Fine del preludio

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Il mio cuore ormai era frammentato: non avevo mai amato. Vedere i volti tranquilli e felici degli altri accendeva dentro di me invidia e dolore per chi viveva la vita perfetta, una vita senza i miei demoni. Dormo quattro ore a notte, ma se l'anima è stanca avere le occhiaie o meno non cambierà niente. Vedere le mie amiche prendere 8 e festeggiare mi dà infelicità e rabbia, invidia per la tranquillità che io non posso avere: prendere 10 vuol dire che se non avessi dato il massimo da quel momento in avanti, sarei potuta solo peggiorare. Prendere 9,5 significava non aver dato il massimo, e io devo sempre darlo. Forse il problema sono io. Forse questo mondo mi sta stretto. Pensano io sia magra ma il quadernino dove da gennaio appuntavo il peso dimostra quanto io non mi percepisca come tale.
Non mi sembra di aver trascorso 13 anni seguendo la stessa vita assegnatami da una mappa vitale che consumo con l'andare avanti nel tempo.
Aprii gli occhi.
Sempre nello stesso letto, con davanti la stessa parete, stessa vista sul mare, stessa Terra che avevo lasciato alle 4 di notte, dormiente.
Ho molto freddo, e non ho voglia di alzarmi, ma altre persone hanno decretato che la scuola inizia alle 8:30, ergo, mi tocca uscire dal sogno che devo alla notte.
Non ho più voglia di andare a scuola e di essere vista come Odette che sa tutto, Odette che scherza sempre, Odette che ha fiducia in se' stessa. Perché nessuno si accorge che sto male? Forse sono talmente brava che il mio sguardo spento è camuffato dai sorrisi che inietto nel mio viso per sembrare felice. Io però vorrei solo qualcuno che mi chieda se tutto va bene, perché i miei occhi si sono spenti come dei fiori appassiti ai quali però si dà ancora dell'acqua. Ecco come mi sentivo: una persona di cristallo che si fa toccare solo se coperta dalla gommapiuma per non far sentire il materiale tagliente, però allo stesso momento spera che qualcuno si accorga del vetro che, nonostante ciò, la sta lacerando.
A quel punto la vita diventa un ciclo monotono: ti addormenti alle 4 di notte con le lacrime agli occhi sperando che il sogno sia migliore della realtà, e ti svegli 3 ore dopo. Apri gli occhi e realizzi di essere viva, e non è un sentimento di tranquillità che provi, bensì una sensazione di tristezza mista a istinto di sopravvivenza, unica cosa che mi dà la forza di attivare i muscoli ed alzarmi. A scuola basta urlare e parlare sempre per innalzare una barriera che non dia a vedere tutta la tristezza che trascino dietro di me come una pesante e brutta ombra. Basta prendere sempre 9 e 10, basta alzare sempre la mano, basta essere sempre preparata per andare avanti e non diventare "quella sempre triste". E allora perché non sono felice? A scuola tutti mi amano, a casa ho i miei genitori, i miei nonni ed i miei fratelli. Eppure quello che vorrei ora è cessare il corso della natura, fermare il tempo.
Questa storia è la storia di una ragazza che esplorerà un universo inesplorato, dove vigono le regole del pensiero e dei sentimenti, dove le leggi della fisica sono annientate dai desideri. Ecco come lo immagino il mondo dopo la morte: un mondo inesistente, un mondo inesistente che funziona come la nostra testa, una capsula d'aria nella quale rimangono le anime, indipendentemente dallo spazio.
E la curiosità di scoprire cosa c'era dopo la morte, cresceva in me ogni giorno di più.
Si avvicinava l'inizio della mia fine, eppure dentro di me il battito del cuore aumentava la velocità, facendomi sentire come un bicchier d'acqua riempito fino all'orlo che non vede l'ora di cadere, frantumarsi e distruggersi. Peccato che nulla nasce, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Se solo lo avessi capito prima...

AVRÒ SEMPRE 13 ANNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora