Capitolo 3

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"Hela's pov"

"Non sapevo esattamente dove fossi, il buio inghiottiva tutto ciò che avrei potuto intravedere, solo un bagliore di luce bianca mi illuminava. Ero vestita come quella sera. Davanti allo specchio che mi ritrovavo davanti, quel bellissimo abito lungo, blu notte che sotto quella luce bianca splendeva come mai aveva fatto. Mi venne d'istinto passare le mani lungo quel corsetto ricamato, sentire l'odore di colui con cui ballai, di colui che strinsi sporcando questo incanto di abito di rosso. Inevitabilmente, in un battuto di palpebre quell'abito non era più bello e lucente. Era sporco di sangue, tutto sgualcito, scuro...
<Hela> mi parlò una voce, sapevo di chi fosse.

<Peter?> mi guardai intorno, vedevo solo buio, di lui nessuna traccia.

Comparve all'improvviso lì davanti a me, in quello specchio non c'ero più io, c'era lui.

<Peter> sussurrai avvicinandomi. Aveva una pistola tra le mani, se la puntava dritto al petto e minacciava di premere il grilletto.
<Non lo fare> lo implorai.
<Questa é tutta colpa tua> Mi guardò.

Per la prima volta in quel momento incrociai i suoi occhi nocciola, ed ebbi così tanta paura da pregare che quell'arma fosse puntata a me.
<É tutta colpa tua> fiatò poco prima di un boato che riecheggiò fortemente.

Io guardavo lui e lui guardava me. Non volevo vederlo sanguinare, ricordare esattamente la notte più brutta della mia vita, ma lui mi impediva di guardare altrove.

Chiusi gli occhi... Respirai...

<Apri gli occhi tesoro> sentire la sua voce mi costrinse ad aprirli, Peter non c'era più... Niente più specchio... niente più buio. Solo mio padre.

<Papà> le lacrime solcarono la mia pelle.
<Vedi quello?> indicò le mie mani.
<É il suo sangue tesoro... Il sangue di tutti quelli che hai ucciso> alzò la voce. Abbassai lo sguardo per non incontrare il suo.

<Guardami quando ti parlo> urlò un altra voce, giurerei di aver sentito quella di James, ma quando alzai il capo, davanti a me c'era mia madre. Morta... Tutta consumata, un morto che camminava.

Indietreggiai fino ad inciampare nel vestito per poi cadere in terra.
Da dietro quella figura mostruosa comparve James. Trascinava il suo naso lungo il collo di mia madre... o almeno quello che restava di lei, mostrandomi la fierezza di quello che aveva fatto.

<Sta lontano da lei> urlai alzandomi da terra e correndo verso di loro. Non appena cercai di andargli contro in qualche modo scomparve in una nube di fumo verde.

Da dietro un'altra figura mi toccò i capelli.
<Incolpi lui per la morte di mia sorella> mi girai verso Aron.

<Se non fosse stato per te... Lei ora sarebbe felice> indicò una figura lontana. Mia madre tra le braccia di mio padre. Due persone che si amavano.

<Lei era felice> sussurrai.
<Non lo é mai stata, e la colpa é tua> disse nel mentre che lui e quella visione scomparvero anche esse in una nube verde.

<Vedi Hela> mi voltai per l'ennesima volta.
<Neil>
<Tutti muoiono attorno a te... Sei come la peste sorella> mi spinse a terra.

Scomparve pure lui. Ma al suo posto comparve chi più temevo. Lei...

<Hela Stark> arrivò come una furia con il suo paletto di ghiaccio. Gemetti immobile sotto il dolore che mi inflisse.
<I morti si ripagano con la morte> Mi guardò con i suoi occhi luminosi, così luminosi da accecarmi...
<Sangue chiama sangue> sussurrò al mio orecchio"

Aprii gli occhi. Ero nella solita infermeria.

<Si é svegliata> urlò Cisco attirando il velocista e la dottoressa.

Mi tirai su nonostante Caitlin me lo impedisse.

La guardai intensamente, quasi da metterla a disagio.
<Io riesco a percepirla> sussurrai andando a toccare con le mie dita gelide la sua guancia rossa.
Non so come i suoi occhi si illuminarono, di quel colore così familiare. Cisco si immobilizzò e Barry cercò di richiamarla.
Pure i miei occhi si illuminarono, il nostro contatto visivo divenne di ghiaccio, ma nessuna delle nostre gelide metà reagì, come se interagissero tra di loro a nostra insaputa. Erano una ammaliata dall'altra.
<Non avere paura> sussurrai continuando a toccare la sua guancia. I suoi occhi si fecero lucidi sotto a quel gelo.

