⤷ 𝗽𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼

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Crediti fanart: kasagana_i su Twitter

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Anno 821
Liberio, Marley

Era una notte tempestosa. Tuoni e lampi percuotevano la landa oscura del cielo, scrosci d'acqua si infrangevano sulle tegole dei tetti e scivolavano in strada, e poi nelle grate che portavano fin sotto le strade, nelle fognature. Le gocce puntellavano con irruenza i battenti in legno delle finestre, dietro i quali, in una minuta stanza illuminata da solo una candela, una donna dai capelli corvini stava mettendo al mondo proprio figlio. Da sola. La cera colò sul tavolino, cadde un tuono più fragoroso degli altri, ed ella emise un ultimo sospiro, stringendo tra le braccia il piccolo fagotto in cui aveva avvolto il neonato dalle gote arrossate e dai vagiti timidi.

Era una notte tempestosa, quella in cui nacque Levi. Forse si trattava di un segno del destino travagliato che avrebbe vissuto, ma Kuchel sapeva che guardando nei suoi occhi argentati, che sembravano ritrarre alla perfezione la circonferenza chiara della luna, non vedeva altro che purezza. Lei l'aveva fatto così: nonostante le circostanze a dir poco tristi in cui quel bambino era venuto alla luce - senza padre, senza alcuna presenza che non fosse la sua - lui era limpido. Il resto del mondo non l'avrebbe mai pensata in quel modo, purtroppo. Kuchel piangeva un misto di lacrime dolci d'amore e amare, cullandolo, conscia di aver messo al mondo un bambino che sarebbe sempre stato odiato da tutti, che sarebbe stato additato come impuro, figlio del demonio, ma lei lo amava. E a Levi sarebbe bastato il suo amore, se quella donna dall'animo nobile non fosse stata strappata via dalla vita troppo presto.

D'altra parte, si aveva un bimbo paffuto seduto con le gambette incrociate sulla soffice superficie di un tappeto tessuto a mano. Era color porpora e aveva intarsi di filo dorato che si infilavano nelle frange. Egli giocherellava con dei soldatini di legno, li schierava da una parte e dall'altra, li faceva scontrare... non pronunciava parola, ma scrutava gli oggetti con gli occhi azzurri in una silenziosa valutazione. Si trovava al centro di un grande salone dal cui soffitto pendevano lampadari enormi adorni di risvolti dorati, foglie scolpite e candele dalla cera purissima.
I vetri delle finestre erano spessi e celati da tende color verde salvia, perciò nonostante cadessero fragorosi tuoni, questi non erano udibili. Vi era una dolce melodia di sottofondo irradiata nell'ambiente da un antico grammofono, nel quale era inserito un disco di vinile che ruotava... a volte il bambino si perdeva nell'osservare la puntina che scorreva negli incavi, tentava di scovarne il trucco.

A un tavolino rotondo, dai due lati opposti di una scacchiera, vi erano due uomini che fumavano le pipe, muovendo le pedine con sgraziata arroganza. Uno di essi sbuffò e il fumo si miscelò all'aria dorata dell'ambiente. Si trattava di un generale dell'esercito, riconoscibile grazie alle numerose medaglie intarsiate sulla sua divisa.
«Signor Smith, crede che suo figlio sarà in grado di ereditare il gigante colossale?» Domandò al compagno, senza neppure togliersi la pipa dalle labbra. Le sue parole giunsero distorte all'altro uomo. Egli rivolse una fugace occhiata al bimbo, poi un sorriso fiero gli si dipinse sulle labbra. Indossava una camicia bianca, e sulla manica sinistra portava una fascia rosso cremisi con ricamata una stella.
«È da generazioni che la nostra famiglia si trapassa il potere, ed Erwin sembra già propenso ad assumere ruoli fondamentali nell'esercito. Ha iniziato a parlare molto prima dei suoi coetanei ed eccelle già nei calcoli e nelle lingue. Non c'è dubbio: quando giungerà all'età giusta, sarà uno dei più fieri possessori del gigante colossale che Marley abbia mai visto. Tuttavia sarà solo dopo la fine del mandato di suo cugino che questo potrà accadere, perciò ci vorranno ancora vari anni, siccome egli l'ha appena ereditato. Nel frattempo, verrà formato come eccellente soldato e condottiero, così che non appena assumerà il potere potrà subito metterlo in atto.»
Un inserviente posò al lato vuoto del tavolino due calici e vi versò del vino chiaro e schiumoso. Il generale l'afferrò per il manico e lo sollevò «Allora brindiamo a questa giovane promessa.»
I due vetri si sfiorarono producendo un lieve suono.

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Nota autrice:
L'idea per questo libro è nata proprio grazie alla fanart che ho messo nel banner; si tratterà di una storia breve formata da pochi capitoli (tipo 5/6) in cui sconvolgerò del tutto la trama che noi conosciamo di AoT, grazie a una delle mie otp supreme: la Eruri. Che, a parer mio, è l'unica ship che abbia un minimo di senso logico con Levi. Ma ognuno può pensarla come preferisce.

アデル

what if • eruriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora