PREMESSA

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Come sempre, l'ispirazione ti colpisce come le disgrazie, ossia quando meno te l'aspetti. 

Questa novella è nata da un ragionamento tra la sottoscritta e Semperinfelix, riguardo un interessante quanto controverso episodio avvenuto durante i primi anni di matrimonio tra Alfonso II d'Aragona di Napoli (all'epoca Duca di Calabria) e la sua sposa, Ippolita Maria Sforza. 

Riassumendo, il giovane duca, pur dimostrando palese affetto verso la consorte, ugualmente aveva abbracciato il diffuso vizietto di sollazzarsi con qualche amante, scatenando le gelosie della Sforza, la quale non era affatto rassegnata a subire in silenzio. 

Sicché, onde tener sott'occhio l'esuberante Alfonso, Ippolita istruì il suo famiglio, Donato Pistono, di pedinare il principe ereditario e di riferirle ogni suo spostamento. Purtroppo, la vicenda non ebbe un lieto fine, almeno per il servitore: scoperto, dovette subire la pesante ira del duca, fatto che sconvolse non soltanto Ippolita ma anche sua madre Bianca Maria Visconti Sforza, quando la figlia le spedì a Milano il famiglio, e lo stesso Galeazzo Maria (e ce ne vuole) che di fatti chiese conto dell'accaduto allo stesso re Ferrante. 

Malgrado la vicenda in più lettere venga descritta come risolta e minimizzata, ugualmente ci ha intrigato la scarsità di dettagli su cosa Alfonso fece esattamente al povero Donato, da far temere in una frattura non soltanto tra i due coniugi, ma perfino tra i due Stati. 

E voilà questa novella.

Ora, avvertiamo che quanto vi apprestate a leggere è sì basato su fatti reali, ma al contempo stiamo romanzando poiché, fino a prova contraria, non ci è dato sapere come andò veramente la faccenda. Forse Donato si beccò soltanto una solenne randellata sulla schiena, come suggeriscono gli ambasciatori Pietro Landriani e Antonio da Trezzo. 

Ringraziamo in particolare Semperinfelix per averci fornito, oltre allo spunto, anche il materiale necessario per impostare la novella, tra cui estratti dalle lettere, dai saggi storici e dai Successi diversi traggici et amorosi occorsi in Napoli et altrove a Napolitani. Abbiamo anche utilizzato, per motivi di trama, anche Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, riguardo il rapporto tra Ferrante e il suo pupillo. 

Vi auguro una buona lettura ed ogni commento è sempre il benvenuto!


H. 





[In copertina: Bartolomeo Manfredi. "Il castigo di Cupido." 1605-1610 ca., olio su tela, Art Institute of Chicago]

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