Are you cereal? {BTS - OS Smut}

Vicini d'amore

Ciao, sembrerà assurdo, ma questa è una y/n. In realtà non ci troverete dentro dei veri y/n ma comunque sarebbe da leggere come se foste voi *l* protagonistə. (Ma fate come volete, se volete pensarci qualcun*altrə e che sia solo scritta in prima persona potete farlo!)

L'ho scritta con pov genere neutro, con la schwa, spero di non aver cannato niente. Per favore, se trovate degli errori segnalatemeli, li sistemo immediatamente. Ci tengo.

Buona lettura, buone feste, buon anno e buona vita ♥

Me ne stavo sedutə con le mani sul volante, in quello schifo di macchina che era la mia Multipla, e con la testa china e il cuore a pezzi, piangevo. Mi aveva sempre fatto schifo quella macchina, però me l'avevano praticamente tirata dietro con una super offerta e alla fine mi aveva sempre fatto sorridere che fosse la mia bruttina; invece, in quel momento mi rendeva solo ancora più triste che me ne fossi andatə di casa, mi fossi allontanatə da tutti i miei amici e mi fossi portatə dietro solo una schifosa Multipla.

Mi suonò il telefono nella tasca dei jeans: un messaggio, dato che aveva smesso subito. Mi diedi qualche secondo, poi sollevai lo sguardo, feci un grosso respiro e provai a ritrovare me stessə. Tirai fuori il telefono dalla tasca, lo sbloccai facendo attenzione a non graffiarmi con i pezzi di schermo rotto che ogni tanto si staccavano dal bordo e lessi il messaggio:

Ti chiamo più tardi? Ci facciamo gli auguri almeno...

Non feci neanche in tempo a finire di leggerlo che ne arrivò un successivo:

Buon Natale.

Scoppiai a piangere di nuovo, mentre tutta la sicurezza che avevo avuto nelle ultime settimane e negli ultimi mesi sentivo mi scivolasse tra le dita, come se i mattoni che avevo usato per costruire il mio futuro si stessero sciogliendo sotto i miei occhi. Ero lontanə da tutte le persone alle quali volevo bene, lontano da ogni cosa conoscessi e di quella città in cui mi ero trasferitə non sapevo praticamente nulla se non che aveva tre linee di metro, che avrei abitato al primo piano senza ascensore di Via Cereali – al numero 7 – e che con i mezzi sarei potutə arrivare in centro in meno di venti minuti. «È un ottimo affare!», mi aveva detto l'agente immobiliare. Per quello che mi sarebbe costato di affitto, probabilmente era stato un ottimo affare solo per lui, ma non avevo trovato di meglio.

Ed eccomi qui con la mia nuova vita, , la prima volta da solə, nel mio nuovo appartamento in affitto – sempre di riuscire a scendere dalla macchina. Sì, perché ero statə eccitatə per mesi, avevo sempre risposto che ero prontə, che ero carichissimə e non vedevo l'ora, anche se sapevo sarebbe stato difficile. E ora? Ero nella mia Multipla del cazzo, con le mie valige e i miei pacchi sul retro mentre piangevo.

Ero a tanto così da prendermi a schiaffi per darmi una svegliata (o di rimettere in moto e tornare a casa), quando qualcuno bussò sul vetro: «Tutto bene?» mi chiese. Aveva una voce gentile, ma era arrivata ovattata, fermata dal vetro.

Mi pulii il volto velocemente, spostai lo sguardo verso il finestrino e incrociai lo sguardo con un giovane ragazzo che mi fissava gentile, forse a tratti preoccupato, leggermente chino sulle ginocchia per potermi guardare da – più o meno – la stessa altezza. Aveva un viso dolce, due grandi occhi neri e brillanti, i capelli mossi, scuri e un piercing sul labbro inferiore. Teneva la bocca semi aperta, il suo respiro diventava condensa nell'aria fredda della città.

Deglutii, annuii e basta, perché non volevo dare spiegazioni ad uno sconosciuto.

Lui sorrise gentile, annuì di rimando: «Qualsiasi cosa sia, andrà tutto bene». Mi morsi il labbro, abbozzai ad un sorriso; in fondo, era stata una cosa carina da dire ad unə sconosciutə che piangeva nella sua merda di Multipla. Il ragazzo si risollevò, mostrandomi i suoi fianchi e il suo busto. Sentii due colpi da sopra la carrozzeria e di nuovo la sua voce: «Buon Natale». Rimasi immobile, lo sguardai andarsene, camminando per il marciapiede.