1.Casa

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Simone si sveglia all'improvviso e si mette seduto sul letto con una mano sul cuore. Ha la tachicardia e si sente tutti i capelli appiccicati sulla nuca per via del sudore. E' notte, non sa di preciso che ore siano, non sa da quanto si sia addormentato, ha la brutta sensazione di non sapere neanche dove si trovi oltre al non sapere che sta facendo. Ha fatto un incubo, però, di questo se ne rende conto bene. Cercando di riprendere fiato e di far rallentare il battito del cuore, sposta con un colpo secco il piumone che gli si è attorcigliato tra le gambe e si alza dal letto. Fa freddo, forse troppo.
Magari, pensa, non è abituato perché a Roma gli inverni non così rigidi come a Glasgow.
Magari il suo pigiama è troppo leggero.
Magari è lui che si sta raccontando cazzate su cazzate per non ammettere che Glasgow non gli piace. Sua madre è fantastica, come sempre, è comprensiva e non è invadente e sa tutto ovviamente. Simone le ha raccontato, tra le lacrime e i singhiozzi nonostante abbia eroicamente cercato di trattenerli ma fallito miseramente, il perché esattamente si sia presentato all'improvviso, con un solo zaino, in una città diversa da quella in cui dovrebbe stare, in una città dove non c'è la sua scuola, i suoi amici, suo padre e sua nonna e soprattutto in una città in cui non c'è Manuel.
Una città, che però, presto si è reso conto di mal sopportare.
Odia il freddo che fa, odia il sole pallido e i suoi raggi che non scaldano la pelle, odia la gente del posto scostante, odia i litri di birra che tutti bevono come se fosse acqua, odia la lingua.
Odia il fatto che non sia la sua amata Roma.
Odia che nella sua città non può tornarci, da codardo come si sente, odia che nonostante le manchi come l'aria ha paura di rimetterci piede. Voleva trovare solo un po' di pace.
Era questo il suo unico pensiero, quella notte di quasi due settimane fa. Simone voleva solo trovare pace e ha pensato, nel delirio mentale in cui versava, che scappare da sua madre a Glasgow e lasciare tutti i problemi che aveva creato dietro di sé, fosse una buona idea.
Anzi una grande idea. Invece si è rivelata una stronzata e lui, di pace, non ne ha trovata neanche un po'.
La notte dorme poco e male, si sveglia in continuazione a causa di sogni che fa finta di non ricordare, perché è più semplice non soffermarsi su cosa e chi gli viene in sogno, di giorno cerca di studiare e non rimanere indietro con il programma, grazie a Laura che quotidianamente gli invia i compiti e le registrazioni delle lezioni fatte in classe. Laura che si è rivelata essere la sua ancora di salvezza, una sorta di porto sicuro in questo casino che è diventata la sua vita negli ultimi tempi.
I primi giorni dopo la sua partenza lo ha tampinato di messaggi e videochiamate a cui lui non ha mai risposto. Anche altri suoi compagni di classe lo hanno cercato e lo stesso i suoi compagni di squadra di rugby. Non ha mai risposto a nessuno perché non aveva la voglia, la forza di spiegare e di rispondere a domande a cui non aveva neanche lui ancora una risposta.
Dopo un po', tutti si sono arresi al suo silenzio tranne Laura che dopo due giorni di pausa gli ha scritto un messaggio su Whatsapp che gli ha fatto contorcere lo stomaco e inumidire gli occhi.

Rispondimi solo si e no, poi ti giuro che non ti chiederò più niente. C'entra Manuel, vero?

Si.


Da quel momento in poi, lei è stata di parola. Non gli ha chiesto più niente ma ogni giorno ha cominciato a mandargli gli argomenti delle lezioni e Simone gliene è infinitamente grato.
Sa che suo padre ha detto a tutta la classe che è andato a Glasgow a trovare sua madre, gliel'ha detto l'altro giorno al telefono.
Quello che non sa è come hanno reagito gli altri, in particolare come ha reagito una singola persona. In realtà, conoscendolo, menefreghista com'è Manuel, non crede che lo abbia toccato così tanto sapere che fosse partito.
Non si è fatto sentire infatti, in tutti questi giorni di assenza, non ha avuto la decenza neanche di scrivergli mezzo messaggio e Simone lo odia anche per questo. In realtà no, pensa con tristezza, non riesce ad odiarlo neanche quando fa lo stronzo e quando lo fa stare così male al punto da fuggire in un'altra città.
Forse non riuscirà mai ad odiarlo e quindi ha cominciato ad odiare se stesso. Non doveva provare a baciarlo, non doveva chiedergli scusa per quel gesto perché non c'è motivo per cui scusarsi, non doveva mentirgli dicendo che era un gioco, non doveva picchiarlo quando Manuel ha cominciato ad insultarlo davanti a tutti; anzi forse quello è stata l'unica cosa giusta che ha fatto.
Non doveva, però, innamorarsi di lui.
Questo proprio non doveva farlo perché l'unica cosa che ha ricevuto in cambio, oltre a l'umiliazione del rifiuto, è un cuore spezzato in mille pezzettini e un amico perso. L'amicizia con Manuel non potrà più aggiustarsi, questo Simone lo ha capito bene. Potrebbe perdonargli tutto a Manuel, davvero, potrebbe accettare anche il suo rifiuto e, anche se con difficoltà riuscirebbe ad accettare il fatto che Manuel non ricambi i suoi sentimenti.
Ci può stare, può capitare non essere ricambiati. Fa malissimo e lo fa stare di merda ma capita a tutti gli essere umani, Simone non sarebbe l'eccezione.
Ciò che proprio non può fargli passare, anche se si tratta di lui e Simone quando si tratta di Manuel diventa argilla da plasmare, debole e malleabile, sono le parole cattive che gli ha rivolto quella notte. Ricordarle gli provoca un dolore fisico che con i giorni non passa, anzi aumenta. Quando Manuel con quella sua faccia da schiaffi gli è andato incontro e gli ha sputato quella parola con cattiveria e perfidia, Simone si è sentito morire. Il fatto che fosse presente mezza classe ad assistere a quella pietosa sceneggiata è solo un aggravante perché Simone non riesce a togliersi dalla testa gli occhi di Manuel lucidi di cattiveria e rabbia e la sua bocca piegata in una smorfia di perfidia con la quale gli ha sputato addosso quella determinata parola.
Più e più volte solo con l'intento di ferirlo.
Ferirlo a morte.
Perché Manuel è intelligente, fin troppo e Simone, questo lo ha sempre saputo e se ha scelto di dirgli quelle cose lo ha fatto per farlo stare male, perché voleva umiliarlo e farlo sentire una merda.
Nonostante sia follemente innamorato di lui e farebbe pazzie per lui, Simone non potrà mai perdonarlo. Chi ti ama non ti ferisce. Se c'è una cosa che ha capito, nel suo breve arco di vita, è proprio questo.
E magari Manuel non lo ama nel modo in cui Simone vorrebbe ma era suo amico, pensava che fosse suo amico e chi ti vuole bene ti protegge, non ti pugnala.
Comunque ciò che pensa Simone non è così importante perché Manuel non si è fatto sentire, non gli ha chiesto scusa e orgoglioso e testardo com'è non lo farà e Simone aveva bisogno di tempo e di stare solo per capire che sì, è innamorato di Manuel ma non può permettergli di farsi ferire così.
Una volta che è arrivato a queste conclusioni, ha cominciato a capire che il suo esilio volontario ha i giorni contati. Deve solo racimolare abbastanza coraggio per ritornare a Roma a mettere in pratica ciò che ha capito in queste due settimane di solitudine. È la parte più difficile e quella che lo spaventa di più.
Mentre prende un sorso dalla bottiglia d'acqua vicino al letto pensa che è già sabato, domani ha il volo di ritorno per Roma e lunedì ritornerà a scuola. Con questo pensiero e l'ansia che lo divora, si stende nuovamente sul letto pregando di dormire per qualche altra ora e dimenticare tutto. Non chiuderà occhio e vedrà l'alba scozzese dalla finestra della camera.


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