Romano era introvabile, certo: questo perché non si trovava nella capitale, bensì nei dintorni, a Tivoli. Più specificatamente, aveva trascorso le sue giornate passeggiando per Villa Adriana. Quel luogo rievocava nel suo animo stanco e solitario i ricordi lontani e sbiaditi di Nonno Roma: quando il suo impero era ancora grande e forte, quando l'ombra della fine era ancora lontana agli occhioni speranzosi del piccolo Romano.Gli sarebbe piaciuto esser come Nonno Roma: forte, potente, socievole ma autoritario; un avversario temibile e, allo stesso tempo, un nonno così dolce e premuroso. Nonno lo amava, di questo ne era certo: la sua scomparsa aveva ferito Romano irrimediabilmente, nel profondo, lasciando una cicatrice eterna. Forse quello era il motivo per cui si era invaghito di quello scemo di Antonio: il suo essere così crudele e affabile allo stesso tempo, con il suo impero gigante e stabile, che gli dava tanta sicurezza. Eppure quel gigante aveva le gambe d'argilla e, presto, l'impero su cui il sole non tramontava mai aveva visto un inesorabile declino. Trascinando così nel baratro anche il meridione. I suoi occhi si colmarono di lacrime. Antonio per lui era tutto e per lui aveva dato tutto. Si sentiva così tremendamente solo. E la solitudine tutto sommato gli stava bene: Romano e Feliciano erano stati presto separati e il piccolo si era dovuto presto abituare a sale enormi e vuote, tanto che l'eco della sua voce rimbombava nella grandezza di quelle rovine di tempi più sereni. Quando era solo Romano riusciva a controllare le sue emozioni, a spegnere il mondo, così aveva accettato per secoli soprusi e violenze di tutti i tipi. Cercava di fuggire con la mente, non riusciva a rispettare le aspettative degli altri, a vivere in modo convenzionale. Ma andava bene così. Era felice di star da solo.
Poi era arrivato il Bastardo.
Quel ragazzo dalla pelle olivastra, sempre grato, sempre felice, che con le sue attenzioni gli aveva inesorabilmente e terribilmente ricordato l'amore, un tempo, ricevuto dalla sua famiglia. Da lì in poi la solitudine gli era sempre stata stretta, ma era troppo codardo, troppo orgoglioso per ammetterlo.
Non gli rimanevano che le briciole di un passato che si sgretolava fra le mani inermi.
Giunse innanzi al piccolo tempio dedicato a Venere e, forse per un retaggio pagano che non l'aveva mai abbandonato nel profondo, si ritrovò a chiedere aiuto alla meravigliosa dea dell'amore.
Tutto si aspettava, tranne che di ritrovarsi due mani sugli occhi, un fiato caldo sul collo, un corpo aderito al suo: lo avrebbe riconosciuto anche dopo millenni.
Incredulo, il ragazzo si voltò.
"Antonio? Come hai fatto a trovarmi?"
Lo spagnolo sorrise di rimando.
" Ti cercherò sempre e sempre ti troverò, mio piccolo Sud Italia."
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Un ritorno inaspettato! Francamente non saprei proprio cosa dire: per caso qualche giorno fa ho pensato di scaricare nuovamente Wattpad, per pura curiosità... eccomi qui! Francamente non so neanche se ci sia ancora qualche lettore, ma mi sembrava ingiusto lasciare le cose così, senza una conclusione. Mi impegnerò per portarle tutte al termine il prima possibile. Ci vediamo presto (questa volta per davvero♡) .
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I've finally found you - gerita
Fanfiction"Non avevo mai contemplato l'ipotesi di potermi innamorare. Il mio mondo grigio, composto da doveri vari e da una routine normalissima, era privo di qualsiasi tipo di distrazione. Poi è arrivato lui: inaspettato, inatteso e incredibilmente piacevole...