Alexander Pov
Un
Deux
Trois
Qautre
Cinq
Six
Sept
Huit
Neuf
Dix
Respira Alex, respira. Conta fino a 10, come tua madre ti ha insegnato. Prenditi dieci secondi alla volta. Ce la puoi fare. Ci hai messo anima e corpo per arrivare fino a qui. Te lo meriti Alex.
Potrei ripetermi queste parole nella testa almeno cinquanta volte e non mi farebbero comunque calmare.
Primo giorno di college.
Wow.
Ma forse, prima di questo, dovrei fare un passo indietro:
Sono nato A Nevis, una piccola isola nei Caraibi.
Mio padre abusava mia madre, mio fratello e me.
Ci ha lasciato quando avevo 10 anni.
Mia madre ed io ci ammalammo quando ne avevo 12; non potevamo permetterci le medicine.
Mia madre non ce la fece.
Così andai a vivere con mio cugino.
Si suicidò.
Caddi in una spirale di depressione.
Almeno avevo ancora mio fratello James.
O almeno così pensavo...
Poi arrivò l'uragano.
è stata colpa mia.
James se ne andò e fu tutta colpa mia.
Feci l'unica cosa che mi rimaneva: Scrissi.
Scrissi la mia via di fuga.
Quando le persone sentirono la mia storia donarono.
Io usai i soldi per andare a New York.
Washington mi aiutò ad ottenere una borsa di studio.
Quindi eccomi qui oggi, in piedi in fronte al college del Re. Paralizzato da un senso di vertigini. Prendo un ultimo, tecnicamente calmante, respiro e oltrepasso l'enorme entrata. Accumulo tutto il coraggio che ho e mi dirigo verso la scrivania dove un'anziana donna con un sorriso calmante è seduta.
<Alexander Hamilton, avrei bisogno delle chiavi per il dormitorio ed il programma per le lezioni> Dico tutto il più velocemente possibile cercando di non inciampare nelle mie stesse parole.
La donna distoglie lo sguardo dal computer e mi sorride: <Hamilton, huh? Tu dovresti essere il prodigio! Ti do i documenti tra un secondo> Dice eccitata.
Non riesco a non arrossire e la ringrazio sussurrando un "grazie" nel modo più gentile possibile. La donna inizia a rovistare tra gli schedari e, dopo aver trovato quello che cercava, mi passa un organizzatore ed una piccola chiave con una traghetta su cui è inciso sopra "1776".
<Alexander, lui e Aaron Burr (sir), è all'ultimo anno e ti aiuterà a trovare la tua camera. Se hai qualche domanda chiedi a lui> mi informa uscendo dal suo angolo e iniziando a gesticolare verso un alto ragazzo.
Borbotto un veloce "ciao" accompagnandolo con un movimento della mano.
Lui, in risposta, mi indica la direzione e mi guarda rigidamente.
Notando che sia io che Aaron siamo poco abili con la socializzazione, la signora gentile cerca di stemperare la situazione con uno dei suoi sorrisi.
<Beh Aaron, porta Alexander ai dormitori. Io, comunque, sono Martha Washington, piacere>
Aaron la liquida con un secco cenno e si gira verso di me: <Qual è il numero della tua stanza?> mi chiede.
Quando glielo dico lui mi sorprende con un sorrisetto quasi inquietante.
<Buona fortuna allora>
Io lo guardo confuso: <Ho paura di non aver capito...>
<Oh, vedrai, vedrai>
Inizio ad avere una brutta sensazione, forse avrei dovuto semplicemente rimanere a-<Questa è la tua stanza> borbotta Aaron puntando ad una porta dove numero "1776" spiccava su una traghetta di metallo.
Gli sorrido e lo ringrazio ma, senza degnarmi più di uno sguardo, si è già incamminato per chissà dove. Ancora confuso stringo saldamente la mia valigia e, con la mano libera, apro lentamente la porta.
Mi sporgo leggermente all'interno e vedo una persona girarsi.
CAZZO
Angolino della traduttrice
Ciaus amici miei!!!!! Per prima cose dico subito che non ho scritto io questa ff, sono solo una traduttrice.
La vera scrittrice è
E boh, basta.
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Non-Stop /LAMS(Italian translation)
Fanfictionrisparmiate la vostra sanità mentale e andatevene Scrittrice: @WinnieThePotatoSalad