2. Casa

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Simone pensa che sia un fottuto scherzo del destino.
Lascia Glasgow con la pioggia per ritornare nella sua città invasa dalla pioggia. E come ha sentito da alcune persone in aeroporto, non smette di piovere da stamattina. Strano, pensa distrattamente mentre esce dal terminal, a Roma raramente piove così tanto per un lungo tempo. Comunque poco gli importa del diluvio se non fosse che è costretto a lasciare ancora per un giorno il motorino nel parcheggio a pagamento dell'aeroporto e prendere un taxi per tornare a casa. Finalmente a casa.
Quando stamattina si è svegliato o meglio si è alzato dopo aver dormito poche ore ha capito che doveva tornare. Doveva tornare oggi altrimenti temeva che avrebbe perso il coraggio e chissà quando lo avrebbe ritrovato. Quando ha detto a sua madre che voleva anticipare il volo di ritorno di un giorno, è rimasta un po' perplessa inizialmente ma poi l'ha guardato e l'ha capito, gliel'ha letto negli occhi prima che aprisse bocca "sono orgogliosa di te". Scappare forse è stato un errore ma gli è servito. Per prima cosa ha capito sulla sua pelle che in qualsiasi luogo tu vada, ciò che hai dentro ti seguirà sempre.
Poi ha capito che i problemi bisogna affrontarli di petto e aspettare e nascondersi non serve niente, fa solo più male.
Anche se sono solo passate due settimane – che a lui sono sembrati anni- si sente più grande, più maturo e consapevole.
Sa bene che quando si ritroverà Manuel davanti tutto questo coraggio magari si scioglierà come neve al sole ma le paure bisogna affrontarle e attualmente la sua più grande paura non è solo parlare con Manuel ma è cominciare a convivere con una parte di sé che non conosceva.
Deve cominciare da qualche a parte e questo è il primo passo. Gli altri verranno da sé. Ci sono volute notti insonni, pianti disperati e discorsi da parte di sua madre ma soprattutto da parte di suo padre che non voleva sentire perché evitare e far finta di niente gli sembrava la strada più facile. Lo è stata, inizialmente. Ma poi si è accorto che stava solo peggio.
Si è innamorato di Manuel e questo non è un crimine. Non ha ucciso nessuno e non si deve vergognare di ciò che sente e di ciò che è.
Se Manuel o qualcun altro non capirà non saranno problemi suoi. Lui è questo.
Simone è così e come disse suo padre tempo fa, troverà qualcuno che lo amerà esattamente come merita.
Sperava davvero che fosse Manuel la sua metà mancante, la parte che tutti gli esseri umani cercano nel corso della vita, ma a quanto pare non è lui e farà male, fa male ancora ma non è la fine del mondo. Ciò che forse potrebbe distruggerlo totalmente è venire a sapere che Manuel non lo vuole neanche come amico ma questo non può saperlo fino a che non ci parla faccia a faccia. Il resto si vedrà.
E' perso in questi pensieri che gli stanno dando la forza che gli manca mentre sale sul taxi e indica all'autista la via di casa sua.
Non ha avvertito nessuno, né suo padre, né sua nonna e neanche Laura, a lei farà visita direttamente domani per ringraziarla. Se lo merita. Si è comportata da vera amica, nonostante il male che lui le ha fatto quando erano fidanzati. Se non ha perso totalmente la testa è anche grazie a lei.
Non ha voluto neanche che sua madre avvertisse suo padre, Simone aveva bisogno di fare quest'ultimo tratto di presa di coscienza e consapevolezza da solo. Ci sarà anche il tempo di parlare con suo padre e di chiarirsi una volta per tutte e iniziare da capo un rapporto senza risentimenti e rancore.
Nonostante l'ordine mentale che Simone è riuscito a stabilire nella sua testa e nonostante tutte le buone intenzioni e le parole d'incoraggiamento che si sta dando da solo, lo sa, lo sa bene che non sarà tutto così semplice e che qualcosa nel suo piano andrà storto ma deve iniziare a fare i primi passi. Deve farlo perché stare fermi e nascondersi, lo ha capito bene, non sono soluzioni. Sono solo scappatoie.
E con le cuffiette nelle orecchie, osserva la sua Roma attraverso i vetri del finestrino e anche con l'ansia che gli chiude la gola, si concede il primo sorriso da giorni. Sta tornando a casa.

Paga il tassista ringraziandolo e augurandogli buona serata. Sono da poco passate le sette di sera, non piove più forte come quando è sceso dall'aereo ma il cielo è ancora nero di pioggia.
Si stringe nel cappotto e corre sotto il portico.
Ha visto la macchina del padre parcheggiata e le luci di casa sono accese quindi sia suo padre che sua nonna sono a casa.
Se avesse prestato più attenzione avrebbe notato che la lampada del comodino della sua camera accesa ma era intento a cercare le chiavi di casa per farlo.
Non fa in tempo ad aprire la porta e a poggiare lo zaino per terra zuppo di acqua che sente sua nonna tirare un urletto contento <<SIMONE!! Tesoro sei tornato, fatti abbracciare>> e mentre lo stritola tra le sua braccia sottili ma calorose lo riempie di domande di cui ne afferra solo alcune come perché non ci hai avvertito? Non dovevi tornare domani? Hai mangiato?
Ma Simone è troppo impegnato a fissarsi con suo padre che lo osserva con le braccia incrociate allo stipite della porta. È contento, nota Simone.
Ha lo sguardo luminoso e il sorriso sereno e sollevato. Però legge nel suo sguardo anche un pizzico di colpevolezza. Non penserà che se n'è andato per qualcosa che ha fatto lui? Per la prima volta Dante non è stata la persona che lo ha deluso, stranamente. Dopo aver risposto brevemente alle domande di sua nonna, gli va incontro.

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