Beatrice

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Si chiamava Bea, in realtà Beatrice.

Media statura, poco più di un metro e sessanta, nè magra nè grassa, dalle giuste forme e con zero interesse per gli standard di bellezza moderna. Possedeva dei lunghi capelli rosso fuoco, al sole avevano una chiara tendenza all'arancione carota, qualche lentiggine sul naso e poco più sopra delle guance rosee, gli occhi color caramello e le ciglia lunghe, le labbra carnose e il naso piccolo, leggermente all'insù. Era bella, certo, non la ragazza più bella al mondo, ma una di quelle che noti e a cui potresti interessarti.

Viveva a Treviso e frequentava l'ultimo anno di superiori, aveva scelto il liceo scientifico dato che era molto interessata allo spazio e, in generale, tutto ciò che riguardava le scoperte scientifiche. Il rapporto coi genitori non era dei migliori, ma nemmeno un disastro; con la madre vi era più confidenza, mentre col padre un certo distacco, probabilmente dovuto al modo di pensare, alle idee opposte e al carattere freddo che non lo rendeva un granchè di amorevolezza, anche se, naturalmente, adorava Beatrice.

Era dicembre, quella mattina non aveva delle lezioni importanti e, non avendo tante assenze e nulla da recuperare, decise di non andare a scuola. Era una bella giornata, circa le 10.00, il sole splendeva e dentro di lei cresceva una gran voglia di uscire a fare una passeggiata, cosa che fece.

Mise un cappotto color cammello sopra il golfino nero e i jeans blu a vita alta,  un paio di nike bianche e una sciarpa al collo del medesimo colore del cappotto, non avendo alcuna intenzione di prendersi un raffreddore proprio così vicino alle tanto attese vacanze di Natale.

Indossò velocemente la mascherina e uscì di casa che fortunatamente si trovava a soli quindici minuti di distanza dal centro storico, c'era un pò di gente, un via vai di persone che facevano la fila per entrare al tabacchino, altre che uscivano ed entravano dai negozi con diverse buste tra le mani già indaffarate per i regali, chi passeggiava proprio come lei, chi portava a spasso il cane e chi semplicemente non aveva voglia di rimanere a casa. A Bea piaceva quell'atmosfera, odiava la solitudine e vedere la città in movimento le rallegrava il cuore, nonostante tutti quegli addobbi festivi le sembravano un pò eccessivi.

Dopo aver curiosato dentro qualche negozio di abbigliamento, decise di arrivare al parco. Spesso si ritrovava a fare lo stesso tragitto nelle giornate calde, le piaceva quel posto in particolare perchè prendeva sempre posto su una panchina di legno proprio sotto un salice piangente che dava la vista ad un bellissimo lago, molto curato e pulito. Vi sedeva per diverse ore, solitamente di primo pomeriggio, e portava con sè un libro di letteratura italiana, il più delle volte di Italo Calvino che le piaceva tanto, e leggeva fino a quando il sole riusciva a riscaldarla e la temperatura non si faceva troppo bassa.

Quindi, come il suo solito, si sedette sotto il suo amato salice piangente e prese un bel respiro beandosi della tranquillità di quella giornata. Afferrò dalla tasca del cappotto il telefono e aprì la fotocamera, lo puntò in alto, inquadrò le foglie e i raggi del sole che passavano tra di esse e scattò la foto, poi lo abbassò verso il prato e l'attenzione di Bea venne disturbata da un ragazzo che, in lontananza, passava proprio al lato ovest del lago e si abbassava con una fotocamera in mano per immortalare quello stesso paesaggio.

Lentamente distolse lo sguardo dal telefono e osservò la figura del ragazzo; aveva qualcosa di particolare, non lo aveva mai visto prima di quella mattina e dai lineamenti non sembrava appartenere a quei paraggi. Lo potè notare nel momento in cui si fece più vicino intenzionato a sedersi sul prato a qualche metro di distanza dalla panchina su cui sedeva lei, era molto alto, sicuramente più di un metro novanta, snello e con dei capelli castani sbarazzini e folti, aveva delle basette perfettamente delineate che rendevano il suo viso ancora più magro. Lo osservò mentre armeggiava con la fotocamera sicuramente curioso del risultato delle foto appena scattate, si era messo a gambe incrociate e ai piedi portava delle converse all star bianche, era vestito in modo piuttosto semplice, i jeans larghi di un blu scuro leggermente scolorito, una felpa grigia con stampata al centro la scritta "The Beatles" e una giacca marrone scuro che teneva aperta. 

Qualcosa della sua figura così tranquilla la catturò del tutto, soprattutto nel momento in cui il ragazzo voltò il viso verso Beatrice, probabilmente sentendosi osservato, le rivolse un'occhiata curiosa e pochi attimi dopo le sorrise; totalmente imbarazzata e maledicendosi mentalmente per essere stata così impicciona ricambiò il sorriso e abbassò lo sguardo a terra, trovando improvvisamente interessantissime le nike. Non era mai stata una persona eccessivamente timida, eppure quel contatto visivo le aveva fatto arrossare leggermente le guance. Con la coda dell'occhio cercò di capire se l'attenzione del ragazzo fosse ancora su di lei e, vedendo che quest'ultimo si era rimesso a guardare le foto, sospirò sollevata e prese nuovamente il telefono, mettendosi a rispondere ai messaggi di qualche amica.


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DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora