«A che serve avere una mamma casalinga, se nemmeno mi accompagna a scuola?»
«Aaah, Caleb, Caleb...» sospira lei, senza staccare gli occhi dal giornale mentre sorseggia il caffè. «Devo portare a scuola i tuoi fratelli, non riesco a fare entrambe le cose.»
Abbozzo una smorfia e mi chiedo perché sono dovuto crescere. Magari avessi ancora dieci anni come Jimmy e Sammy, loro hanno la mamma che li serve e riverisce senza battere ciglio, mentre io sono abbandonato a me stesso e alle responsabilità da ragazzo non del tutto adulto ma nemmeno così piccolo da essere ancora un bambino.
«Cosa te lo abbiamo comprato a fare il motorino?» domanda papà entrando in cucina. Quando passa dietro di me, mi scompiglia i capelli per poi far scivolare la mano sulla spalla e, infine, lasciarla ciondolare di nuovo lungo il busto. Procede dritto verso il frigorifero e ingurgita tutto d'un fiato mezza bottiglietta d'acqua – lui e la sua fissazione per l'idratazione! – fissandomi in attesa di una risposta.
«Sai che non voglio che si rovini,» spiego, già esasperato di prima mattina. «Se si dovesse rigare, giuro che ammazzo il primo che mi capita davanti.»
L'espressione di papà è abbastanza eloquente da cogliere i suoi pensieri: "Non esagerare, Caleb, la violenza non è mai la risposta, anche se ti rigassero il motorino". Io invece credo che ognuno dovrebbe ricevere a seconda di ciò che dà. Occhio per occhio, si dice, no? Okay, forse un tantino esagerato lo sono, e anche troppo attaccato al mio nuovo motorino, ma ho sudato per ottenerlo, con tanto di "fanculo istruttore" per avermi bocciato al primo tentativo.
Inoltre è lunedì mattina, sono stato buttato giù dal letto dall'incessante "bi-bip" della sveglia dopo un weekend passato nell'ozio, e oggi mi aspettano una lezione di chimica e una di fisica. Questo è l'umore migliore che si può pretendere da me per l'intera giornata.
«Papà, mi accompagni tu?» tento di nuovo.
«Negativo, cucciolo, devo scappare a lavorare,» risponde. Mi esce spontanea un'altra smorfia alla parola "cucciolo". Direi che sono abbastanza cresciuto per un nomignolo del genere, ormai ho sedici anni e non ho propriamente l'aspetto da cucciolo, nonostante ritenga che il mio cespuglio arancione mi faccia apparire tenero agli occhi delle ragazze. Forse è per via del fatto che vengo associato spesso al migliore amico del mago più famoso di tutto il mondo.
«Siamo pronti, mamma!»
I gemellini irrompono in cucina. Sanno di dentifricio, Sammy ha persino una macchia bianca sul collo del maglione della divisa scolastica. Mi ritrovo a osservare prima l'uno e poi l'altro: condividono con me la chioma arancione, anche se il taglio è più corto, ed entrambi portano gli occhiali, dei cerchi perfetti. Quelli di Jimmy sono blu (tutto per Jimmy è blu) e quelli di Sammy rossi (e tutto per Sammy è rosso). Perciò, se io sono una specie di Ron Weasley, loro sono degli Harry Potter dal colore di capelli sbagliato e dalle troppe efelidi sul viso, ed è proprio questa loro somiglianza la carta che mi fa ottenere più visibilità dalle ragazze e mi fa apparire tenero. Le ragazze a volte sono strane.
Mamma appoggia la tazza di caffè, ormai vuota, nel lavandino. «Mettetevi le scarpe ché usciamo,» ordina poi ai gemellini, e abbandona la cucina.
«Me le metti tu?» mi domanda Sammy.
Tra i due è il fratello a cui sono più legato, senza nulla togliere a Jimmy. Li amo e li odio allo stesso livello entrambi, ma Sammy è quello che corre sempre da me per qualsiasi cosa: quando deve farsi correggere i compiti, quando è annoiato, quando ha voglia di rompere le palle e quando cerca affetto. Jimmy invece è il mammone di casa, sempre incollato alla gonna di mamma, ed è anche il più piagnone tra i due, ma questo è meglio evitare di dirglielo in faccia, se non si vuole farlo scoppiare a piangere.
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Due Battiti all'Unisono
Siêu nhiên[Anteprima - Gay/Boyxboy] Durante una lezione di chimica, la vita ordinaria del sedicenne Caleb O'Neil viene stravolta: Bent Holloman, un suo compagno di corso dalla salute precaria, viene colto da un attacco cardiaco e Caleb reagisce sentendosi mal...