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La vecchia porta di legno scricchiolò per la millesima volta quella mattina e per la millesima volta Taehyung ne uscì correndo il più lontano possibile.
Era successo di nuovo. Di nuovo quelle urla, di nuovo quei pugni, di nuovo tutti quei piatti rotti, di nuovo quelle schegge di vetro che gli ferivano superficialmente la pelle. Non ne poteva più, era così stanco, così fottutamente esausto della vita.
Cosa c'era in lui di sbagliato? Cosa aveva portato i suoi genitori a farlo di nuovo? Non gli era bastata la scorsa volta? Non gli erano bastati tutti gli insulti sputati con puro disgusto verso di lui? L'unica risposta per Taehyung era no, per loro non era abbastanza e non lo sarebbe mai stato. Così con la vista offuscata dalle lacrime si ritrovò a correre verso l'unico posto in cui si sentiva al sicuro, lontano dai mostri: il bosco.
Appena imboccò il sentiero principale rallentò il passo, si asciugò con le maniche della felpa le lacrime ormai secche sulle guance e inspirò l'aria pulita a pieni polmoni. Gli piaceva quella sensazione, l'inalare talmente tanto ossigeno da fargli bruciare il petto. A volte sperava di non riuscire più a buttarlo fuori, di poter rimanere in apnea e mettere forse fine a tutta quella sofferenza.
Taehyung pensava. Pensava al perché fosse dovuto arrivare a credere che la morte fosse più allettante della vita. Pensava a quale potesse essere la sensazione di esalare l'ultimo respiro, forse eccitazione, un brivido che ti percorre tutta la spina dorsale, forse agitazione, forse paura o forse semplicemente pace.
I suoi genitori erano sempre stati così: insensibili, avidi, orribili.
Taehyung era, a parer loro, la più grande disgrazia che gli fosse mai capitata tra i piedi. Uno stupido ragazzino insignificante la cui unica passione erano i libri e lo studio e tutte quelle "stronzate". Quante volte sua madre mettendogli le mani al collo gli aveva rinfacciato di come avrebbe dovuto abortire quel giorno di dicembre e non dare vita ad una delusione come lui. A cosa poteva servirgli un figlio che non aveva forza, che non mostrava sicurezza e autorità nel carattere, un figlio che non rispettasse quelli che erano i tratti distintivi di un ragazzo. Taehyung sentiva ancora la guancia bruciargli al ricordo di quanti schiaffi suo padre gli avesse tirato quando gli disse che non aveva una fidanzata, che non se la sentiva di stringere un rapporto così intimo con una persona, che non era ancora pronto. Si ricordava ancora quegli occhi scuri animati solo dal disgusto nei suoi confronti, quando gli strappò in mille pezzi il libro che aveva in mano e lo buttò tra le fiamme del focolare.
Quel giorno le botte furono più dolorose di sempre.
Taehyung non si accorse nemmeno di essere arrivato dove stabilito tanto era preso dai pensieri.
C'era un punto preciso nel bosco in cui era solito andare dopo quei momenti: una quercia alla fine del sentiero leggermente nascosta dagli altri alberi. Taehyung l'aveva trovata un giorno mentre si nascondeva da sua madre, si era infilato nella boscaglia, aveva iniziato a correre per scappare finché non era inciampato in una radice sporgente e fu in quel momento, quando ebbe alzato lo sguardo che aveva notato il possente albero, forse l'ultimo appiglio per potersi salvare, così aveva iniziato ad arrampicarsi fino a che le foglie della chioma non avevano coperto per intero il suo corpo. Da quel giorno ogni volta che aveva bisogno Taehyung andava alla vecchia quercia e si rifugiava tra i suoi accoglienti rami nodosi.
Si era appena messo seduto quando udì dei passi veloci avvicinarsi. Non erano quelli di un adulto, troppo leggeri, forse era uno dei ragazzini che abitavano lì vicino. Taehyung non se ne curò più di tanto, si accoccolò portandosi le ginocchia al petto e poggiando il mento su di esse iniziando a ideare un nuovo piano per rientrare a casa sensa farsi sentire,ma i suoi pensieri furono interrotti da un imprecazione.
"Cazzo... ah! C'è mancato poco, davvero poco... ah!"
Era la voce di un ragazzo, ansimante per lo sforzo della corsa.
Taehyung,leggermente infastidito, si sporse dalle fronde della quercia per vedere chi fosse, era raro che qualcuno passasse per quei sentieri a quell'ora di sera. Con cautela spostò un ramo che gli bloccava la vista, ma mise la mano in un punto debole e il ramo cedette portandolo giù con lui.
"Porca troia che male!" disse massaggiandosi la schiena.
"Da dove diavolo spunti tu si può sapere?"
Una voce calda destò Taehyung dal massaggiarsi la testa, aprì lentamente gli occhi e gli si parò di fronte un volto accigliato che lo scrutava.
"Ei ti ho fatto una domanda... Sei tutto intero? Aspetta ti dò una mano". Il ragazzo lo prese da sotto le braccia e lo aiutò ad alzarsi. Taehyung si scrollò dalla polvere che aveva sui pantaloni poi mise completamente a fuoco che cosa lo stesse circondando puntando lo sguardo verso il suo interlocutore.
"Ero sopra all'albero, ho messo male un braccio e ho perso l'equilibrio, tutto qui"
"Cazzo mi hai fatto prendere un colpo, non capita tutti i giorni di vederti piombare davanti qualcuno dal nulla!" il ragazzo iniziò a ridere e Taehyung, anche se ancora scosso per la caduta, approfittò di quel momento per studiarlo meglio: era più alto di lui, lunghi capelli castani, pelle chiara e gli occhi, oh... gli occhi erano nocciola e Taehyung non aveva mai visto un nocciola così intenso in tutta la sua vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2023 ⏰

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