Il pub dei ricordi

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Sabato sera. Il momento della settimana più odiato, o più amato, da tutti. Lo stesso in cui ci si sente più soli che mai. Vi si lascia  trasportare dalla tristezza, dai momenti di sconforto. In cul si ripensa a tutto ciò che è accaduto durante la settimana, e a tutte le cose di cui ci si è pentiti. C'è chi si butta tutto alle spalle e va a festeggiare. Uno, due, tre bicchieri di vodka, e addio i pensieri. E chi, invece, se ne sta lì, in quel piccolo pub. Completamente vuoto, con un silenzio assordante. A rimuginare su tutto, con il proprio bicchiere di vino rosso, ormai ospite d'onore. L'unico amico, sempre presente. Insieme a lui, anche tutti i pensieri più oscuri che ogni persona possa mai contenere all'interno della propria mente.

Primo bicchiere, come segno di liberazione. Come colpo di pistola per dare inizio ad un susseguirsi di rimuginamenti e bevute.

Secondo bicchiere, come ringraziamento. Ringraziare se stessi per aver superato un'altra settimana piena di errori, stress.

Terzo bicchiere, si inizia a raggruppare i pensieri e a classificarli per importanza. Si parte da quelli più insignificanti, fino ad arrivare a problemi, ansie e quelli che ti hanno distrutto mentalmente.

Quarto bicchiere, la testa inizia a girare. Quei famosi pensieri hanno preso il sopravvento, e iniziano a dare alla testa.

Quinto bicchiere. È tutto così confuso.

"Cosa ho sbagliato? Perche sono stato abbandonato? Ero cosi inutile per lui? Non contavo niente? Valgo cosi poco?".

Sono solo alcune delle domande che soggiornavano nella testa del giovane ragazzo dai capelli rossi. La sua mente ormai era andata.

Annebbiata dall'alcool che aveva preso possesso del suo corpo.

Non riusciva a reggersi in piedi. Ogni volta che provava ad alzarsi, era costretto a sedersi, cadendo di peso sullo sgabello. Piccole lacrime iniziano a scendere sulle guance scavate del ragazzo dai capelli rossi. Erano lacrime di tristezza? Di solitudine? Di rabbia? Ma soprattutto, stava piangendo? Com'era possibile? Erano anni che non piangeva. Che non versava una singola lacrima. Quindi, perché proprio in quel momento?

"Sei solo un pazzo suicida! Come ho fatto ad innamorarmi di te, sporco traditore! Sei un essere orribile! Pieno di difetti! Di ossessioni!Sei solo un bastardo.." diceva, alzando la voce più del dovuto.

Fortunatamente, il pub era chiuso, quindi nessuno poteva sentirlo, se non se stesso.

"Sei solo un fottuto bastardo..un bastardo per il quale provo del fottuti sentimenti! Stupido idiota che ha avuto il coraggio di rubarmi il cuore!".

E nel frattempo, altre lacrime rigavano il suo viso. Non riusciva a fermarle. Erano qualcosa che non riusciva a controllare. Come se si fosse rotto un tubo all'interno, che stava facendo allagare il suo corpo di lacrime

"Hey nanetto, mi sono sempre chiesto dove tu avessi comprato quel cappello imbarazzante" dice una voce profonda, proprio davanti a lui.

Dazai era lì, di fronte a lui. Più bello che mai. Con il cappotto marrone, che sostituiva quello nero, come a voler differenziare le due Ere della sua vita. Le solite bende che circondavano le sue braccia, e che gli davano un tocco di eleganza in più. l capelli castani tutti spettinati, con i soliti due ciuffi che creavano una croce proprio sopra i suoi occhi. Il cerotto sulla guancia era scomparso, così come la benda che gli copriva l'occhio sinistro e che gli avvolgeva una parte della testa. Era cambiato. Molto.

"Dazai, non provare a toccare i miei capelli!" disse, bloccando la mano del castano, che si stava dirigendo propria verso i suoi capelli. Una piccola risatina era uscita fuori dalle labbra del rosso, probabilmente causata dall'alcool.

Al contrario, sul volto del castano era comparsa un'espressione di tristezza. Qualcosa non andava. Continuava ad essere tutto troppo confuso.

"Chuuya, perché continui a farlo.." disse quest'ultimo, con un viso sempre più triste. Quasi disperato.

"Continuare a fare cosa? Che intendi?" sul volto del rosso era comparso un ghigno confuso. Non riusciva proprio a capire a cosa si riferisse.

"lo..Chuuya, piccolo, io non sono qui..."

Dopo quelle parole, e dopo aver sbattuto gli occhi lentamente, la figura di Dazai era scomparsa. Il sorriso confuso, prima presente sulle labbra del rosso, ora era completamente sparito, facendo spazio ad un leggero tremolio del labbro inferiore. Segno che il giovane ragazzo stava per scoppiare a piangere.

Com'era possibile? Era proprio lì. Davanti a lui. Ricordava ogni singolo dettaglio di lui. Ricordava le sue mani ossute che stavano per toccargli i capelli. Ricordava anche di avergli schiaffeggiato la mano, per bloccarlo. Aveva sentito tutto, quindi..perché?

Se prima non riusciva a fermare le lacrime, causate dal nulla, ora invece stava letteralmente scoppiando. Voleva gridare. Aveva bisogno di sfogarsi una volta per tutte. Liberare tutta la rabbia che per molto tempo aveva assorbito. Aveva bisogno di sputare emozioni negative presenti al suo interno. Nella sua mente.

Eppure non ci riusciva. L' unica cosa che poteva fare, era piangere. Buttare fuori tutte le lacrime che, in quel momento, lo stavano facendo affogare e che gli stavano facendo mancare l'aria.

Come una cascata nel bel mezzo di una tempesta, ha buttato fuori tutto. Lacrime che imprigionavano il suo malessere interiore. La mancanza che provava per il castano, nonostante lo odiasse per tutto quello che aveva fatto. La rabbia che aveva trattenuto da sempre.

La solitudine che ormai viveva ogni giorno, non avendo più un partner su cui poter contare. Qualunque cosa.

Sfinito dal pianto, durato un'intera mezz'ora, si sedette sullo sgabello, con il suo cellulare tra le mani. Il contatto di Dazai era aperto, proprio davanti ai suoi occhi.

"Perché mi hai abbandonato? Brutto bastardo, torna da me! Mi manchi.." erano i messaggi scritti dal rosso, ma che non arrivavano al castano.

Era tutto inutile. Dazai non avrebbe mai letto quei messaggi, e non avrebbe mai saputo dei sentimenti che Chuuya provava per lui. Non sarebbe mai tornato da lui, era così felice nella nuova agenzia dove lavorava. Anche i suoi nuovi amici sembravano andare d'accordo con lui. Compreso il suo nuovo partner.

Con gli occhi rossi, gonfi e stanchi, il rosso poggiò il telefono sul bancone del pub, continuando ad osservare i messaggi che non sarebbero mai arrivati al mittente. Con l'alcool che scorreva nel suo corpo e nella sua mente, chiuse gli occhi e si addormentò, ormai convinto di aver perso per sempre l'unica persona di cui davvero si fidava. L'unico vero amico che possedeva. Il suo vecchio partner.

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