Prologo

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Esistono così tanti atomi nel nostro corpo che se, per assurdo, si potessero compattare tutti quanti, ossia se si potessero avvicinare gli elettroni al nucleo e compattare il tutto, tutta la razza umana potrebbe essere compressa nel volume di una zolletta di zucchero. Non un singolo essere umano, ma proprio tutta la razza umana con i suoi 7 miliardi di componenti circa. Incredibile no? Siamo fatti di così tante particelle che neanche ce ne rendiamo conto e allora non possiamo di certo capire cosa c'è nascosto dietro tutto quello che di un essere umano si può visibilmente notare. Eppure se ci soffermiamo un attimo a pensare a tutto il resto, tutto quello che sta al di là della nostra composizione fisiologica, ci rendiamo conto di essere essenzialmente vuoti. Che assurdità è mai questa? Me lo sono chiesta così tante volte. Comincio a scrivere di me non a caso partendo dalla similitudine corpo umano/zolletta di zucchero e beh, a ragionarci sopra il risultato è molto semplice. Quanto può far paura a una persona una sola particella di zucchero? Normalmente uno neanche ci pensa, prende la bustina e la versa tutta, chi è saggio, e ne conosco qualcuno, anche due, nella speranza di rendere quel caffè così tanto amaro più appagante e dolce, di trasformarlo da una specie di condanna all'amarezza verso una strada più dolce e confortevole. Ma purtroppo non tutti siamo uguali e ci sono persone che come me dalle singole particelle sono terrorizzate...Immaginatevi cosa potrebbe succedere con una zolletta intera! Caratterialmente, per come sono fatta in questo momento, dovesse capitarmi di ritrovarmi per caso qualcosa di zuccherato in bocca beh, finirei diretta al pronto soccorso, non a caso, con molte probabilità, nel reparto di rianimazione. Che assurdità eh? Ma sostanzialmente questo è il succo della mia esistenza : amarezza, inquietudine e una enorme cialda di paura.

Ma tolto lo zucchero e la scienza (non a caso una delle mie materie preferite da sempre) voglio presentarmi : mi chiamo Luna, per tanti Lunetta e per molti nessuno. Ho vent'anni  anni, a dicembre ne farò finalmente ventuno e vivo in una piccola, ma terribilmente fredda cittadina del Nord America. Un posto tutt'altro che confortevole, dove la pioggia cade a secchiellate quasi tutto l'anno e nei giorni restanti no, non c'è il sole, ma valanghe di neve che ti impediscono anche solo di provare a mettere un piede fuori casa. Molti descriverebbero questa vita cupa e triste, ma invece io non potrei mai immaginarne una diversa, lontana dalla mia amata quotidianità e dalle mie origini o più correttamente lontana dalle mie ossessioni, dai mostri chiusi nel mio piccolo, ma stracolmo armadio.

Vivo una vita a 360° fatta di ragazzi, amici, alcol divertimento e beh, una marea di bugie. Forse le uniche cose vere di queste ultime righe sono solamente elencate, con la differenza che rappresentano lo scenario della vita che vorrei condurre, la vita di tutti gli altri, ma non di certo la mia. Perché fuori dalla finestra della mia stanza il mondo corre a una velocità esorbitante mentre io resto immobile, seduta su una sedia, ad osservarlo, con un carico di lacrime pesante almeno due/tre tonnellate ad accompagnarmi nelle giornate più grigie e torbide.

Nel mio piccolo, invece, al posto dei ragazzi c'è la fobia del prossimo, i miei migliori amici sono i miei fantasmi o le cosiddette "doppie voci" che tendono a non abbandonarmi mai, neanche per un singolo istante e l'alcol beh qui arriva la parte forte: dipendenza da psicofarmaci, che bellezza eh? Insomma, quanti vorrebbero una vita come la mia? Al posto vostro sicuramente preferirei lanciarmi diretta da un balcone senza neanche pensarci due volte  piuttosto che ridurmi in questo stato pietoso e mortificante.

Ma parliamo di cose serie ora. Fino ad adesso qualcuno di voi ha pensato al reale motivo per il quale la mia vita è così contorta rispetto alla dimensione reale delle tipiche quotidianità altrui? Se nessuno ci ha pensato ve lo dico io, poche parole, termini coincisi e diretti: sei anni di anoressia nervosa, attacchi di iperattività e disturbo ossessivo compulsivo. Visto che bella merda?

Ogni tanto mi sembra di affogare. Il respiro si ferma di colpo e la realtà si distorce in un modo così strano che a volte stento a crederci di far parte di questo universo. Tutto diventa così appannato, per niente nitido, poco lucido. Voci terrificanti viaggiano nella mia testa un pò come quando nei film si vedono i personaggi accompagnati da un angioletto e un piccolo, ma stronzissimo diavolo (il mio però è tutt'altro che piccolo, anzi, l'angelo lo schiaccia senza problemi) e la piccolissima parte di me sana si disperde nell'aria, lasciando spazio hai propri demoni, lasciandoli viaggiare liberamente fino ad arrivare a tentare di uccidermi.

Ogni tanto ce la fanno, anzi, da un anno a questa parte mi hanno praticamente divorata, ma una cosa posso dirla con certezza: nonostante quella famosissima zolletta di zucchero ormai andata a male, io sono ancora qui, a lottare, con quel poco di forze che mi sono avanzate dovute a un passato troppo devastante e un presente forse anche peggio.

In queste pagine che spero di cuore apprezzerete , non ci saranno dialoghi veri e propri, niente storie d'amore tormentate o vite da perfetta cartolina, ma solamente pezzi di me e consigli su come andare avanti durante periodi come quello che sto vivendo io ora. Sarà come una sorta di diario pubblico, dove i miei pensieri più contorti prenderanno vita assumendo finalmente una forma anche se non ben definita.

Se siete interessati ad altro, beh cambiate pure storia, ma se il mio passato vi attrae e il mio presente vi incuriosisce, non vi resta altro che voltare pagina ed iniziare a leggere, perché io, oggi, riparto da qui con la speranza non solo di poter in qualche modo essere d'esempio per qualcuno, ma anche di poter aiutare me stessa nella lotta di questa battaglia infinita.

Ricordati di vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora