si ma per nulla interessante, a differenza di sua figlia. Che se la faceva con il mio futuro marito. Tutto bello.
Decisi di entrare anche io e rintanarmi nella camera.
Una volta arrivata l'ora di pranzo, Maria mi chiamò per scendere a mangiare.
Notai che fuori nel giardino c'era la squadra di catering.
Mi sedetti a tavola ben curata in tutti i dettagli. "Sembra tutto buonissimo" dissi "Grace è un ottima cuoca, nessuno la batte in cucina. A parte la nonna di Aiden" disse Maria ridendo. "Ciao Maria" entrò salutando Aiden e notai che si era cambiato e aveva i capelli ancora bagnati dalla doccia. "Mr Aiden". Tutto ad un tratto, l'aria divenne pesante quando Maria ci lasciò da soli per mangiare.
Non mangiavo in compagnia con qualcuno da anni. Era stranissimo. Aiden prese un piatto e se lo riempì, per poi prendere le posate ed alzarsi "N-non mangi qui?" mi sentii stupida a chiederglielo. Mi guardò con il suo sorrisetto da strafottente e mi disse "Ho delle cose da fare e preferisco mangiare da solo. Mi devo abituare ad averti attorno" lo disse come se fossi un animaletto fastidioso. Annuii "Buon appetito allora" e tornai a sedermi. Feci finta come se non ci fosse, visto che rimase qualche secondo in piedi e iniziai a mangiare.
Quando se ne andò mi sentii triste. Nessuno gradiva la mia compagnia.
Mi venne un idea e sperai di non sembrare maleducata.
Mi diressi vesto la cucina e mi bloccai quando sentii Maria parlare di me. "È bellissima. Non è perfetta? C'è è la perfezione. È educata e gentile" "La conosci da un'ora Maria" disse Grace sbuffando e io sorrisi "Le persone le percepisco a pelle, io. L'unica cosa che mi preme è che sembra triste." mi appoggiai al muro "Come fa una come lei ad essere triste? È la cocca dei Rodriguez" Volevo ridere. Decisi di farmi avanti ed entrare "Scusate se vi disturbo" Grace si giró di scatto "Stavo per avere un infarto" "Scusami, non volevo spaventarti. È che sono sola a mangiare" Madonna sembro patetica "E volevo chiedervi se vi andasse di venire a mangiare con me" Si guardarono "Noi non possiamo sederci con i padroni della casa" disse Grace alzando il mento.
"Beh tecnicamente io non sono la padrona di casa." Maria e Grace si guardarono "Non mi va di mangiare da sola ecco. Aiden ha delle cose da fare." Sembravo disperata? Si lo sembravo.
"Posso farti compagnia io" disse Maria con un sorriso sincero. "Ecco vai tu, io sto qui che devo sbrigare delle cose" le disse Grace.
Mangiai con Maria e la ringraziai un'infinità di volte per la compagnia.
Questo a casa di mio padre non lo potevo fare. Ma qui nessuno sembrava avesse paura di Mario Rodriguez. Quindi ne aprofittai.
Nel tardo pomeriggio si presentó Laila con la sua squadra.
"Questo è l'abitó" disse la sua assistente mentre appoggiava una busta sul letto. Aprì la cerniera rivelando un abito di seta color verde smerarlo. La parte sopra era fatta con un corsetto e le spalline sottili. La parte sotto, invece, scendeva morbida con uno spacco che partiva da sopra il ginocchio.
"Il colore mi ricorda tantissimo i tuoi occhi. Non farà altro che risaltarli. Per le scarpe ho optato per il sandalo di Jimmy Cho." La guardai, non mi ero mai messa in tiro e vestita bene. Mi sentivo come se dovessi andare al ballo di fine anno. Volevo vomitare.
"Per i capelli, direi un raccolto morbido e per il trucco, tesoro, non ne hai bisogno quindi direi qualcosa di leggero ed elegante." Annuii perché non sapevo cosa dire. "L'abito è bellissimo" dissi infine per non sembrare maleducata. Laila sorrise "oh ti starà divinamente".
Mi sistemarono i capelli e il trucco, quando arrivò il momento di allacciare il vestito da dietro, uscii dalla cabina armadio per chiedere una mano a Laila. Ma non c'era. Così notando la porta della camera socchiusa e sentendo la sua voce decisi di uscire. "Laila scusami, mi potresti..." Mi bloccai quando incontrai lo sguardo di Aiden. Portai subito una mano al petto così da tenere su il corsetto dell'abito e una mano dietro per salvare l'insalvabile. "Oh ma stai da Dio. Mi ero scordata che dovevo darti una mano con la cerniera" disse lei con una voce teatrale. "Ma visto che c'è qui Aiden. Lo può fare benissimo lui" diventai rossa e lo guardai. Se non fosse per il commento che mi disse quella mattina, potrei dire che forse gli piaceva quello che stava guardando.
"Su Aiden renditi utile, non rimanere lì imbambolato" disse lei facendolo irriggidire.
"Voltati" disse con voce roca. Lentamente mi girai e trattenni il respiro quando lo sentii avvicinarsi. Prese la cerniera dell'abito e le nocche della sua mano sfiorarono la mia schiena. Mi irrigidii tutta non vedendo l'ora che quel momento finisse. Una volta chiusa la cerniera mi girai e lo ringraziai "Fai di fretta, ci stanno aspettando" disse senza guardarmi negli occhi per poi sparire. "Da come ti guardava sembrava volesse strapparti di dosso l'abito" disse Laila mentre mi allacciavo i sandali. Risi "Mi odia" "Aiden è sempre stato un muro contro il quale devi andare a sbattere per ammorbidirlo. Ci vuole solo del tempo" Io non volevo conoscerlo. Non mi interessava. Indossai l'anello e uscii dalla camera pronta ad affrontare i Castillo.

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