Simuel [un professore] -3

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"Ragazzi, Simone si è svegliato"
Quando Dante disse queste parole per me fu come se improvvisamente fosse spuntato fuori il sole. Certo, ero ancora angosciato a causa delle immagini dell'incidente che si ripetevano incessanti nella mia mente, ma almeno adesso ero sollevato perché Simone era vivo.
Non ero assolutamente pronto ad affrontarlo: sapevo benissimo che sarebbe stato ancora incazzato con me, ma ero comunque pronto a ricevere la doccia fredda che sapevo mi sarebbe caduta addosso.

Due settimane dopo....
Simone sta bene. Ma non mi parla, non mi guarda, per lui sono come un fantasma. E non pensavo potesse fare così male... Non è forse quello che mi merito? Ormai è il rimorso il mio migliore amico, e non vivo più. Ma ciò che mi logora dentro è che non capisco cosa cazzo mi stia succedendo -o forse lo so, ma non voglio proprio accettarlo-, perché non ero mai stato così male, nemmeno quando Alice mi ha scaricato. Certo, è stato doloroso, ma almeno riuscivo ancora a dare un senso alle mie giornate... Ora è come se il mondo mi fosse crollato addosso, mi sento come una delle macchine rottamate che tanto piacciono a quel coglione di Sbarra e darei qualsiasi cosa per tornare indietro per evitare di commettere gli stessi errori.
"Ao Simó, me vuoi ascoltà? Non possiamo andare avanti così fino alla fine dell'anno scolastico"
"Ah, ora dovrei ascoltarti? Non hai detto che per te "non esistevo"? Cosa è cambiato?" anche se con un tono molto duro, mi aveva finalmente rivolto la parola...
"Eh, sapessi..." anche se avessi provato a spiegare il casino che avevo in testa, dubito che in quel momento mi avrebbe ascoltato, e la cosa mi stava facendo impazzire, tanto da voler prendere a pugni la prima cosa o persona che mi fosse capitata a tiro.
"Sapessi cosa Manuel, cosa?" ora stava alzando la voce, e la cosa non mi piaceva. Perché tutta la classe doveva impicciarsi nei nostri problemi? Però vedere Simone reagire così, con il fuoco negli occhi, aveva su di me un effetto tale da trasmettere quel fuoco dritto fino al mio stomaco.
Sospiro per non alzare a mia volta la voce e mi sporgo verso il suo banco "Vediamoce al solito posto dopo l'ultima ora" "Ok, se proprio insisti".

"Bene. Sono qui. Quindi, che c'è?"
"C'è che so un coglione Simó. Il più coglione tra i coglioni" noto che sta per aprire bocca, e zittendo la mia coscienza alzo una mano per fargli capire che deve lasciarmi parlare. "Ti ho detto una cazzata, sai? L'ho fatto perché stavi mettendo in pericolo la tua vita per togliere una persona come me dai guai. L'idea di vederti ferito per colpa mia non m'ha fatto ragionà, ed ho detto la prima cosa che mi è uscita dalla bocca... La verità è che tu per me esisti, ogni giorno ed ogni ora.
Io... so confuso, la mia testa è una giostra, i pensieri continuano a girà velocissimi e non ce sto a capì più un cazzo. La sera del tuo incidente stavo a parlà con mi madre perché pensavo de averte perso e poi ecco che te ribalti cor motorino proprio sotto casa mia... Mentre aspettavo che te svegliavi me so messo a dormí per evità de spaccare quarcosa, stavo malissimo. Puoi anche continuare ad odiarmi, me lo merito, ma almeno perdoname, perché il rimorso me sta uccidendo"
"Non è così semplice, Manuel. Non posso garantirti il pieno perdono, ma di tornare ad essere due persone civili che parlano quello sì, è il massimo che posso fare per ora. Ma scusa, prima mi dici che sei etero, che ti piacciono le donne e ora invece che sei confuso? Io che cazzo devo pensare Manuel, eh?"
"Non lo so nemmeno io cosa pensà, ma la cosa di cui sono certo è che non voglio continuà a fare finta che non ci conosciamo. Ritornamo ad esse almeno due persone che se comportano come compagni de classe" mi sentivo ridicolo in questo mio patetico implorare un piccolo perdono a Simone, ma ormai ero disposto a tutto pur di riaverlo indietro.
Vedo che lui si avvicina piano e senza dire una parola mi abbraccia, stringendomi a sè e lasciandomi totalmente sopraffatto. Non posso fare altro che ricambiare quel gesto, appoggiando le mani sulla schiena di Simone e girandomi leggermente verso i suoi bellissimi ricci -oh, quanto vorrei accarezzarli-.

"Ok. Se mi guardi con quegli occhi non ce la faccio a stare incazzato con te. Ma le cose non torneranno comunque come prima, almeno per ora. Ho bisogno di tempo"
"Va bene, Simó. Ce vediamo domani a scuola?" un sorriso mi spunta spontaneo sul viso
"Certo" fa lui accennando una risatina
Dopo tanto tempo, finalmente, mi sento a casa.

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