Durante il resto della giornata Beatrice non riuscì a pensare ad altro.
Non riusciva a darsi una chiara spiegazione sul perchè quel ragazzo di cui non sapeva assolutamente nulla, fosse rimasto impresso nei suoi pensieri come se lei stessa non avesse cercando modo di distrarsi, voleva solo saperne di più, chi era, come si chiamava, da dove veniva, quanti anni aveva?
Afferrò il telefono e velocemente andò sulla galleria, trovò subito la foto scattata alle foglie e i raggi del sole, scorrendo quella al lago, finchè un particolare le fece sbarrare appena gli occhi; fece zoom e si accorse che non aveva ritratto solo il paesaggio, ma proprio il ragazzo che le aveva rubato i pensieri per la maggior parte di quella giornata. Ingrandendo la foto potè notare che si trovava imbambolato a scattare le foto al lago, indossava, ovviamente, gli stessi vestiti che le erano rimasti impressi e che ad osservarli una seconda volta sembravano fatti appostamente per lui.
C'era qualcosa di lui che le piaceva parecchio, le tornò in mente la camminata un pò goffa e quel suo ancheggiare da un lato all'altro con la totale concentrazione a quella macchina fotografica..era un fotografo? O semplicemente un turista? Ma perchè mai un turista dovrebbe andare a Treviso? In Veneto ci sono città molto più belle.
Sospirò e posò il telefono, pensò che non poteva interessarsi così tanto ad un ragazzo che aveva visto per strada in modo totalmente casuale, quanti ne incontrava di ragazzi al giorno? Tanti, eppure per nessuno aveva mai fatto tutte quelle storie.
Si alzò dal letto e si diresse verso la scrivania piena zeppa di libri di scuola, quaderni, agende, fogli con appunti sparsi disordinatamente ovunque e il libro di Calvino che aveva lasciato a metà la sera precedente, si intitolava "Il barone rampante" ed era, assieme a "Il Gattopardo", uno delle storie che le piacevano di più, anche se il suo libro preferito non era affatto un classico, ma uscito pochi anni prima dall'autore Paolo Giordano, intitolato "Divorare il cielo".
Prese posto sulla sedia davanti a quel mare di disordine che era la sua scrivania, speranzosa di potersi distrarre in un modo o nell'altro, così dalla pila di libri scolastici prese quello di storia dell'arte e cominciò a studiare Canova e le sue opere, prendendosi buona parte del pomeriggio e della sera, dato che nel momento in cui la madre bussò alla sua porta Beatrice rivolse lo sguardo all'orologio e notò che si erano fatte le otto.
- Bea, la cena è pronta. Stiamo aspettando solo te.
Diede un'ultima occhiata agli appunti e si alzò, spense la luce e uscì dalla sua camera seguendo la madre in cucina, prendendo posto a tavola e versandosi subito un bicchiere d'acqua, in attesa che anche il padre si unisse. Non aveva un grande appetito quindi non ci mise molto prima di tornarsene in camera sua, si rimise a studiare non volendo rimandare nulla visto che le mancavano solo le ultime pagine e una volta terminato erano già le dieci, e cominciava ad essere stanca. Si stiracchiò facendo aderire la schiena alla sedia e alzò le braccia con una certa pressione, si strofinò gli occhi e prima di andare a dormire andò in bagno a lavarsi e mettere il pigiama, per poi sprofondare tra quelle coperte gelate che la fecero rabbrividire, ci misero qualche minuto prima di riscaldarsi grazie al tepore del suo corpo.
Controllò le chat di WhatsApp e dopo aver risposto a qualcuno, finalmente prese sonno.
Il giorno seguente si svegliò con un certo entusiasmo, mancavano ormai davvero pochi giorni alle vacanze e non vedeva l'ora di potersene stare tutti i giorni a letto a fare assolutamente nulla.
Indossò una felpa bordeaux abbinata alla tuta del medesimo colore e le nike bianche, lasciò i capelli lunghi e rossi sciolti e mise in spalla lo zaino subito dopo al giubbotto senza preoccuparsi minimamente dell'aspetto della sua faccia, non aveva mai voglia di truccarsi per rendersi più presentabile, probabilmente perchè si piaceva al naturale, o semplicemente perchè era troppo pigra per perdere tempo in questo genere di cose.
La mattinata passò tranquillamente, il tragitto verso casa lo percorse con una delle sue compagne di classe con cui aveva preso più confidenza col passare degli anni, non aveva menzionato affatto ciò che era accaduto il giorno prima, perchè le sembrava fin troppo stupido persino per se stessa immaginare che qualcuno le raccontasse una cosa del genere, cosa avrebbe risposto al posto della sua amica?
Arrivata a casa la salutò, fece per entrare ma un attimo prima si ricordò che avrebbe pranzato da sola dato che a differenza degli altri giorni entrambi i genitori erano impegnati a lavoro, si guardò intorno incerta e alla fine si incamminò verso un bar che si trovava a distanza di 1km da casa sua, molto spesso ci andava con la sua amica quando le lezioni finivano prima, ma in quel caso andò da sola, non che le dispiacesse starsene per conto suo.
Una volta entrata andò a dare un'occhiata a quello che c'era da mangiare quel giorno, alla fine prese un trancio di pizza, una coca e andò a sedersi ad un tavolino vicino alla vetrata che dava la vista alla strada. A differenza del giorno precedente il cielo era un pò nuvoloso e l'aria molto più fredda, ma tutta la tranquillità di quel momento venne interrotta appena Beatrice voltò lo sguardo dietro di sè, incrociando per la seconda volta lo sguardo dello stesso ragazzo che le aveva sorriso il giorno prima; un tuffo al cuore, per un pelo non le andò di traverso la pizza, di tutta risposta lui che fece? La guardò e poté notare sul suo volto una smorfia divertita, seguita da una risata, probabilmente dovuta all'espressione imbarazzata e stordita che aveva in quel momento Beatrice.
Non durò a lungo, si maledì (per la seconda volta), e si girò mettendo una mano in faccia, guardandosi intorno per cercare di coprire il rossore sulle guance e la faccia sconvolta.
Che figuraccia.
Che cosa starà pensando di me?
Perché ho reagito in questo modo?
Starà ancora ridendo.
Lentamente si girò verso di lui, lo guardò con la coda dell'occhio e al contrario delle proprie aspettative lo vide osservare la strada fuori dalla vetrata con in mano una birra, teneva i gomiti delle braccia poggiati al tavolino, la schiena poco incurvava in avanti e le gambe leggermente divaricate.
- David!
Ad un tratto lo vide girare il viso e alzarsi, un gran sorriso gli comparve in faccia mentre salutava un uomo forse poco più grande di lui che gli diede amichevolmente una pacca sulla spalla.
Ecco qual era il suo nome.David.
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David
Fiksi RemajaUna storia lenta e particolare, non adatta a tutti. Che ci sia uno sfondo romantico non è certo, ad ognuno la propria interpretazione. David non è un ragazzino, ma un uomo adulto che ha ormai superato la trentina, Bea è invece una ragazza che ha app...