Poi dopo qualche secondo, entrambe ci svegliammò. i suoi occhi tornarono castani, i miei tornarono azzurri.

<Ma cosa ti salta in mente> Cisco trascinò via la dottoressa.
<No Cisco aspetta... Non voleva fare del male a nessuno> li guardai bisticciare.
<Non potrà aiutarti a controllarla se non sa neanche tenere a bada il suo di alter ego> Parlò Cisco.

<Io e Chione abbiamo condiviso mente e corpo per 17 anni, se era é cambiata vorrà dire che qualcosa é successo e devo scoprire il perché mi voglia uccidere> scesi giù dal lettino.
<Oh piano, sei appena sopravvissuta a una pugnalata al fegato> Barry mi afferrò il braccio.

<Ho subito di peggio> guardai a terra. Era passato un giorno, e non ne potevo più di stare qui con queste persone.
<Già tipo quelle cicatrici che hai su tutto il corpo> fiatò sarcastico Cisco. Mi fece male quello che disse.

<L'unica colpa di Chione fu quella di essere buona, la mia colpa fu quella di averla aiutata ad esserlo>

Li guardai uno ad uno.
<Ora che farai> Chiese Barry.
<Sopravviverò, come ho fatto in passato> dissi girandomi e intascandomi un bisturi.

<Lo rifarai di nuovo?> chiese Cisco indicando le cicatrici dei tagli che mi infliggevo oramai un anno fa. Erano passati 7 mesi dalla notte nel Queens, 12 mesi da quando conobbi Chione.
<Soffrire é l'unico modo per reprimerla>

<Ma qualcosa mi inventerò, per ora... non farà niente di pericoloso>
<Tu come lo sai> il velocista incrociò le braccia.
<Siamo una sola persona Barry> abbassai lo sguardo cercando di dirigermi altrove.

<Ehi aspetta dove vai?> mi inseguì.
<Ehmm> non sapevo neanche io dove diavolo andare.
<Potresti venire al Loft, io e Iris lo inauguriamo, sarà una possibilità per stare tutti insieme> fece spallucce.
<Vorrei stare un po' da sola> feci spallucce sussurrando prima di abbassare lo sguardo e scomparire in quei corridoi grigi alla ricerca di consolazioni per la vita che avrei dovuto condurre.

"Cisco's pov"

<La lasciamo andare via così> alzai le braccia. Quella ragazza stava male e non poteva stare da sola, io non glielo avrei permesso. Non le avrei permesso di stare sola in un momento come questo.
<Cisco> Caitlin cercò di calmarmi.
<Potrebbe andare e farsi del male, oppure farsi uccidere dalla sua nemesi> urlai.
<Cisco ora basta. Forzarla a fare qualcosa che non vuole... Quello si che metterà lei o tutti noi in pericolo.> urlò Barry. Non ebbi parole a dirla tutta. Non mi aspettavo tale egoismo dalla persona che credevo non potesse averne affatto.
<Quei titoli lì dicono che Killer Frost sarà una minaccia> indicò la lavagna.
<Non sappiamo chi delle due> negai.
<Non intenderò rischiare la vita di Iris per un incertezza> se ne andò lasciandomi lì solo con Caitlin.

Non volevo credere a quello che mi aveva appena detto. A quanto potesse essere falso da farle credere di poterla aiutare per poi rivelarci il suo rigetto nei suoi confronti. Come poteva pensare solo a se stesso o ad Iris quando intorno a lui tutti rischiavano un futuro forse peggiore della morte.

<Forse vi dovete calmare un po', sappiamo come é fatto Barry, non pensava a quello che diceva> cercò di dissuadermi Caitlin.
<Non é giusto che tutti debbano raccogliere i pezzi del suoi errori> sussurrai.
<Se ti riferisci alla storia del Flashpoint, ha fatto quello che chiunque avesse potuto avrebbe fatto> mi poggiò la mano sulla spalla. L'abbracciai. Forse per Dante l'avrei fatti pure io, forse ero io l'egoista di questa situazione. Forse dovevamo dare la possibilità a tutti di avere problemi, pure Barry, Iris o Rue...

Another Universe || Peter Parker Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora