𝐶𝐴𝑃𝐼𝑇𝑂𝐿𝑂 3

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Lo stavo seguendo per tutto il corridoio mentre tutti ci guardavano.
Non voglio finire nei guai...
Ma cosa dico!
Sono nei guai da sabato, dopo aver preso parte ad un aggressione.
Insomma io non ho fatto nulla ed in un certo senso è proprio questo il problema.
Persi un anno di vita quando si fermò davanti allo sgabuzzino dove ci sono i vari oggetti che utilizzano i collaboratori scolastici.
-Em...io avrei lezione...dovrei andare.- balbettai.
-Ragazzina- disse facendo una smorfia.
Mi prese dal braccio e mi portò dentro.
Ok, si che è un pericoloso ex criminale ma non mi faccio trattare da nessuno come una pezza da terra.
-Senti io non faccio quello che vuoi tu, ficcato bene in testa ed ora fammi andare nella mia classe!- esclamai infuriata.
-Non gridare, non sopporto la tua voce.- disse passandosi una mano tra I capelli.
Ma guarda un po a questo soggetto.
-E allora perché mi hai chiamata se non sopporti la mia voce?!- sputai innervosita.
-Se scoprono che ho quasi ucciso quel coglione, mi mandano un'altra volta al fresco.- disse non smettendo mai di guardarmi negli occhi.
Quegli occhi...sono così enigmatici.
Non fanno trasparire nessun tipo di emozione, sono spenti ma attraenti allo stesso tempo.
-È lì che dovresti stare.- dissi pentendomene subito.
-Non mi fare incazzare. - ghignó avvicinandosi a me e prendendomi dai polsi.
Strinse molto forte la presa tanto da farmi male.
Ero spaventata ma non tanto da riuscire a difendermi.
Cercai di staccarmi dalla sua presa fallendo miseramente.
Lui per tutta risposta si mise a ridacchiare.
-Ora ridi?!- esclamai infastidita.
-Senti neanche a me fa piacere stare con te, voglio solo accertarmi che starai zitta.- disse lasciando il mio polso.
Me lo toccai visto che mi faceva molto male.
Ho sempre avuto i polsi piccoli che mi fanno male anche se qualcuno li stringe delicatamente.
-Non dirò nulla.- dissi gemendo dal dolore.
Poi disse la cosa che meno mi aspettavo di sentire.
-Mi dispiace...em non volevo farti male.- disse grattandosi la nuca.
È bipolare?
Si forse è un violento bipolare.
-Ugh non fa nulla.- dissi.
Beh in realtà faceva male e anche tanto.
-Aspetta qui, vado a prenderti un pó di ghiaccio. - disse uscendo dallo sgabuzzino.
Ok sto letteralmente impazzendo.
Cioè prima mi obbliga a parlargli, mi minaccia, mi fa male hai polsi e dopo si preoccupa per me?!
Fermate il gioco, gelato?
Poi lo vidi arrivare con del ghiaccio.
-Ugh, grazie.- dissi cercando di prendere il ghiaccio dalle sue mani.
-Faccio io.- disse.
Mi prese i polsi e ci poggió sopra del ghiaccio.
-Come ti chiami?- mi chiese.
Sta diventando tutto troppo strano e imbarazzante.
-Ashley, tu?- chiesi.
-Justin.- disse.
Rimanemmo in silenzio per un pó.
-Senti, riguardo a quello che hai visto...non è come sembra.- esclamò spiazzandomi completamente.
-Stavi uccidendo un povero ragazzo, cosa c'è da capire?- mi pentii subito delle mia parole poiché fece cadere il ghiaccio a terra e capii che era incazzato.
-Non capisci proprio un cazzo.- sputó con un'espressione di disprezzo sul volto.
-Io?! È da quel sabato che mi sento una merda con me stessa ed è tutta colpa tua!- esclamai.
-È vivo ed ora è in ospedale, e poi io lo ho ammazzato di botte mica tu, cazzo ti senti in colpa?!- sbruffó.
-Io sono stata lì impalata a non fare niente, ecco perché mi sento in colpa.- esclamai.
Questa storia è più grande di quello che pensassi.
Senza rendermene conto una lacrima scese sulla mia guancia.
-Non pensarci più, non mi parlerai più.- mi asciugai le lacrime.
-Da questo momento in poi puoi dimenticarti di me e di questa storia.- disse e se ne andò lasciandomi da sola.
Raccolsi il ghiaccio da terra e uscii dallo sgabuzzino.
Sono in ritardo per la lezione di matematica.
Cosa faccio ora?!
Mi stava scoppiando la testa e avevo solo voglia di andarmene, ed è proprio quello che feci.
Uscii da scuola e iniziai a camminare senza sapere dove stessi andando.
Poi mi squilló il cellulare e risposi immediatamente leggendo "Olivia" sullo schermo.
-Pronto Ol.- dissi.
-Ei Ash...noi oggi non siamo venute a scuola.-
-Si, lo avevo notato...dove siete?-
-Siamo a casa mia...ieri poi abbiamo fatto un pigiama party.-
-Ah...-
-Se ti va puoi raggiungerci.-
-No, no...state meglio senza di me.-
-Ma no, non è così.-
-Si è così invece. State con me solo perché vi faccio pena.-
-Lo sai anche tu che non è così.-
-No, io so solo che non ve ne frega nulla di me!-
-Ma che dici, sei forse impazzita?!-
-No, sto benissimo...mai stata meglio.-
- Ne riparliamo quando starai bene.-
-Ciao.-
-Ciao Ash.-
Scoppiai a piangere.
Mi va bene che vada male la scuola, mi va bene essere minacciata da Justin.
Mi va bene tutto ma non perdere le mie uniche amiche.
Basta non c'è la faccio più.
Non so neanche io perché vivo.
Infatti...perché vivo?
Che ci faccio ancora qui a soffrire.
Basta la voglio fare finita.
Mi girai un'altra volta verso la scuola ed entrai di nuovo.
Senza farmi vedere salii le scale che portavano fino al tetto.
Salii sopra e feci un bel respiro.
Ok, è ora di farla finita Ashley.
Scusa mamma, so che soffrirai ma spero che un giorno tu te ne faccia una ragione.
Mi sporsi sempre di più cercando di buttarmi.
Sentivo l'adrenalina e il cuore che mi stava per scoppiare in mano.
-Addio mondo.-
Stavo per buttarmi quando sentii due mani prendermi dai fianchi e farmi cadere a terra.
Chi è stato ad impedirmi di togliermi la vita?

𝖙𝖔𝖝𝖎𝖈 𝖙𝖔𝖌𝖍𝖊𝖙𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora