II

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Tornando nella sala del banchetto nessuno dei due lasciò trasparire il minimo cambiamento, proseguirono con le loro rispettive serate ed i loro sguardi non si incrociarono più.

Nei giorni seguenti nessuno continuò a sospettare niente, o per lo meno nessuno ne fece parola. Il dio degli inganni continuava ad aggirarsi come suo solito ad Asgard e in tutti i nove mondi, a volte con uno scopo preciso, a volte no, nel frattempo rifletteva, molto più di quanto non avesse mai fatto in altre circostanze, su quella piccola e inaspettata fortuna che gli era capitata: Sigyn era senza ombra di dubbio la più bella e sottovalutata di tutte le Asi e anche delle Vali, si era dimostrata paziente e amichevole con lui in ogni circostanza, soprattutto quando, ancora provato per l'esperienza della sua anomala gravidanza e per l'ingratitudine di tutta Asgard, la ragazza aveva portato a Sleipnir i doni che avrebbe voluto portargli lui stesso, ma era troppo stanco delle battute della gente per potersi recare al palazzo di Odino per vederlo. Gli era invero molto grato per l'affetto che la ragazza già dimostrava in quei frangenti. Anche lei era stata poi vittima di qualche innocente scherzo, niente di troppo malevolo, s'intende, ma aveva comunque sempre accolto con simpatia anche quegli episodi e l'aveva difeso strenuamente con Freya in diverse occasioni, ma questo gli era stato raccontato, cosa che da una parte lo inorgoglì, ma dall'altra lo rese più pensieroso. Voleva bene a quella bambina, senza dubbio più che a qualunque altro essere nei nove mondi, oltre suo figlio ovviamente, ma proprio per quello si preoccupava per ciò che sarebbe stato di lei, della cattiveria che avrebbe potuto attirare su di sé a causa di quella improbabile relazione e al fatto che, in ogni caso, sarebbe finito prima o poi a farle del male, volontariamente o meno e lei assolutamente non avrebbe meritato niente del genere.

Eppure se i loro sguardi si incrociavano in giro per Asgard non sembrava affatto preoccupata: sembrava aspettare solo un suo cenno di consenso per poter annunciare ad alta voce, di fronte a chiunque si trovassero, che quella luce che tutti notavano nei suoi occhi le era stata instillata dal fuoco che il dio dell'inganno incarnava.

Approfittò dunque della sua abilità di mutare forma per parlarle di nuovo, lontano da occhi e da orecchie indiscrete, in quanto, per una volta, aveva tutta l'intenzione di proteggerla da quello che sarebbe potuto essere per lei un danno. Si trasformò dunque in una delle ancelle di Freya e la raggiunse per le strade di Asgard mentre sbrigava delle commissioni; la ragazza non ebbe bisogno che di uno sguardo per sapere chi fosse il suo reale interlocutore, cosa che stupì l'Ingannatore in persona, che mai era stato riconosciuto così velocemente. Gli si rivolse a bassa voce e con dolcezza, ponendo la domanda più per rito o perché così forse ci si sarebbe dovuti aspettare che facesse che per reale interesse, anche se l'interesse c'era e molto forte.

"Debbo dunque aspettare ancora molto per una risposta?"

"Mi sono interrogato a sufficienza sulla natura dei miei sentimenti. Ma nonostante questo devo sapere, mia cara, se sei consapevole di ciò che ti aspetterebbe se tu ti unissi a me."

"Sono pienamente consapevole e nessuna delle buone ragioni che avrei per lasciar perdere è riuscita fino a questo momento a far scemare ciò che provo."

"Sai che ti metterò nei guai?"

"Sì."

"Che ti ferirò?"

"Sì."

"Che ti attirerai le inimicizie e le chiacchiere di molti?"

"Sì."

"E tuttavia vuoi tentare questa strada?"

"Sì."

Affermazione dopo affermazione la ragazza non perdeva un briciolo della sicurezza che le si leggeva nella voce e negli occhi, non un dubbio infestava la sua mente e più lei si mostrava sicura tanto più l'Ingannatore si destabilizzava.

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