Impacciata ma incuriosita tenne la bocca chiusa e cercò di ascoltare la conversazione tra i due.
Entrambi parlavano in inglese, ci aveva azzeccato, non era decisamente italiano e, tra l'altro, l'accento con in quale scandiva le parole sembrava tutt'altro inglese; non ci capì niente probabilmente a causa della confusione che cominciava a farsi largo in quel bar, o forse perchè i battiti del cuore erano talmente veloci che non riusciva a concentrarsi.
L'uomo più adulto non rimase a lungo in compagnia di David, se ne andò una ventina di minuti dopo salutando l'amico con un abbraccio veloce e una pacca dietro la schiena, lo osservò con la coda dell'occhio sedersi nuovamente e volendo temporeggiare afferrò lo zaino e lo aprì, cercando dentro qualcosa e prendendo alla fine il quaderno di matematica e una penna, non aveva alcuna intenzione di spostarsi da quella sedia e perdere l'occasione di passare del tempo nello stesso luogo in cui si trovava quel ragazzo che la incuriosiva come nessuno aveva mai fatto in vita sua.
Aveva quella strana sensazione addosso, si sentiva osservata ma ogni volta che provava a rivolgergli il proprio sguardo lo vedeva intento a scrivere a qualcuno sul suo telefono.
Aveva una ragazza? E poi perchè stava ancora lì? Stava aspettando qualcun altro?
Smise di farsi domande nel momento in cui rivide la sua figura in piedi, era davvero alto, visto da dietro sembrava ancora più magro del giorno precedente e riconobbe quella sua camminata che dava all'occhio; aggrottò le sopracciglia quando notò che stava parlando a tu per tu col ragazzo che serviva dietro il bancone, abbassò di scatto lo sguardo non appena tornò indietro, si impose di ignorare quella voglia irrefrenabile di guardarlo in faccia ma non ci riuscì.
Incrociò, ancora una volta, gli occhi scuri e curiosi di David, la stava guardando e ogni tanto tendeva a sbirciare sul suo quaderno, non ci volle molto prima di ritrovarselo davanti e le guance di Bea diventarono dello stesso colore della lattina di Coca Cola.
- "posso sedermi o aspetti qualcuno?"
- "no, non aspetto nessuno." rispose scrutandolo attentamente mentre il ragazzo stava già prendendo posto sulla sedia difronte il tavolino già al primo no. Al contrario di quel che credeva parlava italiano, nonostante l'accento fosse definitivamente straniero.
- "sono David." poggiò i gomiti sulla superfice e lo vide spostare gli occhi su ogni dettaglio del proprio viso, non era per niente in imbarazzo, al contrario di Bea, che invece non aveva ancora realizzato quello che era appena successo.
- "Beatrice, piacere" rispose con un tono di voce un pò basso, maledicendosi poi mentalmente per come le era uscito, aveva l'impressione di star sembrando una perfetta idiota e contemporaneamente non riusciva a credere che si stava seriamente preoccupando di come avesse risposto anzichè dedicare totalmente l'attenzione su di lui.
- "vedo che stai studiando matematica, posso?" le indicò il quaderno come a volerle chiedere di poter dare un'occhiata, lei annuì e glielo passò; guardò le mani magre ma grandi del ragazzo, una di esse si intrufolò dentro la tasca della giacca e tirò fuori un paio di occhiali classici di un marrone scuro tendente al nero, nel momento in cui li mise rimase piacevolmente colpita, gli donavano un sacco, confermavano l'idea da nerd che si era fatta nei suoi confronti.
- "pianificazione lineare" disse pochi secondi dopo aver osservato l'esercizio che stava svolgendo, rivolgendole il suo sguardo; sicuramente gli mancavano diversi gradi, poichè le lenti degli occhiali che indossava gli facevano gli occhi leggermente più grandi, rendendogli l'espressione decisamente dolce. C'era qualcosa nel suo viso tagliente e spigoloso che le piaceva da impazzire, ma non riusciva a capire che cosa fosse.
Si limitò ad annuire e gli sorrise, non voleva apparire antipatica o snob.
- "sono una frana, però. Non ho capito molto bene l'argomento." mentì, era già da due settimane che si preparava in vista del compito in classe, ma voleva vedere che reazione avrebbe avuto.
- "posso aiutarti?"
- "te ne sarei davvero grata, domani ho la verifica" rispose con una risata un pò nervosa, era proprio ciò che stava sperando.
David si sistemò accanto a Beatrice, prese la penna e cominciò a spiegarle i vari passaggi, fermandosi ogni tanto per chiederle se fin lì avesse capito. Non ci capì assolutamente niente, ascoltava con attenzione il suo timbro di voce caldo e morbido, era quel tipo di persona che sarebbe rimasta ad ascoltare volentieri per ore e ore, ma nel momento in cui le chiese di riprovare a svolgere l'esercizio si distrasse dai propri pensieri e come per volerlo stupire ripetè tutti i passaggi per filo e per segno, si stava comportando come una ragazzina e pensò che David avesse già intuito la bugia che gli aveva detto, in quanto teneva in viso un'espressione interdetta ma divertita.
- "wow, impari in fretta." sbottò con una smorfia e un tono palesemente ironico che la fece sorridere.
- "di dove sei?" chiese volendo cambiare discorso.
- "sono scozzese, di Bathgate, ma ho studiato a Glasgow."
- "come mai ti trovi in Italia?"
- "mi sono trasferito due anni fa. Sono un insegnante."
Oh mio dio. Si era seriamente invaghita di un insegnante come nelle storielle adolescenziali che si ostinava a leggere a quattordici anni.
Lo guardò per bene e inarcò le sopracciglia, era davvero giovane.
- "quanti anni hai?" gli chiese, incuriosita.
- "trentuno." lo vide togliersi gli occhiali e riposarli in tasca.
- "ne dimostri almeno quattro o cinque in meno."
Lo sentì ridere e istintivamente lo fece anche lei, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso. Aveva le fossette e i denti perfettamente dritti e bianchi.
- "bè, grazie. Me lo sono sentito dire spesso. Immagino che tu ne abbia diciotto."
- "ci hai azzeccato."
- "come sempre."
- "che vanitoso."
- "solo un pò." le sorrise di rimando e guardò poi fuori dalla finestra, si controllò velocemente l'orologio al polso e si alzò.
- "devo andare, grazie della compagnia."
Rimase un pò delusa ma si limitò ad annuire.
- "figurati, grazie di avermi aiutata." rispose, David le fece un cenno con la testa in modo amichevole e si girò cominciando a dirigersi verso l'uscita, quando Bea si prese di coraggio.
- "aspetta, qual è il tuo cognome?"
David si voltò di sfuggita verso di lei e come se si stesse aspettando quella domanda rispose, uscendo subito dopo.
- "Tennant."
Lo guardò e di fretta si sporse verso la vetrata, osservandolo mentre andava via con una tale velocità che in pochi attimi scomparve.
David Tennant.
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David
Teen FictionUna storia lenta e particolare, non adatta a tutti. Che ci sia uno sfondo romantico non è certo, ad ognuno la propria interpretazione. David non è un ragazzino, ma un uomo adulto che ha ormai superato la trentina, Bea è invece una ragazza che ha app...