< Qualcuno può venire a chiudere questo cazzo di portellone?!? > Ah la soave voce di India come ogni dannatissima mattina rimbombava nella taverna di casa, e come sempre quel povero cristo di mio padre doveva ubbidire per non incombere nell'ira della sua amabile figlia maggiore; Quando India non era nei paraggi mi piaceva prenderla in giro con mia madre dicendole che sicuramente durante il parto i medici dovevano averla fatta cadere perché non mi spiegavo tutta quell'ira che le scattava per qualsiasi cosa.
Decisi di uscire dal letto trascinandomi verso la cucina dove il canovaccio che usavamo come tovaglia per fare colazione era ancora gentilmente steso pieno di briciole ed una tazza con il caffè, ormai freddo ad aspettarmi. Tirai fuori dal mobile una merendina sedendomi successivamente a capotavola del tavolo in legno nel silenzio della casa, che durò per pochi secondi visto che la voce di mia madre si avvicinava sempre di più alla stanza.
<D'accordo, arrivo il prima possibile...non preoccuparti tu pensa solo a rimetterti...> la testa platinata della mamma spuntò subito dopo e come al solito era vestita impeccabilmente in un tailleur verde petrolio che le aderiva perfettamente al corpo che poteva fare tranquillamente invidia alle ragazze della mia età, o per lo meno a me sicuramente ne faceva, e il gel rosso scuro metteva in risalto la sua pelle chiara.
Non appena finì la telefonata si avvicinò a me dandomi un bacio sulla testa facendomi sospirare ,odiavo il contatto fisico dei miei genitori o qualsiasi persona ma quello di mia madre cercavo di farmelo andare bene o ricominciava con la solita tiritera del fatto che non le volevo abbastanza bene cosa che tra l'altro non era vera.
< Devo uscire prima, Magda non è stata bene stanotte e devo coprire il suo turno. Puoi occuparti tu della cena di stasera?> Implorò mentre buttava in borsa assieme al portafoglio il telefono e le chiavi del negozio.
< In verità dovevo vedermi con Viola dopo che ho finito di lavorare, te l'ho chiesto ieri sera...ricordi? > Mandai giù il caffè a mala voglia
ma quale diciannovenne deve ancora chiedere il permesso ai suoi se può vedere le amiche
Io...Ecco chi
< Invitala qui, dove sta il problema?> Si fermò a guardarmi, ah certo così poteva sentirci parlare delle nostre cose, chi ci piaceva...chi aveva fatto cosa ...i programmi per l'estate
F A N T A S T I C O
< Non lo so... Preferivamo stare da sole>
< Casa nostra è grande, ho bisogno che ti rendi utile Cam > Utile, usava sempre questa cosa ogni volta che non rispondevo subito di si alle sue richieste, non risposi mi limitai ad alzarmi e lavare la tazza riponendola sul lavello della cucina.
< Ora devo andare, e sistema un po' prima di andare via > Scomparve nel corridoio che portava di sotto senza salutarmi e solo quando sentì la porta che si chiudeva decisi di mettere la musica dei Queen a palla ed inizia a ballare come una deficiente per tutto il salone.
< Camilla... Camilla...CAMILLA!!> Persi cinque...anzi dieci anni di vita dall'urlo che mio padre fece per avere la mia attenzione, spensi la musica e cercai di far smettere al cuore di martellare all'impazzata.
< P-papà ma non sei ancora uscito?>
< Per l'appunto, l'auto è rotta quindi devi prestarmi la tua >
< E io come vado a lavoro? Hanno scoperto il teletrasporto e non ne so nulla? >
< Non essere stupida tesoro, se così fosse non pensi che lo avrei già usato per scappare alle Maldive lontano da voi> Prese dal tavolino le chiavi della mia automobile in una mano e nell'altra teneva la sua valigetta da Banchiere perfetto, come gli era dispiaciuto che avessi scelto di fare la barista al posto che seguire le sue orme
dove vuoi che ti porti il fare caffè latte? Non farai mai successo Camilla
< Potevi usare quella di India no? Lavori vicino alla sua università >
< Ci vediamo stasera tesoro, buona giornata > Uscì dalla porta principale visto che la mia di auto rimaneva al di fuori, si perché la mia a differenza di quella di mia sorella non era nuova e poteva anche rovinarsi
< Pap...Aaaah vaffanculo > Il citofono suonò subito dopo e con passo molto aggraziato mi avviai a rispondere
< Che c'è ancora? Volete un rene? > Quasi urlai alla cornetta
< Buongiorno usignolo, dormito bene? > Rispose la voce di Viola, aprì senza darle corde aspettandola sulla porta e quando la vidi notai che aveva le mani piene di cibo
< Te le manda mia madre, dice che sei troppo magra, il che è vero...Sbaglio ho o visto tuo padre andare via con quel catorcio della tua macchina?> Annuì mentre la facevo entrare per prima seguendola a ruota in sala da pranzo, appoggiò la borsa piena di roba da mangiare per poi tirare fuori dalla tasca della giacca di jeans una scatolina in cartone
< La tinta che mi avevi chiesto, in effetti hai più colori tu in testa che un arcobaleno > Indicò la mia testa ricordandomi di come ero ancora conciata e del fatto che ormai i capelli erano diventati un groviglio mezzo mosso metà biondiccio e metà arancione sbiadito.
< Quando avrò tempo la farò. Piuttosto non dovevamo vederci stasera? Se mi dai ancora buca giuro che ti do un pugno > La minacciai goffamente agitando in aria un pugno, la ragazza dai lunghi capelli neri scosse la testa sorridendo.
< Tutto il contrario, stasera c'è una festa ed una mia amica mi ha invitata...ci ha invitate. Che ne dici se adiamo? > Non appena finì la frase sentì la gola stringersi e la sensazione di vomito si fece sempre più forte
< E ci sarà tanta gente? > La vidi roteare gli occhi sospirando, sapeva benissimo dove la conversazione si sarebbe diretta.
< E' una festa, ovvio che ci sarà gente, e mi pare che ci sia anche Norman >
< Ah perfetto > Risi ancora più in panico, già andare ad una festa mi creava non poca ansia per di più se c'era il ragazzo a cui andavo dietro da una vita rendeva il tutto più difficile.
< Dammi un passaggio a lavoro piuttosto > Guardai l'orologio
09:50
Il mio turno sarebbe iniziato alle 10:30 quindi significava che dovevo convincerla a portarmi e in un batter d'occhio vestirmi alla meno peggio. Viola assottigliò lo sguardo incrociando le braccia al petto.
< Tu vieni a quella fottutissima festa > Sibilò seria
< E' TARDI NON ABBIAMO TEMPO PER DISCUTERE > Alzai la voce sentendo le mani fremere per l'ansia di arrivare tardi, odiavo arrivare in ritardo sopra tutto a inizio settimana dove tutti quanti erano molto 'tranquilli'
< VIENI ALLA FESTA > Contraccambiò le urla, sbuffai andandomene verso il bagno lasciandola li da sola < DUNQUE?! >
< TI ODIO, NON PUOI RICATTARMI > La sentì festeggiare mentre mi rinchiudevo in bagno buttandomi in faccio dell'acqua fredda per tranquillizzarmi.
Sarebbe andato tutto bene.
Almeno così speravo.
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Lamentarsi Non Serve A Niente
Ficção GeralAvete presente cosa succede se gonfiate troppo un palloncino? Esatto scoppia. Camilla ha 19 anni e tiene per se tutti i suoi problemi trascurando il fatto che prima o poi, se non si libera di tutte le sue paranoie, esploderà.