-infanzia (parte prima)

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Quando ero piccola ero spaventata dai cambiamenti, di qualsiasi tipo essi fossero.

poteva essere qualcosa di banale come il cambiare gusto di gelato, oppure qualcosa di più insopportabile come la fine del mio cartone preferito in televisione.

Ed è esattamente per questo motivo che quando mia madre entrò nella mia cameretta (con una faccia a dir poco estasiata) per comunicarmi che avevamo dei nuovi vicini di casa, mi misi a piangere.

Pianto che non cessò nemmeno dopo che mia madre, per cercare di rasserenarmi, mi disse che la coppia che si era trasferita nella casa accanto alla nostra aveva un figlio della mia età.

Come aveva anche solo potuto pensare che quella notizia mi avrebbe resa felice?
Nella mia testa questa era una vera e propria tragedia.

Avevo solo cinque anni è vero, sarei dovuta essere socievole e felice di fare nuove amicizie, purtroppo però la realtà non è uguale per tutti.

Ero una bambina molto impacciata, una di quelle che quando le veniva fatto un complimento andava a nascondersi dietro le gambe della mamma sperando di scomparire.

Una di quelle che quando alla scuola materna si giocava alla famiglia con gli altri bambini finiva a fare il cane perché "tanto non parla mai".

Avevo solo due amiche, Sofia ed Adele, erano le uniche due che cercavano davvero d avere una relazione con me, non considerando quindi, la mia timidezza come un ostacolo.

Il pomeriggio di quello stesso giorno i miei genitori decisero di andare a far visita ai nuovi vicini, le classiche visite che si fanno per accogliere i nuovi arrivati e cercare di stringere amicizia.

Cercai di oppormi, ma naturalmente fu inutile, ed è così quindi che dopo mezz'ora eravamo di fronte al loro portone.

Mio padre bussò, e ad aprirci non furono degli adulti, ma una ragazzina.

era molto bella, il fatto che non fosse ancora adolescente si vedeva dai lineamenti del volto, ancora molto infantili.

Oppure dalle forme, ancora molto incerte e non sviluppate come quelle tipiche delle giovani donne.

I suoi capelli lunghi capelli castani erano raccolti in una coda alta, che però era leggermente sfatta, segno che teneva quella capigliatura dalla mattina.

Si toccava continuamente le maniche della felpa, era un gesto quasi nevrotico, come se volesse avvisarci del suo evidente disagio.

I suoi occhioni verdi spaziavano dalla figura di mia madre alla mia, con dei lunghi intervalli sull'espressione allegra di mio padre.

Aveva un'espressione confusa sul volto, chiaramente non stava aspettando la visita di nessuno.

"Camille, tesoro, chi è alla porta?"
La domanda non proveniva dalla ragazzina, della quale nome sembra essere Camille, ma da una donna.

Una donna bella quanto la figlia, dai lunghi capelli mossi e castani, gli occhi di un blu profondo, un blu notte capace di ipnotizzarti al primo sguardo.

I lineamenti giovani sono segnati solo da qualche leggera ruga sparsa, e un sorriso ampio le illumina il volto, facendola sembrare ancora più giovane del previsto.

La sua figura slanciata ed elegante si affianca a quella di Camille, le circonda le spalle con un braccio prima di guardarla amorevolmente in attesa di una risposta.

"je ne sais pas, maman"

È la prima volta che sentiamo Camille parlare da quando siamo arrivati, la sua voce rispecchia tutta l'innocenza caratteristica della fase preadolescenziale.

"Scusate il poco preavviso, avremmo dovuto avvertire prima, noi siamo i vostri nuovi vicini di casa, siamo passati per darvi il benvenuto e, magari, fare due chiacchiere davanti ad una tazza di the ed un pezzo di torta che ho fatto in casa per l'occasione"

Alla madre di Camille brillano gli occhi, evidentemente la frase pronunciata da mia madre è stata capace di sbloccare quella situazione di imbarazzo che si era venuta a creare.

"Mi farebbe molto piacere, venite, entrate pure. Mi chiamo Clodette, scusate per la situazione che si è creata sulla porta, ma come una sciocca ho mandato mia figlia Camille ad aprire la porta dimenticandomi che ha ancora molti problemi con la lingua, sapete, noi veniamo da Saint-Paul de Vence"

Una volta finita la spiegazione di Clodette tutto sembra farsi più chiaro, e gli strani comportamenti di Camille acquistano un senso.

Dopo esserci seduti in cucina conosciamo anche Adrien, il marito di Clodette, la causa del loro trasferimento qui a Catania.

Lavora per un'importante casa automobilistica che sta aprendo una sede nei paraggi, e Adrien è stato scelto come gestore della nuova sede.

Per questo pochi mesi dopo essere stato informato della promozione ricevuta ha comprato questa casa.

Io assistevo in silenzio alla conversazione che gli adulti stavano portando avanti, e non potevo fare a meno di domandarmi dove fosse finito il bambino della mia età di cui mia madre mi aveva parlato.

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ok aiuto questa situazione è veramente imbarazzante, siccome questa storia è ancora veramente tanto in corso ho deciso di dividere un capitolo in tante parti.
Quindi questa è la prima parte del primo capitolo.
5-7

un bacione

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