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Era un pomeriggio freddo, il clima sembrava quasi polare nonostante fosse l'inizio di dicembre

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Era un pomeriggio freddo, il clima sembrava quasi polare nonostante fosse l'inizio di dicembre. La città era comunque affollata, come tutti i pomeriggi, del resto. I mercanti che invitavano i cittadini a comperare le loro merci, vantandosi di quanto fossero pregiate; i bambini che correvano di qua e di là spensierati, ignari della differenza tra povertà e ricchezza che invadeva la città; le donne che confabulavano sulle ultime cronache cittadine e gli uomini che si riempivano la pancia di birra mentre si lamentavano su quanto fosse faticosa la vita da sposati. Infine, in mezzo a questa miriade di gente, c'era lui: Jeon Jungkook.

Era un giovane ragazzo di venticinque anni, proveniva da una famiglia di ceto modesto. Era una persona magnanima, pretendeva il bene della sua famiglia anche a costo di rischiare la sua vita.

Lui detestava le classi sociali: a quei tempi se avevi qualche quattrino in più, ricevevi più diritti. Perché si veniva valorizzati in base a quanto denaro si possedeva? Non bastava essere nobili d'animo? Era pura ingiustizia verso quelle persone che speravano in un futuro loro, del prossimo e del mondo. Al ragazzo non importava la ricchezza, a lui bastava avere un piatto caldo in tavola: la sopravvivenza, questo contava.

Se ne stava lì, seduto, in una delle piccole panchine di legno poco lontane che circondavano l'oggetto che stava prendendo forma sulla sua tela: la Torre Eiffel.

Nonostante fosse uno dei luoghi più frequentati e più caotici di tutta Parigi, ci ritrovava la sua quiete mentale, al contrario, se il luogo fosse stato più appartato la mente gli avrebbe rammentato ciò che avrebbe voluto dimenticare.

Per questo cercava di distrarla con una delle poche cose più preziose che gli erano rimaste: l'arte.

L'arte era sinonimo di vita per lui.

Non intendeva l'arte come olio su tela; lui ritrovava l'arte dappertutto: nelle città, nella natura, nelle persone a lui care o anche nel più piccolo ma significativo gesto.

Jungkook vide in lontananza un uomo dalla stazza robusta avvicinarsi frettolosamente verso la sua direzione e si fermò davanti a lui dicendogli: «Ei moccioso, va' a chiedere elemosina da qualche altra parte.»

«Possibile che ritrovo mendicanti dovunque vada?» aggiunse poi.

Il corvino corrugò le sopracciglia, infastidito da quelle parole e domandandosi quanto possa essere dotata di sfrontatezza una persona.

«Se mi permettete signore, questa piazza è pubblica, non devo di certo giustificarmi con voi per come mi guadagno da vivere.» disse sarcasticamente.

«Piccolo moccioso da quattro soldi, sta' attento a come ti rivolgi a persone come me o non finirà bene.» grugnì l'uomo, stringendo i denti.

Jungkook si alzò dalla panchina, prese un vecchio telo per proteggere il suo dipinto ancora fresco e raccolse la sua borsa da terra.

L'uomo, notando una totale disattenzione da parte del ragazzo, fece per dire qualcosa ma Jungkook lo precedette: «Con permesso...» gli dette un'ultima occhiata di disappunto e si allontanò, ignorando i borbottii di quell'individuo.

Si incamminò verso le ultime bancarelle del grande mercato di fronte alla torre, nonché le più economiche. Con i pochi spiccioli che possedeva si fermò di fronte ad una che vendeva frutta, una che vendeva pane, insomma, tutto ciò di cui necessitava, vide anche dei dolciumi, alcuni a tema natalizio poiché mancavano circa venti giorni al Natale.

«Desidera qualcosa giovanotto?» chiese l'uomo dietro alla bancarella, notando l'attenzione di quel corvino verso i suoi prodotti.

«Vorrei una pagnotta di pane, per favore.»

Il mercante annuì e con una pinza di legno afferrò una pagnotta e la mise in un sacchetto di tessuto, simile allo juta.

«Sono *60 centesimi.» Il giovane annuì, stava per infilare la mano nella tasca quando il suo sguardo si rivolse nuovamente a quei dolci colorati.

«Scusatemi, quanto costa uno di questi dolci?» chiese cortesemente.

«Quelli glassati 3 euro e 20 mentre quelli di marzapane 1 euro e 20.»

Il giovane prese le monete dalla tasca e li conteggiò: 5,15 €

È per una buona causa. Pensò.

«Ne prendo uno al marzapane, per favore.»

Dopo aver pagato si diresse fuori il centro della città, dopotutto, quei quartieri appartenevano a gente di alto rango.

Lui viveva in uno dei quartieri etichettati come malfamati, abbastanza lontano dal centro di Parigi, quasi nascosto. All'interno di questi quartieri si conoscevano quasi tutti, si aiutavano a vicenda e nonostante il loro disagio economico pensavano solo e soltanto al benessere delle proprie famiglie. Certo, ovviamente, non mancava qualche accenno d'invidia verso coloro che guadagnavano qualche spicciolo in più.

Arrivò davanti alla vecchia porta dal legno oramai consumato, l'aprì liberando quel fastidioso scricchiolio che infestava i suoi timpani. Appena entrò il profumo di lavanda si insinuó tra le sue narici, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro con un accenno di sorriso sentendo quel familiare odore che ogni volta gli sussurrava casa.

«Kook, sei qui!» Una piccola voce squillante lo fece sorridere e subito una bambina entusiasta si incollò ad una delle sue gambe, rivolgendo uno sguardo luccicante al ragazzo.

«Sì piccola, la mamma dov'è?» chiese.

«Sta dormendo perché oggi ha lavorato tanto e sai perché?» chiese la bimba mentre rideva.

«No piccola, perché?»

«Sono nati i gattini!» esclamò con un grande sorriso.

«Davvero? Wow dobbiamo festeggiare! Guarda cosa ti ho portato.» diede uno dei sacchetti alla bambina che subito lo afferrò e aprì con foga, presa dalla curiosità. Una volta rivelato il contenuto, iniziò a saltellare contenta per tutta la stanza e rivolse un forte abbraccio al fratello maggiore, che accettò con piacere, anche lui felice e quasi con le lacrime agli occhi vedendo la sua sorellina accontentarsi per cose così semplici che per loro valevano più di ogni altra cosa.

«Cos'è tutto questo baccano? Yerim cosa fa- Oh, figliolo sei tornato!» Una donna minuta dai capelli lunghi e neri apparse dall'altra stanza, vestita con una lunga veste bianca e con indosso uno scialle di lana grigia. Appena vide il suo primogenito corse ad abbracciarlo.

«Mamma come stai? Ho portato del pane.»

«Oh tesoro, sto bene, lo sai. Ci voleva proprio del pane, stamattina ho preparato una buonissima marmellata alle more che sognerai anche di notte.»

«Addirittura, beh non vedo l'ora.» disse Jungkook sorridente.

La piccola famiglia si diresse verso il tavolo tondo situato al centro della stanza e ognuno prese posto, godendosi quel pasto così povero ma allo stesso tempo così ricco di amore, gioia e bontà.

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io: 🐢

Per facilitare la lettura la valuta è in €, anche se prima in Francia c'era il franco francese 🐡

Se il capitolo vi è piaciuto vi prego di votare altrimenti non saprò mai se questa storia piace o no 🙈

Spero stiate bene e copritevi perché fuori si gela 🏃

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 01 ⏰

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