rain.

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Jisung fissava fuori dalla finestra, insistentemente.
Non capiva perchè dovesse piovere sempre in quel modo. Odiava la pioggia, davvero.
Sbuffò per l'ennesima volta, rigirandosi tra le mani la sua tazza preferita color blu cielo contenente la cioccolata calda.

Adorava la cioccolata calda, perchè era cosí che aveva incontrato Minho.
Sorrise amaramente al ricordo.
Quel ragazzo gli aveva rapito il cuore, e lo aveva fatto suo.
Gli aveva donato ogni sorriso, lo aveva aiutato a tornare a cantare.
Lo aveva coccolato nelle sue giornate no, baciato quando ne sentiva la mancanza.

Eppure, Minho non era lí.
Era andato via, per un lavoro offertogli in un'altra città, mesi prima.
Jisung non lo avrebbe mai costretto a rimanere, mai sarebbe stato cosi egoista.
Il maggiore era libero di inseguire la sua carriera, di diventare famoso e di essere felice. Anche se questo comportava dover lasciare Jisung.

I due avevano provato a resistere, tenendo una relazione a distanza, ma non era andata bene. Molto spesso non sapevano cosa dirsi, e poichè non potevano baciarsi o abbracciarsi, l'atmosfera era sempre triste.

E alla fine Jisung aveva ceduto. Aveva confessato al maggiore che non potessero continuare cosi, che non andava bene e che non ce la faceva più.
Avevano rotto, e Minho ne era stato travolto completamente.
Il ragazzo aveva cercato di rassicurare Jisung, dicendogli di aver capito le sue motivazioni, che capisse che non fosse colpa sua.

Ma Jisung si sentiva da schifo. Si era sentito un mostro non appena aveva osservato gli occhi di Minho spegnersi attraverso lo schermo del computer.
Gli aveva fatto male, lo sapeva bene.
E non si sarebbe mai perdonato per questo.

Sospirò tristemente, pensando che nei giorni dove la pioggia non smetteva di cadere, Minho era solito coccolarlo e raccontargli delle storie. Gli diceva di come sarebbe stato bello il loro futuro assieme, di quante stanze avrebbe avuto la loro casa o di quanti gattini avrebbero adottato.

E il minore si sentiva subito meglio, mentre si lasciava accarezzare dalle sue mani lisce.
Peccato però che quelle mani non fossero lí a coccolarlo, che quegli occhi profondi non lo stessero rassicurando e che lui non poteva farci assolutamente niente.

Percepí una stretta al cuore, mentre socchiudeva gli occhi. Fece un sorso dalla tazza blu e poi decise di alzarsi, scuotendo il capo. Doveva fare i piatti avanzati dal pranzo prima che se ne aggiungessero altri.

Posò la tazza sul ripiano della cucina e poi sospirò, tirandosi su le maniche del maglioncino che indossava.
Le arrotolò in modo veloce fino ai gomiti, e azionò l'acqua per cominciare a pulire.
Prese un piatto, un bicchiere, una posata.

Trascorse cosí dieci minuti, finchè non sentí un insolito rumore di una serratura che veniva aperta.
La porta di casa?
Subito si immobilizzò, irrigidendosi.
Chi aveva le chiavi di casa sua? Come poteva entrare?
E chi cavolo era a quell'ora?
Lui non aspettava nessuno.

All'improvviso sentí il cuoricino fargli un balzo nel petto, mentre si affrettava ad asciugarsi le mani. Il respiro gli si affannò, mentre afferrava un manganello che aveva appena lavato.
Magari era un ladro? Doveva difendersi.
No aspetta, come faceva un ladro ad avere le chiavi di casa sua?
Jisung si sentí istantaneamente violato della sua privacy, e deglutí nervoso.

Impugnò il manganello come se ne dipendesse la sua vita e lentamente si avvicinò all'ingresso, rimanendo nascosto dietro al muro.
Inutile dire che il suo cuore gli stava saltando in gola e che aveva cominciato a sudare freddo.
Minho cosa avrebbe fatto in quel momento?
E poi, stava per morire? Era giunta la sua ora?

Jisung trattenne un respiro, per poi avvicinarsi al limite massimo del muro.
Sentiva quel qualcuno che era entrato camminare per il salotto, come se fosse casa sua.
Ma come si permetteva? Jisung gliel'avrebbe fatta pagare.
Non poteva entrare in casa sua e pensare di camminare tranquillo come voleva.

Il blu chiuse un secondo gli occhi e rafforzò la stretta sul manganello, decidendosi ad agire.
Ora o mai più.
All'improvviso superò il muro, saltando fuori allo scoperto e tenendo alta la sua arma.

Urlò, a pieni polmoni.
«NON OSARE TOCCARE NIENTE O TI UCCID-»
Ma la voce gli morí in gola nell'esatto momento in cui incrociò gli occhi della persona che era entrata in casa sua.
Occhi d'ossidiana, dolci come il pane dentro e duri come la pietra fuori.
Jisung era innamorato di quegli occhi e li avrebbe riconosciuti tra mille.

«t-tu-»
Il suo corpo perse le forze, e lasciò cadere a terra il manganello, che fece un tonfo sulle piastrelle.
Jisung aveva gli occhi spalancati, il labbro inferiore prese a tremargli.

«perchè cavolo stavi per colpirmi con un manganello?!»
Esclamò il ragazzo di fronte a lui, incredulo dalla scena appena vissuta, mentre scrutava l'altro.
Jisung balbettò, sentendo il petto bruciare.

«M-Minho..»
Disse con la voce tremolante. Il suo Minho era lí, nel suo salotto. E non era un'allucinazione.
Ma che cavolo ci faceva lí?
Il più alto sorrise immediatamente con le sue labbra sottili e si avvicinò al più basso.
«sono tornato, Ji. Per te.»

Disse con una tranquillità che distrusse Jisung dall'interno. Quella voce gli era mancata fin troppo, erano cinque mesi che non la sentiva. E si sentiva un disastro dentro.
Ogni parte di lui cedette, le sue gambe e le sue mani tremarono.
«t-tu ... c-cosa? Sei-»

Balbettò incredulo, mentre le lacrime gli gonfiavano gli occhi.
Minho si avvicinò all'altro e poggiò una mano sulla sua guancia.
Dio solo sa quanto gli era mancato toccargliele.

«Sono tornato per restare Ji. Io... non reggevo più. Ho finto che mi andasse bene la nostra separazione. Ho cercato di distrarmi ballando, ma non sono riuscito. Mi sei mancato davvero troppo... e sono tornato dalla mia ancora di salvezza.»
Minho parlava con tono basso, delicato e caldo, mentre asciugava le piccole lacrime che cadevano ininterrotte dagli occhi di Jisung.

Quest'ultimo socchiuse gli occhi e cominciò a singhiozzare, chinando il capo e avvicinandosi al petto dell'altro.
«i-i-io- pensavo di aver f-fatto la scelta g-giusta per entrambi. M-mi dispiace Minho, m-mi sei mancato cosi tanto»
Continuò, con il tono più triste che Minho avesse mai sentito in vita sua.

Al maggiore si spezzò il cuore nel sentire quelle parole cosí pentite. Lo aveva sempre saputo che Jisung lo amava ancora, nonostante gli avesse chiesto di lasciarsi.
Prese dolcemente il capo del minore e cominciò ad accarezzarlo, avvolgendolo in un abbraccio e dandogli dei bacetti sulla fronte.

«non devi scusarti. E' stato difficile per tutti e due. Ma mi mancavi come l'aria.. Sung, era impossibile senza di te.»
Mormorò, sospirando.
Jisung rialzò il capo, continuando a piangere mentre guardava il suo ex ragazzo.

Minho gli prese le guance con le sue mani grandi e calde, accarezzandogli le gote con i pollici.
«Ji... non piangere cosi. Sono tornato da te per sempre.»
Mormorò, mentre il minore tirava su col naso e arrossiva.

«i-io... d-davvero resterai?»
Chiese ancora, probabilmente aveva paura glielo stesse dicendo per convincerlo, ma poi sarebbe comunque sparito.
Minho annuí energicamente.
«rimango con te. Devo proteggerti. Ho appena constatato che tu ti saresti difeso da un intruso con un manganello. Cosa credevi di fare esattamente?»
Chiese, emettendo una risatina.

Jisung, che fino ad allora aveva solo continuato a piangere, sentendo quella risata che amava cosí tanto, tornò a sorridere. Gli poggiò una mano sul petto e borbottò, singhiozzando.

«i-io... ho letto che funziona. E poi Rapunzel si era difesa con una padella.. »
Si giustificò, tirando su col naso. Intanto Minho ridacchiava di gusto, stringendolo a sè dalla vita.
«se tu sei Rapunzel io sono Flynn, allora. E sono venuto a salvarti dalla torre.»

Disse con un sorrisone sul viso, mentre Jisung ridacchiava, passandosi il dorso della mano sugli occhi per asciugarseli dal pianto.
Minho si chinò su di lui e lo colse alla sprovvista, congiungendo le loro labbra in un bacio.

«mi sei mancato da morire.»
«a-anche tu.. tanto. Scusa per tutto»
Sussurrò pentito il minore.
Minho scosse il capo, facendogli capire che fosse tutto a posto.
«vuoi essere di nuovo il mio ragazzo, Rapunzel?»

Jisung sorrise di nuovo, mentre l'ultima lacrima calò sulla sua guancia soffice.
«certo, Flynn.»

𝐎𝐍𝐄 𝐒𝐇𝐎𝐓𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora