The galaxy is endless

IX

Il sabato mattina era il giorno preferito di Kenma. Non c'erano obblighi. Nessun lavoro. Nessun incontro. Niente di urgente su cui doveva trascorrere la giornata. Aprì lentamente gli occhi, la stanza inondata da un bagliore morbido e caldo. Il sole era alto. Immaginò che significasse che anche lui avrebbe dovuto alzarsi.

Kenma si allungò pigramente verso Kuroo, ma invece sentì solo le lenzuola fredde sotto la sua mano. Accarezzò ancora per qualche istante, come se avesse appena sentito la mancanza di Kuroo, ma ahimè, non sentiva niente. Aprì gli occhi, ammirando tutta la vista del loro letto vuoto.

Kuroo di solito aspettava che Kenma si alzasse il sabato, forse oggi era un'eccezione. Il letto era freddo e solitario senza di lui, però. Kenma pensava di essere ridicolo a pensarlo.

Inarcò la schiena prima di tirare giù il copriletto e rotolare fuori dal letto in modo relativamente sgraziato. Non era mai stato conosciuto per essere una persona mattiniera.

Poco dopo, stava camminando lungo il corridoio fino al soggiorno e alla cucina, sperando che ci fosse Kuroo.

Ed eccolo lì, seduto all'estremità del loro divano, guardando fuori da una finestra e tenendo in mano una tazza di qualcosa che sembrava tè, completamente ignaro dell'arrivo di Kenma. Kenma non poteva fare a meno di notare le occhiaie sotto i suoi occhi, erano così evidenti ultimamente. Kenma si avvicinò lentamente, rendendo Kuroo consapevole della sua presenza mentre si sedeva accanto a lui sul divano, le gambe che si sfioravano. Kuroo non lo riconobbe affatto.

C'era qualcosa di sbagliato. Molto, molto sbagliato.

"Kuro?" La voce di Kenma era la più gentile possibile.

Kuroo scosse la testa, i suoi occhi sembravano diventare vitrei, forse un gioco di luce. Non si voltò ancora per affrontare Kenma.

Kenma poteva sentire il suo cuore battere nel petto. Qualcosa non andava e lui non sapeva cosa potesse essere. Lo faceva sentire male, il suo stomaco si contorceva in spiacevoli nodi, la bile minacciava di fuoriuscire dalla sua gola. C'era qualcosa che non andava in Kuroo, e Kenma non aveva nemmeno idea di cosa fosse. Non c'era modo che fosse così scoraggiato per il suo dottorato, doveva essere qualcosa di più.

Posò una mano esitante sulla gamba di Kuroo. "Kuro? Cosa sta succedendo?"

La presa di Kuroo intorno alla sua tazza si fece più forza, la sua mascella si tese. Kenma avrebbe voluto poter portare via qualunque preoccupazione lo stesse affliggendo. Il suo cuore soffriva nel vedere la persona più importante della sua vita in tale angoscia; un' angoscia che non capiva nemmeno.

"Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai."

"Kenma?" La voce di Kuroo era rauca. Un altro brutto segno.

"Ciao", sussurrò Kenma, strofinando cerchi sulla gamba di Kuroo. "Cosa sta succedendo?" Kenma di solito non insisteva così tanto, confidava che Kuroo glielo avrebbe detto in tempo. Tuttavia, lo strano comportamento andava avanti da mesi e Kenma non poteva più semplicemente sedersi e guardare Kuroo sopportarne il peso da solo.

"Non so come dirtelo." La voce di Kuroo tremò in un modo che Kenma non aveva mai sentito. Non era mai sembrato così insicuro.

Il cuore di Kenma stava facendo salti mortali all'interno del suo petto. Non riusciva a ricordare nulla, e nemmeno a pensare a uno scenario che Kuroo avrebbe faticato a raccontargli. Si conoscevano da tutta la vita, l'unica cosa importante che Kuroo gli aveva mai tenuto nascosto era il fatto che erano anime gemelle. L'incertezza non era qualcosa che Kenma aveva mai attribuito a Kuroo, e in quel momento lo stava terrorizzando.

Kenma staccò una delle mani di Kuroo dalla sua tazza, tirandosela in grembo e iniziò a tracciare dei cerchi sul suo palmo. C'era la possibilità che dire a Kuroo quanto stesse spaventando Kenma in quel momento sarebbe servito solo a spingerlo via ulteriormente, quindi non lo fece. Il suo cuore ha continuato a battere rapidamente nel suo petto, minacciando di esplodere dalla sua gabbia toracica.