Arkham

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Pioveva. Il taxi si fermó davanti all'enorme cancello di ferro, schizzando il bordo della strada con le gomme fradicie di fango ed acqua.
Erano le 18.00 di sera circa, il direttore del manicomio aveva fissato l'incontro con la nuova specialista per le 18.15 ma lei aveva preferito arrivare con largo anticipo. Come sua abitudine, Harleen non tardava mai agli appuntamenti, ci teneva a dare una buona impressione ed era da tempo che ambiva a quella posizione. Ragione in più per raccogliere alla svelta le sue valigie e salutare l'autista con cordialità. Solo allora si rese conto di non avere con se l'ombrello. Corse lungo il viale, fino all'ingresso. Si riparó sotto una piccola tettoia e suonó con forza al campanello della struttura. Le rispose una voce profonda come una caverna, alchè la piccola Harleen sobbalzó.
-Ospedale psichiatrico di Arkham-.
Rabbrividendo, la giovane ragazza, si sistemó gli occhialetti neri e tondi, prese una giocca di capelli e la sistemó dietro l'orecchio sentendo la presa umida per la pioggia; allora si schiarì la voce per poi annunciarsi:
-Buonasera Signore, sono la dottoressa Quinzel Harleen, laureata presso l'Università di Medicina di Gotham, sono qui per informarla che il direttore del penitenziario mi ha convocata per un'assunzione-.

Sentire uno sbotto fu la risposta dall'altra parte del citofono per poi udire la porta scattare. La dottoressa entró in un atrio ordinato, notando una signora abbastanza in carne dietro il vetro di quella che doveva essere la segreteria, guardarla in cagnesco. Harleen si rese conto che aveva appena dato dell'uomo ad una donna è arossí per l'imbarazzo cercando di spostare lo sguardo altrove e trovandosi a soffermare gli occhi sul giornale che era appoggiato in una mensola, con in prima pagina un articolo su Joker.
Raccolse il quotidiano e si sedette su di una sedia in un angolo della sala.
Si soffermó sul titolo in facciata.

"Arrestato il Pagliaccio del Crimine ,per l'ennesima volta ,da Batman".

Quello era il suo caso, sapeva che avrebbe dovuto avere a che fare con quello psicopatico per molto tempo lì ad Arkham. Conosceva tutte le imprese malevole che Joker aveva commesso, il numero di morti che aveva causato e quanto la gente lo temesse. Sapeva che sarebbe stato il suo paziente numero uno, erano mesi che si preparava per affrontarlo ed era molto sicura delle sue capacità. Molti la avevano definità capace di far parlare chiunque con la sua empatia. Era sicura che anche la mente più perversa avesse in se qualcosa di buono. Sentiva molto la sua missione verso i pazienti psichiatrici, credeva davvero che la psicoterapia avrebbe potuto risolvere i problemi dell'umanità.
-Signor Quinzel-. Fece una voce tuonante.
La ragazza alzó la testa un po' confusa e vide la segretaria in piedi ad un metro da lei con un sorrisetto malevolo stampato in faccia.
Compreso appieno la ripicca.
-Signora, ci deve essere stato uno spiacevole malinteso-. Si scusó Harleen, vedendo l'espressione dell'altra donna cambiare. Le strappò il quotidiano dalle mani con fare cattivo e la intimó di recarsi dal direttore al piano interrato. Insolito che un ufficio si trovasse così in basso. Tuttavia Harleen decise di seguire le indicazione della segretaria e scese lungo una scalinata fino ad un piano molto buio. Si trovó davanti un portone d'acciaio ed un uomo sulla sessantina si fece incontro alla giovane.
-Mi scusi ma qui non puó passare-.
Disse.

-Ho un'appuntamento, sono la dottoressa Harleen Quinzel-.
Fece lei mostrando un cartellino di riconoscimento.

-Il direttore mi ha parlato di lei, davvero coraggiosa ad accettare l'incarico-.

Harleen sorrise.

L'uomo si fece da parte e le indicó il corridoio.

-Come vede ci sono delle celle momentanee, i nostri pazienti più pericolosi vengono messi temporaneamente qui-.

Disse l'uomo con tono grave.

E poi aggiunge con un'aria strana e singolare:- Lui è la in fondo-.

Dopo aver ringraziato l'uomo, Harleen si diresse verso il fondo del lungo corridoio poco illuminato, notando che le celle erano tutte vuote apparte una, la numero 17.
In fondo alla stanza non c'era traccia del direttore, il volto che vide le fu famigliare ma allo stesso tempo nuovo, i capelli laccati di verde, la pelle diafana come il marmo ed il corpo particolarmente esile.
Joker alzó la testa a guardare la dottoressa con uno sguardo sorpreso e divertito al tempo stesso. Harleen sussultó. Quell'incontro non era previsto.
-Dottoressa Harleen Quinzel?-. Disse l'uomo indicando il cartellino.

La dottoressa non fece a tempo a rispondergli che lui esultó con un salto improvviso per aria.

- Harl..... Quinzyyyy... troppo lungo... nono...si Harley Quinn-.
🤡♣️♥️🃏
-Come?-. Fece lei.

-Non è carino?- Sbottó lui, avvicinandosi alle sbarre.

- Suona cosí corto!-.

- Il mio nome è Harleen Quinzel-.
Ribadí la ragazza senza scomporsi.

-Troppo lungo e poi a guardarla,dottoressa, mi fa pensare al rosso del sangue ed al nero di questa lurida cella- Ghignó Joker per poi scoppiare in una fragorosa risata isterica.

- Cosa c'entra con il mio nome?-. Gli domandó Harleen.

Il pagliaccio si fece serio e sedette sul pavimento.

-Posso dirti un segreto?Avvicinati-. Sussurró Joker a bassa voce. Con cautela Harleen si mise in ginocchio davanti alle sbarre notando il suo viso rilassato in uno sguardo dispiaciuto.
Immediatamente lo vide trasformarsi in un ghigno mentre la acciuffava rapidamente per il collo, avvicinando il suo orecchio alla bocca rossiccia del clown:-Arlecchino-. Sussurró, per poi scoppiare nuovamente a ridere.
-La lasci immediatamente-. Disse una voce in fondo alla stanza.
Il guardiano stava puntando una pistola verso Joker. L'uomo sbuffó e molló la presa sul collo della povera Harleen, a cui venne un brivido.
- Sono innocente, lo giuro-. Disse il pagliaccio alzandosi in piedi con le braccia per aria.
-Si sposti dottoressa-. La intimó il guardiano.
Harleen si allontanó dalla cella.

-Dovevo parlare con il direttore-. Disse.

L'uomo la guardó un po' confuso:- L'ufficio del direttore è al piano di sopra. Credevo volesse parlare con il suo paziente-.

Sembrava visibilmente dispiaciuto.

Harleen pensó al viso malvagio della segretaria e collegó le cose. Fece un respiro profondo.

Si congedò cortesemente e lasció la stanza.
Diede solo un ultima occhiata a Joker, un brivido le percorse la schiena e per un attimo soffermó gli occhi su quelle labbra allargate in un misterioso sorriso rosso sangue.

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