Ed eccoci alla fine di quest'avventura.
Ringraziamo Semperinfelix per il sostegno durante la progettazione, mettendo a disposizione le sue conoscenze e materiale storico; per aver fatto un po' di pubblicità a quest'esperimento e per aver recensito.
Grazie anche a chi ha votato la storia.
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Ducato di Milano, 1467
Ill.ma princeps et Ex.ma domina d. mea et mater metuendissima. Intenderà Vostra illustrissima Signoria per lettere di la sacra maestà del S. Re, mio honorandissimo patre et socero, quanto li sia caro il reverendo prothonotario de l'Anguilllara, et quanto strettamente prega prefata V.S. voglia, per suo amore, concedere al prenominato reverendo prothonotario di potere impetrare uno de li primi beneficii vacaturi nel dominio di quella. Et per mia più satisfatione et per far cosa grata al la maestà del prefato S. Re, et per la virtude del preditto prothonotario, humilmente prego prefata Vostra illustrissima Signoria se degni per mio amore concederli quello che domanda el prenominato prothonotario, et ne farà singularissimo apiacere. Ad Vostra illustrissima Signoria sempre me ricomando. Datae ex Castro Capuano Neapolis die X februarii MCCCCLXVII.
Eiusdem illustrissime et excellentissime dominationis vestrae devotissima filia et servitrix fidellima Hippolita Maria de Aragonia Vicecomes ducissa Calabrie etc.
Iacobus Oldoinus
"Madre, secondo voi quale risposta dovremmo dare a mia sorella?", domandò il quindicenne Ludovico Sforza alla genitrice, una volta terminato di leggerle la missiva d'Ippolita.
"Se concedere benefici e prebende al reverendissimo Pietro dell'Anguillara è cagione di felicità per Sua Maestà il Re di Napoli, non vedo perché non soddisfare la sua richiesta."
"Ultimamente, don Fernando ne avanza anche fin troppe. Ne approfitta, ci scommetto il mignolo destro", commentò il ragazzo, mal celando la sua perplessità dinanzi all'arrendevolezza della madre. "Perché noi dobbiamo accordargli delle aspettative per i suoi cortigiani? Non vi sono abbastanza parrocchie e monasteri nel Reame?"
"I mendicanti non possono scegliere i propri benefattori, figlio mio."
"Perdonate, madre, ma con tutto il rispetto, non siamo né mendicanti né tantomeno ..."
"L'orgoglio v'acceca, Ludovico", interruppe Bianca Maria Visconti Sforza l'indignata replica del figlio cadetto. "Non commettete l'errore fatale d'estraniarvi chi vi circonda, men che meno se legati da un vincolo di parentela: non potete mai sapere in quali circostanze vi rincontrerete", l'ammonì bonaria. "Indubbiamente don Fernando cerca di trarre quanti più profitti dalla nostra doppia alleanza; tuttavia, gli affari si compiono in due e ciò che oggi noi gli concediamo, un domani lui dovrà restituircelo."
"Per la guerra contro il Colleoni?"
La duchessa madre arcuò il sopracciglio, rabbuiandosi. "E' vostro fratello che ve l'ha suggerito?"
"Più che altro il suo comportamento: per quale motivo, altrimenti, si sarebbe accontentato di quella patetica scusa rifilatagli dal Re di Napoli e dal Duca di Calabria, se non perché sotto-sotto ha bisogno di loro per affrontare il Colleoni? Firenze è debole, non vale nulla, semmai siamo noi che dobbiamo proteggere lei! Ovvio che, pur di conservare l'amicizia di don Fernando, mio fratello sia disposto a chinare il capo! Altrimenti, il signor Pietro sarebbe già rimpatriato!"

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Non una Ferita al Core
Narrativa Storica[Storia vincitrice del "Midsummer Contest" di TheHopeTeam] "Tra moglie e marito non mettere il dito" e Donato Pistono, fedele servitore della duchessa Ippolita Maria Sforza, lo imparerà a proprie spese. Quello tra don Alfonso d'Aragona e donna Ippo...