VII

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Fu subito dopo che il dio degli inganni cominciò a ponderare la sua definitiva svolta al male, fu proprio allora che il principe Baldr cominciò a fare degli incubi sulla propria morte e che la Madre Frigga cominciò a cercare ogni modo possibile per evitare che il destino infausto del figlio si compisse. Ma non ci riuscì e l'erede al trono morì per mano del fratello Hodr, guidato da Loki stesso. Loki che si era fatto beccare perché troppo ubriaco per poter tenere a freno la lingua e che aveva confessato l'omicidio accompagnandolo ad una sequela senza fine di insulti verso tutti gli Aesir, tutti ad eccezione della moglie, anche lei presente a quella cena e che aveva cominciato presto a piangere silenziosamente intuendo che quella volta niente sarebbe valso a salvare il marito.

Di fatti la notte stessa erano venuti a prenderlo senza possibilità di appello per portarlo nel luogo della sua eterna punizione: una caverna sotterranea in un punto non meglio definito dei nove mondi incatenato ad una roccia con catene che mai avrebbe voluto spezzare, perchè composte dai resti martoriati del figlio, fatto a pezzi dal fratello Vali trasformato in lupo, incapace di ribellarsi a causa di un incantesimo, tutto sotto gli occhi impotenti di Sigyn, che piangeva disperatamente entrambi i figli, che in modi diversi, le venivano strappati e mentre Loki implorava pietà per i figli innocenti una voce diceva che era stata Sigyn stessa a condannare i loro figli, chiedendo uguaglianza per tutti i figli di Loki. Come distruggere ancora di più due genitori, e specialmente una madre, in pena.

Dunque Loki era stato legato ed un serpente dal veleno corrosivo era stato fissato sopra la sua testa ed il suo veleno provocava le urla lancinanti e gli spasmi di Loki. A lei poi era stato proposto di tornare ad Asgard con loro a patto che rinnegasse quel marito che aveva portato i suoi stessi figli ad essere uccisi per causa sua. Ma Sigyn sputò per terra, giusto ai piedi di Odino in prima fila.

"Siete stati voi, vigliacchi, a condannare tutti! Non lascerò il fianco di mio marito per prendere la parte di chi ha causato tutto questo. Io rinnego voi, Aesir."

Subito si era voltata verso il marito e con una larga coppa aveva cominciato a raccogliere il veleno del serpente perché Loki non dovesse patire continuamente quel dolore che già gli torceva e gli deturpava le belle membra. Gli Aesir dunque uscirono, abbandonando i due sposi al loro triste e lento destino, fino al giorno in cui tutti i sigilli si sarebbero spezzati e fosse giunto il giorno del Ragnarok, dopo cinque lunghi anni d'inverno e dopo che sole e luna fossero stati mangiati da Skoll e Hati. Lì in quella caverna Loki e Sigyn piangevano i figli perduti per sempre, Sigyn il destino che troppo presto aveva incatenato il marito a quel supplizio e lui rimpiangeva il giorno in cui si era concesso di amarla, perché solo a causa sua adesso lei pagava la sua stessa pena senza meritarla.

"Avrò la mia vendetta su di loro."

"A quale scopo? I nove regni quel giorno crolleranno, non riavremo indietro Narvi e Vali. Fenrir e Jormungandr moriranno negli scontri, come te e io non so che cosa farò."

"Tu rimarrai con Hel: lei sarà una delle poche a sopravvivere, fino a che sarai con lei sarai al sicuro. La vita e la morte sono le uniche che vincono sempre."

Dopo non pronunciarono più una parola, ognuno rinchiuso nel proprio personale, lancinante dolore, tanto causato dalla perdita quanto fisico a causa del veleno del serpente.

