Sulla soglia della porta si presentarono due figure: una più alta, l'altra più minuta.
Quella che sembrava essere una donna sorrise svogliatamente.
Teo notò delle lacrime che le si formavano ai lati degli occhi. Notò anche la bellissima forma di essi, gli ricordavano vagamente il nocciolo di una pesca. Incuriosito da quella scena si girò verso sua madre, che aveva un'espressione perplessa e sconcertata. Alla destra della donna c'era un ragazzo poco più alto di lei.
Teo suppose si trattasse del figlio.
I due, a primo impatto, sembravano completamente differenti, sia nel portamento (in cui la donna era più elegante) sia nell'aspetto fisico.
Ma un tratto che accomunava lui e sua madre era quello di non basarsi mai su una prima occhiata, era il tipo di persona che non giudicava un libro dalla copertina e, per quanto la somiglianza fra i due fosse considerabile bizzarra, non si fece sfuggire alcuni dettagli.
La cosa di più simile che avevano era la forma delle labbra. Carnose, delineate come fossero un cuore. il taglio degli occhi, tagliente e serioso nel ragazzo e gentile nella donna, era incredibilmente diverso, ma simile allo stesso tempo. Solo il colore faceva sì che si assomigliassero: la donna li aveva verde erba, limpido e lucente; mentre quelli del ragazzo erano verdi con sfumature intense di marrone.
Nonostante fossero due verdi nettamente diversi, il colore li accomunava. Inoltre, il ragazzo, di cui di lì a poco avrebbe scoperto il nome, aveva la pupilla leggermente staccata dalla palpebra inferiore, particolare che trovava ambiguo. Solo dopo qualche istante si rese conto che fissare le persone in quel modo non era educato e si sentì profondamente imbarazzato. Distolse lo sguardo immediatamente, che cadde sulle converse che gli aveva regalato il padre. La donna notò il cambio d'espressione nel ragazzo, e capendo l'imbarazzo che stava provando decise di sciogliere il gelo che si era creato nell'atmosfera:
«Ciao, io sono Agnese. Lui è Benedikt, ha all'incirca la tua età, perchè non vi andate a conoscere?» Enunciò la donna, rivelando una voce candida e dolce.
Benedikt si voltò verso di ella, lanciandole uno sguardo di rimprovero, ma fu comunque costretto a seguire Teo in camera.Quando entrò nella sua stanza si sedette sul letto e lo scrutò attentamente. La sensazione che ebbe fu quella che il ragazzo dagli occhi verdi stesse tentando di leggergli nel pensiero, ma la mente di Teo era come una fortezza, impenetrabile e accessibile a pochissimi adepti. Era incuriosito da quella situazione, ma non fece troppe domande; se la madre li aveva fatti entrare senza indugiare, era perché si fidava di loro. Onestamente in quel momento non era interessato a fare conoscenza di Benedikt, nonostante quel suo essere così silenzioso lo intrigasse parecchio. Adesso era concentrato su ciò che stavano dicendo le due donne in salotto, ma non riusciva a sentire quasi nulla. Dopo qualche imprecazione tra sé e sé si voltò verso Benedikt, che tirò fuori dalla tasca un pacchettino che gli sembrava aver già visto da qualche parte e estrasse sigaretta insieme ad un singolo fiammifero, piuttosto insolito. Quel gesto non destò tanto scalpore in Teo, aveva visto tante persone fumare, l'età non cambiava la comunità della cosa. Senza proferire parola aprì la finestra per far areare l'ambiente (e non rendere così palese l'odore del fumo). Finalmente Benedikt parlò, con la sigaretta accesa in bocca, sbuffando un po' di fumo.
«Non dirlo a mia madre», queste furono le cinque parole con cui esordì il ragazzo, ottenendo come risposta un cenno della testa da parte di Teo, che si accorse immediatamente della strana cadenza.
"Come fai a sapere che non dirò nulla? Dopotutto non ci conosciamo" Teo cercò di stuzzicarlo un minimo. Voleva ricevere una reazione.
"Hai una faccia dolce, e sembri una persona inteligente"
"Si dice inteLLingente" Replicò Teo sottolineando l'errore, ignorando del tutto il complimento.
Benedikt non disse nulla, lo ignorò.
Teo si rese conto che la conversazione stava morendo sul nascere, così decise di porre un'altra domanda al ragazzo. Ormai non si stava più preoccupando di infastidirlo.
«Non sei italiano, vero?»
«Nein, avresti anche potuto intuirlo dal nome» rispose Benedikt lasciando intendere le sue origini. Teo si sentì incredibilmente stupido sul momento. Poi riguardando il ragazzo pensò che non rappresentava lo stereotipo del tedesco medio. Aveva i capelli scuri, lunghi fino al collo, gli occhi verde catrame e un fisico abbastanza asciutto.
«Perché sei qui?» Teo in questi casi non lasciava spazio ai mezzi termini, andava dritto al sodo. Se qualcosa suscitava interesse in lui, doveva saperla, ad ogni costo.
«Storia lunga» rispose aspirando gli ultimi due tiri della sigaretta.
Teo odiava quel convenevole, se non voleva parlarne bastava dirlo. D'istinto tolse a Benedikt la sigaretta dalla bocca, buttandola nel cestino. Quando si rese conto di quanto quel gesto fosse stato stupido, gli diede la sua scatoletta di fiammiferi, e ne accese uno, esortandolo a prendere un'altra "paglia", così dicevano a Viterbo. Teo voleva sapere di più su Benedikt. Così decise di chiedere. Al momento sembrava la scelta migliore, considerando che il ragazzo non aveva intenzione di parlare. Riluttante si alzò, si avvicinò a Benedikt e parlò.
«Quanti anni hai?» domandò ancora titubante. Il ragazzo dagli occhi verdi, non consapevole della sua presenza sobbalzò, per poi girarsi verso di lui. L'altro notò la differenza fra le loro altezze. Per quanto fosse palese risultava strano come nessuno dei due se ne fosse accorto a primo impatto.
Benedikt sorrise, lo guardò dall'alto al basso e poggiò la sigaretta sul davanzale della finestra, sperando che un soffio di vento non gliela portasse via.
Prima fece il segno del dieci con le mani, e poi del quattro. Teo intuì avesse quattordici anni.
«Quattordici»
«Un anno più di me» continuò Teo lasciandosi scappare un sorriso.
Nonostante Bendikt non sembrasse il tipo di persona con cui avrebbe fatto amicizia, essere cortese non guastava mai.
«Quatordici» ripetè Benedikt, e Teo, che notò il suo errore, ridacchiò.
«Non parli bene l'italiano, eh?»
«Nein», rispose Benedikt, nella sua lingua madre.
Teo si rese conto che il ragazzo al suo fianco non voleva, o meglio, non era in grado, di continuare la conversazione. Teo si guardò allo specchio, si sistemò i ricci e seguì Benedikt che si era seduto sul suo letto. Così, si sedette accanto alla sua nuova (e forse gradita) conoscenza.
Spazio Autrici
Ciao ragazzi!! Vorrei scusarmi dell'assenza ma questa storia ha ancora pochissime visualizzazioni ahaha
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina!
Baci<3
-D
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Boys Don't Cry
Ficção Adolescente"Anno 1973. In quel del viterbese era tutto tranquillo, se non per quel dannato vento, Ponentino, si poteva ipotizzare, tipico della stagione estiva. Soffiava forte e imperturbabile , facendo oscillare i fragili rami degli alberelli d'ulivo appena...