''Quando ti ho visto, mi sono innamorato. E tu hai sorriso, perché lo sapevi.''
***
Harry fa passare gli occhi sui dorsi delle opere che tiene conservate nella libreria del suo suo studio, una struttura che occupa tutta la parete alla sua destra e che è, irrimediabilmente per buona parte della giornata, bucata dal sole che passa dalla finestra alla sua sinistra. Eschilo, Sofocle, Euripide. La vastità della scelta, per opere e nomi, è quasi imbarazzante.
Ma il problema non è quello, pensa mentre si affossa in poltrona, il problema è che deve creare un'opera nuova, da zero, che mischi il teatro greco, quello in cui è specializzato, con quello elisabettiano, nato sotto Elisabetta I. Ora, Harry ha una solida base di teatro, e sa che quello elisabettiano è nato nel 1500. Tra lui e la sua specializzazione intercorrono ben più di due millenni. Come potrebbe mai unire Le Emenidi di Eschilo con, che ne sa, La Bisbetica Domata di Shakespeare? O Il Mendicante Cieco di Alessandria di Chapman? Avrebbe capito accostarlo al mondo moderno, insomma, il teatro contemporaneo aveva spaziato anche più del necessario, o ancora, dargli la possibilità di usare l'Iliade, o l'Odissea. Accostare Romeo e Giulietta con Achille e Patroclo, la conoscenza di Ulisse con il Faust di Marlowe. Ma quello? E' un tema chiuso che lo tiene leggermente sulle spine, lo limita. Si mordicchia il labbro, sbuffa, torna a guardare in basso quando bussano alla porta del suo studio, delicatamente, ma con una certa urgenza. Fa un sorriso di riflesso.
''Avanti, è aperto.''
Louis entra con i capelli umidi di pioggia e gli occhiali appannati, tre libri sottili stretti tra le dita, il naso rosso dal freddo e una frase già fuori dalla sua bocca: ''Questo progetto è fottutamente impossibile. E' più ambizioso dello sperare che lo Stato inizi a pagarci come dovrebbe.''
E' la cosa più bella che abbia mai visto. Non lo dice, però, intreccia le dita e ci poggia il mento, poi, a un tremito delle sue spalle, decide di alzarsi e prendere il suo cappotto nero dall'attaccapanni. Glielo porge dopo che Louis ha abbandonato su una delle due sedie la sua borsa e i suoi libri, e dopo che ha ripulito sul maglione viola le lenti appannate. Lo guarda, fa un sorriso furbo: ''Sei così galante perché speri di conquistarmi? Sai che è impossibile.''
''Sempre'' ricambia l'espressione, tende di più la mano ''Ma stai tremando di freddo. A meno che non sia l'emozione di vedermi, chiaro.''
''Quella è presente anche in piena estate, ricciolino. E se vuoi chiamarla emozione'' le sue sopracciglia dondolano, ride appena, ma si appropria del cappotto e ci si stringe, affondando nella sedia come un fagotto, il viso pallido in contrasto con la tinta nera del soprabito. Si passa la lingua sulle labbra secche mentre respira di sollievo, i suoi zigomi fremono. Harry continua, poggiato alla scrivania che picchietta con le dita:
''Come dovrei chiamarla?''
''Ush. Questa è una di quelle cose che si dovrebbero dire in seconda serata, quando i bambini dormono. Non possono ascoltare certi discorsi'' provoca, facendolo scoppiare a ridere. Subito dopo, Harry allunga il collo, curioso:
''Cosa mi hai portato?''
Louis si sistema sulla sedia, riprendendo un certo contegno. ''Il Mercante di Venezia e l'Amleto. E' tutto quello che mi è venuto in mente. Insomma'' Louis intrappola una delle sue ginocchia con le sue, facendogli piegare la coscia, Harry scivola appena più in basso. Poggia le dita sulla piega della gamba e picchietta mentre parla ''E' un tema abbastanza difficile, ma un collegamento -molto ampio- con questi due potrebbe esserci. Non voglio tirare in ballo i famosissimi. Forse Marlowe? Non lo so. Sarebbe più adatto con un poema che con una tragedia greca. Tipo- Tutta quella storia della conoscenza come filone tra lui e Ulisse'' butta lì, ed Harry è a un passo, un passo veramente breve, dal sedersi sulle sue ginocchia, baciarlo e pregarlo di stenderlo sulla scrivania Dio sa per fare cosa, reclinando la testa. Forse è Louis, forse sono gli uomini che parlano di cultura, forse è il fatto che hanno fatto lo stesso collegamento e la stessa lamentela senza pensarci, fatto sta che inizia a fissargli le labbra, faticando a smettere. Louis fa un sorrisino quando se ne accorge, una scintilla negli occhi.
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Acting For You ||L.S.||
FanfictionHarry e Louis sono professori universitari di teatro greco e teatro elisabettiano e i loro alunni, che seguono da ormai tre anni i loro corsi per laurearsi in Recitazione, sono convinti che finiranno insieme. Forse è il loro flirtare spietato, forse...