Ogni volta che la coppa era piena Sigyn doveva voltarsi a svuotarla, ogni volta una goccia di veleno le cadeva sul polso destro provocandole un dolore atroce, ma che sopportava senza scomporsi sebbene il viso le si contorcesse in smorfie terribili, ma se si fosse agitata maggiormente tutto quell'impegno perché Loki non dovesse sopportare tutto quel dolore sarebbe stato vano e con lui il motivo della sua presenza lì, quindi ancora la bella, sfortunata, Sigyn si sacrificava in nome dell'uomo che aveva amato e che amava. Quando il veleno poi, in quel lasso di tempo che serviva a svuotare la coppa, cadeva sul viso di Loki lui malediceva gli Aesir, Odino su tutti, malediceva il giorno in cui avevano stretto il patto di sangue che li aveva tenuti legati, o che meglio aveva legato Loki, molto più fedele alle proprie promesse rispetto al Padre di tutto, e giurava di nuovo la sua vendetta, scatenando terremoti sulla terra con le convulsioni del suo corpo.

Il lungo inverno arrivò, trascorsero cinque anni e in quel tempo il veleno del serpente che incombeva sulla testa del dio degli inganni sembrava aumentare sempre di più la sua potenza, per cui Loki provocava terremoti sempre più forti e sempre più frequenti, visto che dopo migliaia di anni anche la coppa magica di Sigyn si era consumata. Arrivò poi lo squillo di tromba che annunciò la caduta dei sigilli: le catene di Loki si sciolsero senza che lui lo desiderasse davvero, l'ululato di Fenrir che si liberava risuonò sopra le loro teste mentre la moglie dell'Ingannatore ancora piangeva quel destino crudele che non aveva dato loro la possibilità di essere felici se non per alcuni, brevissimi, anni in cui si erano illusi entrambi che il Wyrd avesse riservato per loro un dolce destino.

Loki accarezzò le guance rigate di Sigyn e la strinse tra le braccia per alcuni secondi, si chinò poi a baciarle le labbra, lei lo strinse, come per implorarlo, un'ultima volta, di rimanere.

"Sei stata la mia più grande gioia, mia dolce Sigyn."

"Ti amo, Loki, anche oggi. Non scordarlo."

"Non lo farò, te lo giuro."

Allora prese la sposa per mano e la condusse in superficie, lì ad aspettarli, con la nave d'unghie c'era Hel.

"Figlia mia, oggi avremo la nostra vendetta. Ma prima voglio raccomandarti la mia sposa, perché rimanga con te che sopravviverai alla distruzione. Considerala, se vuoi, come tua madre, dopo che la tua sarà caduta al mio fianco in battaglia. Risparmiala, Hel, poiché lei è l'unica degli Asi ad essermi rimasta fedele, l'unica ad aver mantenuto i suoi giuramenti verso tuo padre."

"Lo farò, padre, perché il suo nome significa - amica della vittoria- e ciò che sopravvive sempre alla distruzione è l'equilibrio tra vita e morte."

Il viaggio e la lunga guerra cominciarono: Loki ed Hel insieme sconfissero molti degli Aesir, altrettanti vennero uccisi dal resto della progenie dell'Ingannatore, poi giunse il momento dell'ultimo addio: Loki si apprestava ad affrontare Heimdall, guardiano del Bifrost e si sarebbero uccisi a vicenda. Sigyn lo accolse un'ultima volta tra le braccia bianche e mescolò le sue lacrime a quelle di lui, lo baciò sulle labbra sottili e per l'ultima volta accarezzò i lunghi capelli vermigli, lesse il suo addio negli occhi verdi e si sforzò di sorridere.

"Aspetterò."

Gli disse, come tante volte prima di quella aveva fatto, anche quella volta nella voce e nello sguardo riuscì a trasmettere al suo amato sposo la speranza e la gioia che ci sarebbe stata al momento del loro ritrovarsi. Eppure non doveva esserci un ultimo incontro, ma lei appariva così sicura che lui volle crederle un'ultima volta. Un ultimo bacio, uno ancora, uno soltanto e poi Loki, figlio di Farbauti e Laufey, andò incontro al suo destino.

The greatest LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora