Chapter 3

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Una persona che riesce, forse l'unica, a capire quel che sento è la padrona del mio palazzo. Si chiama Jelda, una signora di circa 60 anni, con rughe che le strappano gli ultimi punti di giovinezza rimasti ancora sul viso. Di statura bassa, capelli molto, molto corti, porta con sé sempre un ventaglio che ha comprato in Spagna. È formato da tantissime piume rosa che ricordano quelle di un fenicottero. Lo adoro!
Ne ha un'intera collezione! Con piume blu, bianche, azzurre, viola, ma il mio preferito è quello con le piume oro tempestate di brillantini! Che quando lo sventola, dietro di sé, lascia una scia di questa polverina scintillante che, magicamente riveste il pavimento.
Ieri fu la prima volta che gliel'ho visto portare, quando sono andata al teatro con i miei.
Eravamo andati a vedere "Romeo e Giulietta", e se devo dirla tutta, il teatro non mi appassiona, ma la loro storia è molto avvincente.
Romanticismo, passione, sacrificio...tutto ciò che nel mondo manca!
Volevo salutarla e chiederle come mai fosse lì, ma quando  sono uscita, lei se n'era già andata.
Il giorno seguente, come tutte le mattine, sono andata nel suo studio per darle la posta,  ma lei non c'era...
Ho controllato nella sua camera, che ho aperto con le chiavi che mi ha dato per quando lei non ci fosse stata.
L'ho carcata nel corridoio dell'edificio, in giardino, nella sala da tè; ho controllato ogni piano, ogni sala del palazzo, ma di lei nessuna traccia...
Allora mi sono iniziata a preoccupare, ma non perché era semplicemente la padrona di casa mia, ma per me era come una seconda nonna, visto che l'originale è venuta a mancare un anno fa...
:"Dai, Rachel pensa, pensa, pensa"mi sono detta, strofinandomi la fronte con la mano...
Poi ho guardato un vecchio libro sulla libreria del quinto piano e mi sono ricordata:" È vero!!" ho esclamato sollevandomi per cinque secondi, l'unica possibilità che avevo per sapere dove fosse...
Quando avevo 10 anni mo svelò un posto segretissimo: la cantina.
Mi disse che era il suo posto dove si andava a "rifugiare" da piccola, quando aveva bisogno di stare un po' lantana dalla dura verità.
Mi disse anche che oramai la cantina si era fatta vecchia e i suoi nipoti la volevano vendere, ma per lei quella stanza era troppo importante,  piena di ricordi, di segreti, piena di lei.
Così mi diede la copia delle chiavi che aveva fatto, dicendomi che quando avrei avuto bisogno di silenzio, di pensieri, di sogni, potevo andarci quando volevo.
Dopo questo flashback, ho iniziato a correre: un altro po' superavo anche Bolt nella velocità! Quando sono arravata davanti alla vecchia porta, era chiusa.
Ho messo le mani in tasca alla ricerca di queste dannate chiavi, ma mi sono ricordata di averle dimenticate in camera, così sono scesa dal settimo piano al quinto piano.
Arrivata davanti la porta del mio appartamento, le chiavi le avevo date a mia madre, che era andata al lavoro e mio padre stava sotto la doccia...
Quindi sono scesa fino all'ufficio di Jelda, dove ho trovato una delle sue nipoti e le chiesi frettolosamente le chiavi del mio appartamento...
Lei, vedendomi affannata, rimase sotto shok, ma mi ha datoe chiavi senza aggiungere nulla.
Mentre salivo le scale per la millesima volta, mi ripetevo:" Jelda deve dire ai suoi nipoti di installare un ascensore, sono 16 anni che glielo ripeto!"
Arrivata, finalmente davanti casa, ho aperto e sbattuto la porta, dirigendomi immediatamente in camera.
Ho rovistato tutti i cassetti della stanza...Non c'era!!
"Dove diamine sta?!" Ho urlato disperatamente.
Poi mi sono accorta che stava sopra alla scrivania, proprio sotto i miei occhi.
Mi sono catapulta di sopra, con il pensiero che se Jelda non fosse stata lì, non avrei saputo dove cercare, oltre al fatto che avrei fatto una corsa inutilmente...ma questa era l'ultima cosa che mi preoccupava.
Finalmente la chiave riuscì a penetrare nella fessura di quella porta. Ma quando ho aperto...

La ragazza che sapeva volareWhere stories live. Discover now