Animae duae,animus unus
Due vite, un'anima solaIl sole splendeva alto nel cielo, il leggero venticello muoveva leggiadramente l'Auracaria e le Peonie sbocciate da poco, nel contempo Lord McLaughlin stava fumando un sigaro costoso sorseggiando un liquore proveniente dall'Irlanda, m'ero sempre chiesto come facesse a bere alcool già di tarda mattinata, discorsi futili si disperdevano nell'aria, mescolandosi alle note del grammofono che suonava un'antica melodia di Mozart, il tempo passava e l'arrivo di Harold sembrava sempre più lontano ed "irraggiungibile".
"Basil, Harold non dovrebbe esser già qui? Sono molto curioso di poter fare la sua conoscenza, non fai altro che parlar di lui, deve esser speciale."
"Hardwin, Henry é molto occupato e mi aveva già avvertito che avrebbe tardato, inoltre, penso che grazie a lui io abbia ritrovato la voglia e la passione per la pittura. Stavo pensando di esporre dei suoi ritratti, tutto il mondo dovrebbe sapere che esiste un ragazzo così meraviglioso."
I minuti passavano e ormai quel romanzo riletto mille volte e ingiallito dal tempo ma con ancora il profumo della stampa, scorreva sotto i miei occhi, in modo meccanico; parole, pensieri mischiati nella mia testa in modo confuso, un ammasso di cose senza senso, in fondo niente aveva senso, noi pedine del governo, delle persone potenti, schiacciati dal loro volere, la mancanza di respiro nel petto e la costante paura di essere troppo diversi, era così che un omosessuale viveva nel XX secolo un oppresso senza anima, poiché strappata da quei maledetti ministri senza cuore, un corpo senza vita, in cerca di sollievo in quell'altra pover anima che come te cercava l'amor proibito come nelle favole più famose.
L' intruglio di pensieri venne scacciato da una melodiosa voce squillante che avrei riconosciuto ovunque, quando la sua figura si fermò davanti a me, quei due occhi stupendi e penetranti mi guardarono come la prima volta, li sentii scavare nell'animo mio, fin in profondità, per lui solo ero un libro aperto, poteva leggermi dalla prima pagina alla copertina, poteva sentirmi, toccarmi, vedermi; senza mezzi fini, solo io e lui.
Henry indossava un completo padroneggiato dal marrone, dal beige e dal bianco panna che risaltavano il suo incarnato, e degli stivaletti altrettanti marroni slanciavano la sua figura, i capelli scendevano leggiadramente sulle sue
spalle e ciocche dorate a causa del sole accarezzavano il suo dolce viso; gli occhi color smeraldo incorniciate dalle lunghe ciglia, risplendevano, facendogli prendere sembianze surreali.
"Buon pomeriggio Harold, ti voglio presentare Lord McLaughlin il mio caro amico."
"Sono assolutamente lusingato di poter fare la vostra conoscenza Harold, Basil mi ha parlato molto di lei."
"La prego usi il tu, mi fa sentir vecchio" scherzò Henry, il suo sorriso aperto lasciava intravedere i suoi denti bianchi e notai per la prima volta i due incisivi più lunghi rispetto agli altri rendendolo ancor più adorabile.
La mia mano fremeva dalla voglia di dipingerlo, di imprimere nuovamente la sua immagine su una tela bianca e triste; lo trascinai nello studio seguiti da Hardwin, lo misi seduto sullo sgabello di mogano antico, davanti al cavalletto che aprii di fretta per poi posizionarci la tela e prendere successivamente tutto l'occorrente per dipingere.
L'aria fredda dell'Inghilterra entrava dalla finestra aperta dello studio, l'odore di erba bagnata dalla pioggia si mischiava con il fumo della sigaretta che pendeva dalle mie labbra e dall'odore pungente dei colori a olio mischiati all'acqua ragia; in sottofondo le chiacchiere di Henry e Hardwin e il continuo ronzio della mia testa, ma quello potevo sentirlo solo io, per fortuna; mille campanelli d'allarme mi dicevano di prendere le distanze da quel ragazzo, quel bellissimo uomo che siedeva sullo sgabello antico dello studio, mille e mille ragioni per cui la mia testa mi diceva che non potevo lasciarmi andare all'amore, non un altra volta; il troppo dolore e il cuore ancora spezzato mi dicevano che non ero ancora pronto, ma quegli occhi, quel sorriso, quelle labbra, mi chiamavano, assolutamente attirato, attratto; non potevo smettere di ammirare la sua bocca muoversi a tempo di parole che neanche sentivo; forse un altro amore, solo uno, non potevo concedermi altro; non facevo altro che pensare a questo, avevo finito di dipingere da ormai 30 minuti abbondanti, ma non volevo che se ne andasse, volevo rimanesse lì, con me.
"Basil, hai terminato? È ormai ora di cena, credo che ormai Harold sia stanco di star seduto"
"Si, hai perfettamente ragione, ho terminato."
"Mostramela, la devo vedere."
"Harold, ne abbiamo già discusso, non voglio che tu li veda, li vedrai solo quando saranno esposti."
Si accese una forte discussione, tanto che non mi accorsi che Hardwin ci aveva lasciati da soli, era probabilmente tornato alla sua dimora.
"Henry, ci conosciamo da mesi ormai, lo sai perfettamente che non permetto a nessuno di vedere i miei quadri."
"Ma io devo comprendere il perché tu non voglia, cos'hai da nascondere."
Oh Henry... se solo sapessi. Forse dovresti sapere la verità, ma sono così spaventato...
Forse si, forse è meglio che tu lo sappia...
