1. A tratti di matita

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Attenzione: La storia contiene diversi episodi di bullismo, anche a tema sessuale, che costituiscono parte fondamentale della trama. Se siete sensibili, vi consiglio di non leggere.

Inoltre, vi è una relazione incestuosa (fratello/sorella) descritta nei limiti imposti dal regolamento. Ancora una volta, se l'argomento vi turba, non leggete.



Cuore amaro

1. A tratti di matita

[Sciarpa gialla – Daphne]

Il mio cuore è amaro
Un disordine raro
Sa di un giorno lontano questo cuore amaro
Ora ci vedo chiaro

Ora ci vedo chiaro

(Gaia, Cuore amaro)

Daphne sa di un giorno lontano e di un cuore che spreme gocce di caffè ma non lo zucchero: ha una scia di lentiggini che le deforma la schiena in una costellazione, forse l'Orsa Maggiore o forse quella Minore, o in un sorriso – d'estate scrive poesie, d'inverno l'ispirazione viene meno e allora non scrive affatto. È tutta un buffo bipolarismo, lei, tutta un aggrapparsi agli spigoli della vita per farli penetrare nella carne. Un po' più in fondo, avanti: fa meno male di quel che avevo pensato, lo sai?

Lo so, Daph, lo so.

Daphne è una persona di un disordine raro, semina le proprie cose tutte in giro per casa e non c'è verso di fargliele raccogliere: Astoria strilla e si lamenta in continuazione di non trovare una maglia o una giacca, prima di scoprire che Daphne se n'è appropriata per dimenticarsele su una sedia o direttamente sul pavimento.

Daphne è. Il suo primo pensiero al mattino, quando apre gli occhi e allunga la mano sul copriletto appena scompigliato per scoprire che se n'è già andata – la trova a piangere nel bagno, seduta nella vasca vuota, tutta rannicchiata e con il viso arrossato nascosto tra le ginocchia.

È anche il suo ultimo pensiero alla sera, quando la scopre e la copre con il suo corpo e l'unico rumore che si sente è quello dei suoi singhiozzi disperati (non possiamo, Alex, non possiamo): ma la negazione è così piccola ed esitante che, alla fine, non conta più niente. Vorrebbe essere in grado di farla smettere di piangere, a volte.

Altre volte, quelle lacrime vorrebbe berle insieme all'inchiostro verde smeraldo con cui disegna quelle poesie su pergamena e diluirle le parole che si stringe al petto con fare consolatorio, quand'è lei quella che ha bisogno d'esser consolata.

Daphne sa. Di un caffè senza zucchero e di vita infranta, rovinata – e Alexandre ha la sensazione, netta e definita, d'esser lui la causa della frangibilità di sua sorella.

***

Inizia con un livido.

Ciglia che si scuriscono di lacrime e mascara sciolto, raggrumato, e la bocca aperta in un sussurro muto. Daphne non si lamenta mai – dicono che abbia un bel sorriso, la Greengrass mediana, ma è così raro vederlo che, alla fine, ci provano tutti a scucirglielo dalle labbra per non ottenere mai niente.

Daphne-bel-sorriso vaga per i corridoi a capo chino ed è così alta che, quando non alza la testa, semplicemente pare un uncino che tende al pavimento come se vi dovesse pescar qualcosa: nessuno saprebbe dire se non abbia poi preso un pesce o una monetina attaccata a un chewing-gum, ma sicuramente Daphne è riemersa dal proprio mare di lacrime con le mani vuote e il cuore reso amaro dalle correnti abissine.

Inizia con un livido – nascosto da una sciarpa gialla, che perfino Piton l'ha dovuta rimproverare perché non indossa i colori della propria Casa, a tratti nascosto e a tratti no: Blaise Zabini, che ha avuto il privilegio di scoperchiare il cuore di Daphne quando ancora ne aveva uno, commenta con aria saputa. Non è un livido, ma impronta di denti di chi ha provato ad azzannarle l'anima e a berne il fluido vitale, riuscendoci.

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