le prime incomprensioni

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I giorni passavano, anche i mesi e non litigavamo  quasi mai, non mi ricordo la nostra prima litigata ma mi ricordo che quando litigavamo sembrava come se qualche filo si spezzasse e lui se ne andava un po' più lontano da me e si avvicinava sempre di più alla cattiva gente del paese.

Quando ci reincontravamo, perché capitava, visto gli amici in comune, lo trovavo sempre diverso, scoprivo un lato di lui diverso, anzi quei lati non gli appartenevano, sembrava come se ciò che poi era, era come la conseguenza dell'assenza dell'amore che, nel bene e nel male, gli donavo sempre. Era più ribelle, più arrabbiato e io non lo sapevo ma si stava avvicinando alla droga, per cui era sempre assuefatto da qualcosa, era sempre più chiuso nel suo mondo.

Conoscevo ancora poco di lui e quel poco di lui l'avevo scoperto tramite le voci del paese, era un ragazzo solo, senza padre e la madre logorata da questo dolore, che non riusciva a godersi a pieno il figlio, per cui quando mi diceva "sei l'unica cosa che ho" oppure "l'unica cosa che mi tiene vivo" aveva un peso più grande, di quando lo dicevo io a lui, per me era una responsabilità grande,  doverci essere sempre nonostante tutto e per questo che quando ritornava da me, io lo perdonavo sempre e subito perché sapevo che avevo un grande compito da portare a termine, calmare i suoi mostri e non farlo cadere nell'oscurità, ne ero quasi compiaciuta perché ci riuscivo, quando stava con me non faceva più cazzate.

Quello che non sapevo io, è che essermi presa una responsabilità così grande mi avrebbe sempre portata a stare giu e forse un giorno a cadere nelle sue profondità senza più la possibilità di salire, non sapevo che quella scelta mi avrebbe portata poi ad un'altra, ero disposta a buttarmi nel buio con lui?.

Salto o ti lascio?

Quando ci ritrovavamo dopo tanto tempo non riuscivamo a stare più di un'ora divisi in un'unica stanza, perché poi ritornavamo insieme, mi ricordo i suoi occhi quando era arrabbiato con me, sembrava come se il mondo gli fosse caduto addosso e aveva una strana oscurità in faccia e mi guardava sempre, ci guardavamo sempre.
Quei sguardi...

Che l'amore non sapevo cosa fosse, ma gli occhi suoi erano già, per me un concetto d'amore.

Come non ricordare le nostre prime litigate, erano sempre per un motivo vago e assurdo. Il nostro amore era così puro che non accettava guerre, per cui, ogni volta scappavamo via per poi ritornarci ad amare come prima. Ogni litigata per me fu un mattone che presi per costruirmici un muro, ma non arrivava mai così alto perché poi riuscivi a distruggerlo soltanto guardandomi.

Sembrava che il tuo sorriso con le sue rughette ai lati fosse la sicura di una pistola, mentre gli occhi il grilletto gli esso, quando sbatteva le palpebre e riapriva gli occhi era come se mi sparasse un proiettele distruggendo il piccolo muretto e arrivando dritto al cuore. Quando arrivava dritto al cuore dovevo decidere se toglierlo formando un buco e morire dissanguata, oppure farlo rimanire li e coprendo quel buco, avevo preso la seconda scelta anche se non sapevo delle conseguenze che mi avrebbe portato in futuro. È che noi umani quando iniziamo a vivere veramente non ci importa delle conseguenze, preferiamo vivere un secondo e morire per sempre.

Scusate se non ho pubblicato, ma ho avuto degli impicci, votate se vi piace e condividete❤

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