"Sono così geloso dei miei dipinti perché sono assolutamente terrorizzato che dai tuoi occhi si veda il vero me, perché dentro di te, c'è così tanto di me... dai tuoi occhi si vede tutto ciò che provo, e sono spaventato che qualcuno lo noti. La mia arte si riassume in te, ogni singolo respiro, ogni singolo difetto o perfezione della tua pelle, il verde dei tuoi occhi, il tuo dolce sorriso palesano ciò che sento per te."
Fu solo un attimo, un millesimo di secondo e sentii le labbra morbide di Henry sulle mie, che ballavano una danza dolce e incessante.
Ci perdemmo uno nello sguardo dell'altro, notai un piccolo particolare mai visto prima, il verde dei suoi occhi era di mille tonalità, mischiato a piccole pagliuzze dorate, quando sentii la sua mano morbida posata sulla mia guancia, mi fu impossibile non chiudere gli occhi e perdermi nelle sue carezze; tutto intorno a noi era sparito, eravamo solo io e lui, pronti ad amarci e a bastarci.
Passammo la sera sdraiati sul divanetto dello studio abbracciati, a scambiarci piccole carezze, in una pace assoluta; leggendo libri dalla spina rovinata o rotta, dalle pagine ingiallite dal tempo, con le mille sottolineature e le scritte sui margini. Passammo la sera ad amarci, bevendo vino pregiato e prendendoci una felice sbronza, una sera contornata da mille baci famelici che erano rimasti nascosti per troppo tempo nei meandri della mente per paura della prima mossa.
La notte invece, illuminata dal bagliore della luna e delle stelle, creavano un fascio di luce che attraversava la finestra aperta e che finiva proprio sui nostri corpi semi nudi coperti da un solo lenzuolo bianco.
Non so bene cosa passasse per la testa di Henry,
era perso nel buio della stanza, fissava un suo ritratto cercando di coglierne tutti i particolari.
"Cos'è che manda in confusione la tua testa Henry? Cos'è che stai cercando di scovare tra le pennellate del tuo ritratto?"
"Prima hai detto che i miei occhi palesavano ciò che provi per me, ma io non vedo altro che un ragazzino ingenuo che ama troppo se stesso e che non fa altro che ferire tutti, facendo appassire tutto ciò che sfiora."
Una fitta al cuore
"Cos'è che ti porta a pensare questo Henry? Perché pensi una cosa così tanto orribile di te? Come puoi non vedere quello che gli altri vedono in te?"
"Gli altri vedono Mr Henry Holmes il figlio di Desmond non Henry, tutti si fermano alle apparenze... nessuno vede niente."
"Io non vedo Mr Henry Holmes, io vedo Henry con gli occhi verdi più belli del mondo, con un sorriso luminoso, vedo l'Henry a cui piace fare le fotografie, che ama osservare le persone con sguardo curioso e che appunta nella sua mente tutti i comportamenti che nota e li fa suoi; vedo l'Henry che scrive poesie d'amore e di passione, che parla di un amor che ha timor di provare;
vedo l'Henry che si sente solo in una stanza piena stra colma di persone; vedo l'Henry di cui mi sono innamorato mesi fa in quella sala da ballo, quando stavi avanzando con la tua corazza d'argento creata con le tue stesse mani per essere indistruttibile.
Io vedo tutto questo, e tanto altro; sei per pochi, non tutti notano quanto sei speciale, ma meglio così perché potrai conservare tutto questo per chi se lo merita davvero."
Una lacrima rotolò dalla guancia di Henry;
i suoi occhi verdi erano pieni di lagrime, non si sa se fossero di gioia o di dolore, forse entrambi, un miscuglio di emozioni che per la prima volta dopo troppo lo fecero sentire speciale e importante per qualcuno.
Se solo gli altri avessero aperto gli occhi avrebbero notato il dolore di Henry, l'unico che lo aveva fatto era Basil che aveva capito che Henry era come un dipinto di Paul Cézanne stupendamente complicato di cui devi cogliere i più piccoli particolari ma allo stesso tempo facile da capire nel suo insieme infinito di colori.Basil raccolse con il pollice le piccole lacrime salate che rigavano il volto di Henry lasciando una scia bagnata che rendeva più scura la sua pelle, prese il suo viso tra le mani e lo baciò cancellando le sue paure con un piccolo gesto che portò Henry ad uno sfiancate batticuore.
Nella stanza un rumore di respiri e baci bagnati che facevano da sfondo;
Le loro mani fameliche si sfioravano sempre più, passavano dai capelli, al viso, al corpo in una danza infinita.
Si addormentarono in un intruglio di braccia, gambe e lenzuola, uno abbracciato all'altro.Il sole filtrava dalle finestre aperte, illuminando il viso di Henry e Basil proprio non sapeva come non si fosse svegliato, ma per lui fu meglio così perché ebbe il tempo per osservalo;
le lunghe ciglia che incorniciavano i suoi occhi chiusi, i capelli ricci sparsi sul cuscino, le labbra rilassate e il viso felice.
Basil si alzò silenziosamente dal letto, avvicinandosi alla finestra, appoggiò i gomiti sul davanzale e accese una sigaretta aspirando dal filtro;
Il fumo denso usciva dalla sue labbra e si disperdeva nell'aria.
"Come fai a fumare di prima mattina Basil?" disse Basil abbracciandolo da dietro;
Basil porse la sigaretta verso le labbra di Henry che però si ribaltarono in una smorfia di disgusto;
Continuava a fumare, mentre Henry nascose la sua testa tra l'incavo del collo di Basil e ispirò il suo profumo imprimendolo per sempre nella sua mente...
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Somewhere far away L.S
General FictionÈ il XIX e Basil Brickden è un importante pittore londinese, sorprendentemente intelligente e acculturato, appartenente alla classe sociale più elevata. Henry Holmes invece, è un giovane di 25 anni, che vive i suoi ultimi attimi di pura giovinezza c...