Capitolo 2.

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Jason Mraz - I Won't Give Up

L'aria fresca mi sferzò il viso. Tenevo le braccia distese lungo il corpo con il diario in mano continuando a camminare con estrema lentezza. Era straordinario come il 24 di Dicembre si mostrava un po' di sole, anche se nascosto dietro le nuvole.

Finalmente arrivai all' Edward's, il bar più conosciuto di Cademon's fell, e ordinai un muffin ai frutti di bosco. Qui ero venuta con Jace la prima volta che eravamo veramente usciti insieme. Mi diressi verso il nostro tavolo vicino la finestra e lo accarezzai, ricordando le nostre mani unite proprio in quel punto, sorrisi.

Mi sedetti al mio posto, e incominciai ad osservare fuori dalla finestra.

Mi piaceva osservare, riuscivo a capire la maggior parte delle cose o sensazioni o stati d'animo senza fare domande inutili.

Il bambino che piangeva mano nella mano con la madre.

Lo studente con il telefono in mano.

Il datore che correva con la sua valigetta di lavoro.

Vivevano la vita e basta, giorno per giorno.

Se prendiamo in considerazione il fatto che la vita deve andare avanti, è ovvio che non ci sia alcun dubbio. D'altronde si vive lo stesso. Se si paragona il vivere ad una corsa, si sa che ci saranno sempre degli ostacoli o delle fosse durante il tragitto. La stessa cosa avviene ogni giorno.

Ma una persona può andare avanti in due modi: o la vita ti vive, o tu vivi la vita. Due concetti semplici e chiari ma completamente opposti.

Se la vita vive la persona allora i giorni passano senza che tu te ne accorga non sapendo neanche quando sia il tuo compleanno.

Se la persona vive la vita allora si godrá ogni singolo secondo della sua esistenza, ogni singolo giorno pensando fosse l'ultimo.

Vedendola da questo punto di vista e sapendo che potrei avere una scelta, sceglierei sinceramente la seconda.

Anche se posso fare una scelta, reagirò sempre d'istinto, senza pensarci. Ed è proprio quello che ho fatto.

Avevo deciso che la vita mi doveva vivere, perché io non riuscivo a fare il contrario.

-Ecco a lei-. Disse la cameriera sorridendomi. Mi porse il muffin su un piattino poggiandomi affianco un bicchiere d'acqua.

Le sorrisi per ricambiare e presi il cucchiaino per incominciare a mangiare. Il gusto aspro e dolce allo stesso tempo, e la crosta dura, ma con il  cuore morbido,mi riportarono alla mente il viso di Jace. Ero proprio così:scontroso con tutti, ma affettuoso con pochi. Se riuscivi a conquistarti la sua fiducia, avrebbe dato la vita pur di non perderti. Io avrei fatto lo stesso, anzi, lo stavo facendo. Stavo perdendo la mia vita, il senso della mia vita, perchè stavo perdendo Jace. O forse l'avevo già perso.

Lasciai i soldi vicino al piattino con un po' di mancia, e uscii fuori per dirigermi a casa.

Dovevo combattere, dovevo reagire, lo avevo promesso. Oggi finalmente, dopo che Simon mi aveva fatto visita, ero riuscita ad uscire senza troppe spiegazioni.

Era già un passo avanti. Ora dovevo incominciare con la mia vecchia vita, quindi allenamenti graduali, ma sopratutto dovevo ricominciare un rapporto col mondo esterno. Riallacciare i rapporti con Simon e con mia madre, o anche con Alec e Isabelle, se fossi riuscita a scoprire dove fossero. Ma volevo anche trovare il distruttore della mia anima, il ragazzo che si era preso un pezzo del mio cuore, doveva pur essere da qualche parte.

L'unica cosa che riuscivo a pensare, però, era che Jace mi mancava, tanto.

Cademon's fell - Phoenix's cindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora